“Sono stata aiutata dall’aspetto fisico, dalla ‘bella presenza”, ammette con disinvoltura Carmen Lasorella. Però in un’epoca in cui per le donne in televisione era dura. E per le giornaliste ancora di più. Erano, quelle, professioni in gran parte esercitate da maschi. Carmen Lasorella era riuscita a ritagliarsi uno spazio in tv per la sua bravura e perciò la prese malissimo quando Giorgio Bocca scrisse un articolo intitolato “La tv dei cretini” e spiegò che il pubblico seguiva il suo tg solo perché c’era una “con le poppe al vento”. Si infuriò. Avere un aspetto gradevole non significa mancare di talento e competenza. Lui le mandò un bigliettino: “Mia moglie e mia figlia mi dicono che ho esagerato. Credo che abbiano ragione”. Non bastava ancora. Carmen chiese pubbliche scuse. Il mese successivo uscì un lungo articolo di Bocca. Il titolo a tutta pagina? “Pubbliche scuse”. E’ uno degli aneddoti che la giornalista racconta in un’intervista al Corriere della Sera, in cui ripercorre le tappe della sua carriera. Gli inizi, il lungo precariato, la conduzione. Inviata in 60 Paesi, con indimenticabili interviste. Ce n’è un altro, gustosissimo, aneddoto che affiora dai suoi ricordi. Anche il suo cognome le ha portato un po’ di fortuna. Perché, rivela ancora Carmen, quando voleva parlare con i potenti utilizzava un metodo malandrino, quasi infallibile. “Telefonavo alla segreteria e dicevo: me lo passate per favore? Sono la-sorella”. Solo in un caso fu sgamata. Ma non rivela da chi.
Sono le memorie di una giornalista che ha lasciato un segno indelebile non solo nella storia del piccolo schermo, ma anche nell’immaginario di tanti italiani. Nata a Matera da una famiglia senza appoggi e raccomandazioni, si laurea in Legge. La sede della Basilicata della Rai la chiama per presentare un premio letterario. Si è già fatta notare anche per il brillante eloquio. Inizia tutto da lì. E’ amore reciproco a prima vista. Inizia a collaborare. Seguono otto anni di precariato. Ma la sua figura, come si dice, buca lo schermo. Arriva la grande occasione: è la prima giornalista Rai ad arrivare alla conduzione, appunto, da precaria. Senza un contratto stabile.
Sono gli anni delle prime fuoriclasse in tv. C’è Tiziana Ferrario. C’è una giovanissima Gruber. Qual è il suo rapporto con Lilli? “Ci siamo sempre ignorate serenamente”. Fin da giovanissima, rivela Carmen Lasorella, aveva la fissa per la politica internazionale. Sul suo aspetto puntava il meno possibile. Non voleva fosse questa la cifra della sua professione: “Non mi truccavo, vestivo casual, puntavo molto sulla specializzazione”. Alla fine degli anni Ottanta arriva la grade occasione. Inviata in uno scenario di guerra. E’ l’operazione “Golfo 1”. Ai cacciamine italiani è affidato un compito delicatissimo: lo sminamento delle acque tra Iran e Iraq, conclusa nel 1988 dopo otto anni di conflitto in pieno agosto. In redazione c’era solo lei. “Ok, mi dissero, parti tu”.
Era la prima volta di una giornalista Rai in un teatro di crisi. Gli ascolti si impennarono. Poi documenta la fine della Somalia di Siad Barre in una rocambolesca intervista tra allarmi e falsi piani di volo per arrivare in una località segreta. Ancora, scampa a un attentato mentre gli assalitori sparano sulla sua Land Cruiser il 9 febbraio del 1995: “L’operatore Marcello Palmisano morì sotto i miei occhi. Fu uno choc”. Arriverà una proposta per Mediaset alla quale non seguì nulla di fatto. Sarà l’epoca dura delle cause per demansionamento e reintegri. Arrivano nuove soddisfazioni, lontano dalle telecamere però: prima presidente di RaiNet, corrispondente da Berlino, direttrice della sede di San Marino. C’è un evento che lei stessa definisce “l’Errore”. Il matrimonio. Ora è tutto alle spalle. E trascorre una vita serena con il suo nuovo compagno: “Quando me ne sono andata da San Marino mi sono detta che mai più ci sarei tornata. Oggi abbiamo lì una casa. Il bello della vita è ritrovare quello che siamo convinti di avere perso”.