Cultura

Biennale Teatro “Emerald”, fino al primo luglio a Venezia: ecco perché vale la pena andarci

Farà scalpore con quella parola d’ordine ‘Resistenza poetica e politica’ che il curatore Stefano Ricci ha voluto lanciare già nella presentazione

di Paolo Martini

E’ un evento culturale di prim’ordine, la Biennale Teatro ‘Emerald’, che fino al 1° luglio terrà banco a Venezia. Farà scalpore con quella parola d’ordine ‘Resistenza poetica e politica’ che il curatore Stefano Ricci ha voluto lanciare già nella presentazione. Si vedrà nelle varie proposte internazionali di teatro impegnato, il post-apocalittico ‘Milk’ con Bashar Murkus, la compagnia palestinese di Haifa Kashabi e l’attivista Khulood Basel, l’interno di famiglia antifascista del neo-direttore di Avignone Tiago Rodrigues, le perfomance ecologiste delle francesi Noemi Goudal e Maelle Poesy, l’incursione a Marghera del collettivo belga FC Bergman (Leone d’Argento) e i due crudi e monologhi sull’identità dello svizzero Boris Nikitin.

L’elenco degli appuntamenti di grande interesse per gli appassionati potrebbe continuare, ma proviamo a inquadrare questa Biennale con poche parole. Cinque per cominciare.

‘Home Felix’, defin. di Armando Punzo
Compimento utopico del Sapiens, è l’impegno verso cui tende in modo esplicito il progetto teatrale pluriennale di ‘Naturae’, che si conclude con lo spettacolo ‘La valle della permanenza’ della Compagnia della Fortezza di Volterra. In apertura di Biennale per un più che meritato Leone d’oro per il regista e autore Armando Punzo, dopo trent’anni d’impegno nelle carceri. Una delle eccellenze culturali italiane più singolare.

‘Dopaminergico’, agg. di Valerio Leoni
Giovane regista e autore che arriva a Venezia con tanto di premi nel cognome, Leoni è l’apripista della nuova drammaturgia su cui i curatori quest’anno scommettono tanto. Il suo spettacolo, ‘Cuspidi’, racconta attraverso tre personaggi-emozioni il mondo dell’inerzia e della bolla ‘del circuito dopaminergico realizzato attraverso gli schermi che accompagnano la nostra quotidianità informatica lasciandoci inariditi’. Probabile che ne esca depresso l’ormone della motivazione e del piacere degli spettatori.

‘Abracadabrante’, agg. di Gianni Forte
Nella competizione creativa tra i due forbiti e aggettivanti curatori, per ora Ricci s’è fatto superare dal socio Forte, che in un’intervista ha promesso: ‘ci libreremo sempre più in alto, sarà un viaggio mozzafiato, iniziatico e abracadabrante’. Neologismo da una ben nota esclamazione, di cui al dizionario Treccani: ‘Come s. m., invar., cosa incomprensibile e confusa, gioco di parole volutamente oscuro: è un vero abracadabra!’. Per il Collins, in inglese sta per ‘Magic spell’. Contiamo che non sia tutta così la Biennale.

‘London homeless’, serie di Lee Jeffries
E’ tutta apparenza, forse, la quota Harry Potter che mostrano aggettivi, promovideo e catalogo di 444 pagine della Biennale in verde smeraldo. Come foto simbolo campeggia infatti il volto scavato di un’anziana londinese, colto per la strada dal fotografo Lee Jeffries, conosciuto per i ritratti degli ‘invisibili’ e degli emarginati che ha cominciato a collezionare nel 2008 nella capitale e in altre città inglesi.

‘‘Lives over’, loc. di Mathias Anderson
Per la prima volta in Italia il nuovo maestro del teatro svedese, con un singolare docu-drama sociologico sulle ‘vite oltre’ la propria, fatto con un gruppo di persone a cui viene chiesto: ‘che cosa faresti di diverso se potessi rivivere la tua vita?’. Nessuna posizione di vita è predestinata o immutabile. Sfida davvero ardua per un teatro che vuole esercitare ancora il proprio potere pedagogico. (Paolo Martini, www.dramaholic.it)

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