Politica

Meloni incontra Musk a Palazzo Chigi: un’ora e mezza di colloquio su “regole Ue di mercato, intelligenza artificiale e denatalità”

È durato circa un’ora e mezza l’incontro a palazzo Chigi fra Giorgia Meloni e Elon Musk. L’incontro della premier con il patron di Space X, Tesla e Twitter, stando a fonti di governo, ha riguardato la deregulation europea, i rischi legati all’intelligenza artificiale e la denatalità, temi “da sempre a cuore” all’imprenditore. Il quale, stando alle veline di Chigi, avrebbe evidenziato come la premier sia “particolarmente focalizzata sull’interesse italiano” e avrebbe espresso “grande interessamento per Meloni”. Meloni in una nota parla di “un incontro molto proficuo e un momento di grande cordialità dove abbiamo affrontato alcuni temi cruciali: innovazione, opportunità e rischi dell’intelligenza artificiale, regole europee di mercato e natalità. Avanti verso le sfide future che ci accomunano”. Al Tg1 Musk ha detto che in Italia “c’è troppa denatalità” e per questo ha suggerito alla premier di attivare “più sgravi fiscali per chi fa figli”.

Subito prima Musk aveva incontrato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha riferito di aver parlato con lui “di cybersecurity, di spazio, di Twitter, di libertà di informazione che in tante parti del mondo non c’è. Abbiamo parlato di politica industriale, di auto elettrica. Gli ho detto che l’Italia è il miglior Paese in Europa per investire, se fosse interessato a investire”.

Per quanto riguarda l’AI: due giorni fa il Parlamento Ue ha dato il via libera all’AiAct, un insieme di regole che dovrebbero garantire che l’uso dell’Intelligenza artificiale non violi le leggi e i valori fondamentali dell’Europa. Nel testo, frutto di mesi di negoziati, l’attenzione è rivolta soprattutto ai cosiddetti ‘foundation models’, blocchi di conoscenza primaria che fungono da fondamenta per il funzionamento delle tecnologie a IA e che dovranno insegnare agli algoritmi ad essere al servizio dell’uomo e a prevenire la discriminazione in ambito digitale. La proposta prevede una serie di divieti tassativi all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per pratiche come il ‘social scoring’, la classificazione dei comportamenti sociali, per l’uso di algoritmi che leggono le emozioni in contesti di lavoro o nelle scuole e per i sistemi di polizia predittiva, ovvero algoritmi che utilizzano sistemi di profilazione basati su dati personali o comportamenti passati. E’ stato anche approvato il divieto all’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento biometrico in tempo reale negli spazi pubblici: il tema, tuttavia ha diviso l’aula di Strasburgo. Il Ppe aveva avanzato un emendamento che introduceva alcune eccezioni al divieto come nel caso di minacce terroristiche e ricerche di minori scomparsi. Ma il blitz dei Popolari è stato fermato da una cordata composta da Sinistre, Verdi, Liberali e Socialisti.