Boris Johnson, “deliberatamente fuorviando la Camera”, ha “commesso ripetuti atti di disprezzo” cercando “di mettere a rischio il processo parlamentare”. In pratica Johnson ha ingannato il Parlamento britannico sul partygate, lo scandalo delle feste organizzate a Downing Street mentre in Gran Bretagna erano in vigore misure restrittive per limitare la diffusione del coronavirus. E’ quanto si legge nelle 108 pagine del rapporto a conclusione dell’inchiesta sul partygate condotta da una commissione bipartisan di Westminster (Privileges Committee).
Secondo quanto riportano i media britannici, il rapporto condanna Boris Johnson per aver consapevolmente “fuorviato” il Parlamento britannico nei suoi interventi da primo ministro alla Camera dei Comuni, tanto da richiedere per l’ex premier conservatore la sospensione dalla Camera per 90 giorni. Ma Johnson ha anticipato tutti con le sue dimissioni da deputato venerdì scorso – denunciando quella che ha definito “una caccia alle streghe” – proprio dopo aver visionato in anteprima il documento. Dimissioni che rischiano di mettere in crisi anche il governo di Rishi Sunak, suo successore. La pubblicazione del documento è destinata ad accendere ancora di più la faida fra i Tories e in particolare lo scontro aperto su vari fronti tra Johnson e Sunak. “E’ un assassinio politico”, ha commentato l’ex premier britannico BoJo. In una nota Johnson afferma che il Privileges Committee ha sferrato “l’ultimo colpo di coltello” contro di lui.
Il rapporto ha anche rilevato che Johnson era “complice della campagna di abusi e tentativi di intimidazione del Comitato”. E suggerisce che ”non abbia diritto alla tessera di un ex deputato”. Il comitato sui privilegi sottolinea inoltre che è “altamente improbabile che Johnson, alla luce della sua esperienza personale diretta di questi eventi, potesse aver creduto sinceramente, al momento delle sue dichiarazioni alla Camera, che le regole o le linee guida siano state rispettate”. I redattori del rapporto affermano inoltre di “ritenere altrettanto improbabile che potesse continuare a crederci al momento della sua deposizione davanti al nostro Comitato”. E “l’oltraggio è tanto più grave perché commesso dal presidente del Consiglio, il membro più anziano del governo”. Il rapporto del Comitato dei privilegi conclude che “non ci sono precedenti” per il fatto che un primo ministro abbia “deliberatamente ingannato la Camera”.