La pista privilegiata dagli inquirenti per la scomparsa della bambina di 5 anni di cui non si hanno più notizie da sabato 10 giugno è quella del racket degli affitti nell’ex albergo Astor a Firenze, occupato da varie famiglie tra cui quella di Kata. Lo dichiara il procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli, che segue il caso insieme alla pm della Dda Christine von Borries e al sostituto Giuseppe Ledda.
Stamattina una donna di origine romena che vive nell’ex albergo Astor, parlando con i giornalisti, aveva affermato che non si tratterebbe di una questione di soldi bensì di controllo degli affitti all’interno dell’ex hotel occupato. “Hanno scritto che c’entrano i romeni, ma non c’entrano nulla, è tutto tra loro. I peruviani lo sanno dov’è la bambina. Non lo sappiamo noi romeni, i bambini giocano qua fuori, perché hanno preso la loro bambina e non una nostra? È perché dieci giorni fa si sono picchiati” ha continuato la donna, ricordando l’episodio del 28 maggio, quando dopo un’aggressione un sudamericano è precipitato in strada. “Gli hanno dato una botta con un ferro in testa e per la paura si è buttato di sotto e dopo una settimana è sparita la bambina. Si sono picchiati per le stanze. La famiglia lo sa chi ha preso la bambina e l’hanno detto alla polizia. Noi siamo stufi di questa situazione”.
Gli investigatori hanno effettuato una prima ricostruzione delle dinamiche del racket degli affitti: sarebbero tre i principali gruppi coinvolti, due composti da cittadini di origine peruviana, uno dei quali vicino alla famiglia di Kata, mentre il terzo sarebbe legato a persone di origine romena. Il costo per l’affitto per una camera all’interno dell’edificio andrebbe dagli 800 euro senza bagno fino ai 1.500 euro se dotato dei servizi. Gli occupanti del palazzo continuano ad essere ascoltati dagli inquirenti, i quali ipotizzano anche un’altra pista, che non viene scartata sebbene ritenuta residuale: quella legata alla pedofilia.
Questa mattina fonti investigative avevano smentito l’ipotesi dell’esistenza di un super testimone, secondo la quale la bimba sarebbe stata vista mentre era trascinata via da un uomo nel pomeriggio stesso della scomparsa. Secondo l’ipotesi, sarebbe stata proprio questa testimonianza a far scattare la maxi perquisizione della giornata di ieri, incentrata sull’edificio al civico 34 di via Boccheri, proprio accanto all’ex hotel Astor. Con il supporto dei Vigli del fuoco, chiamati a supportare le ricerche negli scantinati e nei pozzi neri vicini, forzando anche uno degli appartamenti dell’edificio, i carabinieri hanno battuto a tappeto gli ambienti esterni ed interni del palazzo. Il sopralluogo era stato disposto in relazione all’ipotesi sulla presenza di una possibile ‘base’ dei rapitori, ma, a sera, l’esito delle ricerche è stato dichiarato negativo. Il padre di Kata intanto è stato fatto uscire dal carcere, dove si trovava da marzo 2023 per una condanna in primo grado per furto e reati contro il patrimonio. In considerazione della drammatica situazione familiare, ieri il giudice di sorveglianza ieri ha attenuato la misura cautelare, applicandogli l’obbligo di firma. Domenica pomeriggio, dopo aver saputo della scomparsa della figlia, l’uomo aveva tentato il suicidio ingerendo del detersivo. Oggi è stato sentito dagli inquirenti come persona informata sui fatti.