di Dante Nicola Faraoni

La morte di B ha fatto rinascere un quesito a tutti noi caro: l’identità. Identità intesa dell’individuo ma anche identità collettiva. Riguardo a questo argomento è curioso notare come la figura di B viene riportata nei media italiani e in quelli esteri. Se quasi all’unanimità in Italia si celebra il grande imprenditore, il grande politico e statista, il grande comunicatore – mentre la sua discussa moralità rimane un piccolo incidente di percorso – all’estero giornali e media si sono divertiti a dipingere un’altra immagine di questa nostra icona: potere e scandali sessuali, evasione fiscale, corruzione, conflitto di interessi.

Per meglio dire, va notato come lo vogliono far vedere da noi e come lo vedono nel mondo globalizzato. Forse abbiamo un problema di conflitto di interessi, di concentrazione di poteri e quindi di libertà di stampa? Con le reti Mediaset, il più grande gruppo editoriale italiano, in mano alla famiglia del defunto, con le Rai in mano al centrodestra, di cui il partito di B fa parte e con i milioni che la coalizione della premier Meloni spende per promuoversi nei social network, quale immagine del Signor B poteva scaturire?

Alla luce di questa verità non è difficile capire il Berlusca-washing a cui stiamo assistendo. È un po’ la storia di questi ultimi 40 anni di pseudo cultura introdotta dalle reti Mediaset, che ha dominato la vita e le menti degli italiani. Un intelligente comunicatore come il Signor B ha pianificato la sua fortuna commerciale creando sogni, sfruttando i sentimenti bassi e superflui del popolo. È per questo che viene osannato come un grande populista! Ma per l’informazione di regime essere populisti fino a ieri era dispregiativo e negativo; oggi, invece, osannare il re dei populisti è positivo? Confermo, abbiamo un problema di identità.

Metti insieme un po’ di american dream, scippi Mike Buongiorno e i Vianello alla Rai, condisci il tutto con telenovelas: fai Canale 5; rendi felici casalinghe e tutte le donne! Poi coniughi Bim Bum Bam, Drive In, ci aggiungi un po’ di sport e crei Italia 1, la tv dei giovani che oggi sono divenuti anziani. Per l’informazione ingaggi Emilio Fede e fai Rete 4. Dovendo mettere al sicuro il suo patrimonio si trasforma in salvatore della nuova Italia. Prima paga Craxi, poi entra in politica, va al governo e controlla la Rai.

Tutto ciò è avvenuto in Italia, uno dei ceppi culturali storici della civilizzazione di questo pianeta. Se qualcuno crede che come popolo non abbiamo un problema di identità lo dica.

Condannato per aver frodato il fisco di 368 milioni di dollari, ha scontato la pena facendo 168 ore di servizi sociali in un ospizio. Come dice Gianni Barbacetto, ogni ora di condanna ha un valore di 2.190.000 dollari, un grande affare caricato sulle spalle degli italiani onesti che pagano le tasse. Nonostante ciò ha ottenuto alla sua morte i funerali di Stato, lutto nazionale e chiusura delle votazioni parlamentari per una settimana! Celebriamo il politico, lo statista, l’uomo? NO! Celebriamo il finanziere, usando una parola antica, il capitalista, colui che ha ottenuto tutto con l’immenso patrimonio accumulato con le sue televisioni. Con i suoi soldi ha pagato la sua carriera politica ed è a questi soldi che oggi quasi tutta la nostra classe dirigente si inchina venerando la figura del Sig. B.

Nonostante sia dentro una bara, il sogno di milioni di italiani, che per non avere problemi vorrebbero diventare come B, è ancora vivo. Un’illusione difficilmente realizzabile, perché il B è uno solo e voi non siete un…”nulla”, avrebbe detto il Marchese del Grillo! Non abbiamo ancora superato la mentalità che ha caratterizzato il ventennio fascista che credevamo estinta – invece ci governa – ora si aggiunge un quarantennio di pseudo cultura berlusconiana da risolvere. Credo che abbiamo un problema di identità di cui il mondo si è accorto e su cui noi italiani dobbiamo lavorare, che ne dite? Ci vogliamo provare a cambiare?

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