di Isabella Fiore
Caro Cavaliere, davanti al Padre mio,
pimpante e spavaldo come un Dio,
Ti vedo proferire accattivante
una catena di parole sante.
Ogni tanto il familiare “Mi consenta”
davanti a chi non si spaventa
del tuo piglio poco schivo,
pimpante, aggressivo e divisivo.
Da giudice di stanza al più alto piano
molto più in alto di quelli di Milano,
davanti a LUI e senza i Tuoi avvocati
rischi di sommarTi ai condannati.
Stai tranquillo, però, Dio non è odioso
sa essere giusto e misericordioso.
E quando Ti chiederà se hai peccato
ricordati che cosa hai combinato:
dalla discesa in campo e poi da Bruno
stipulando un contratto con nessuno,
tant’è che sei stato inadempiente
ed hai solo illuso tanta gente;
un milione di posti nell’italico stivale
in fumo con la rivoluzione liberale.
Hai stretto mani potenti a destra e a manca
e messo le regole e il diritto in cassapanca.
Un vero fallimento, solo belle trovate,
e sulle donne barzellette scollacciate.
AccontentaTi Silvio, il mondo è stato generoso
con un lutto nazionale e il parlamento a riposo.
Se la condanna peggiore segna il passo,
piegaTi alla legge del contrappasso
che Ti vedrà deluso e disoccupato,
da barzellettiere di rango in “preso in giro”
della satira, ogni giorno, sotto tiro.
Contro di te non ci sarà editto,
solo riposo, alloggio e vitto.
Salvo da Dio diversa valutazione
che esclude comunque la prescrizione
e non se la prenda con i comunisti
che da queste parti non si son visti.
Sarà una pena adeguata al peccato
che non “dislivella” gli uomini di Stato.
Riposi in Pace, Cavaliere!