Cronaca

Allevatori romagnoli ancora in ginocchio dopo l’alluvione. Il caso dei produttori di uova di anatra muta

L’alluvione che a maggio ha inondato la Romagna ha colpito duramente anche gli allevamenti di animali. A Conselice, la località del Ravennate che è diventata il simbolo della distruzione causata dalle esondazioni dei corsi d’acqua, l’azienda agricola Bartolotti ha subito una strage delle proprie anatre e oche. “Su 3800 siamo riusciti a salvarne soltanto 400”, racconta Sandra Bartolotti, prossima a subentrare al padre nella proprietà dell’azienda.

La Bartolotti alleva a terra anatre mute e oche per le loro uova. Oltre a quelle destinate alla cova e al consumo alimentare, è l’unica in Europa che fornisce uova feconde di anatra muta. Queste vengono utilizzate dalle multinazionali farmaceutiche per produrre il vaccino veterinario contro l’Eds 76, il virus che causa il calo di deposizione nelle galline ovaiole. La programmazione annuale è stata completamente stravolta: su ottocentomila uova che erano previste per quest’anno, l’azienda non arriverà a contarne la metà. “Qui è ancora il caos anche se l’emergenza è rientrata”, continua Bartolotti.

Fango, acqua e carcasse – Gli animali dell’azienda agricola sono morti annegati per la fatica. Dopo aver cercato, per giorni interi, di rimanere a galla dentro i box in cui vivevano, dove l’acqua aveva superato il metro e mezzo d’altezza. I proprietari sono riusciti a entrare nello stabilimento di Conselice solo una decina di giorni dopo le esondazioni del 15 e 16 maggio, facendosi strada tra l’acqua, il fango e le migliaia di carcasse ritrovate in cima agli abbeveratoi o sui grigliati di accesso, i punti che le anatre e le oche avevano raggiunto per provare a salvarsi.

I cadaveri ora non ci sono più, prelevati da un’impresa che si è occupata del loro smaltimento. È l’unico lavoro di pulizia che Sandra Bartolotti e i suoi dipendenti sono riusciti a fare: “È ancora tutto fermo a un mese fa, pieno di fango – racconta Bartolotti –. Nidi, mangiatorie, lettiere. Tutto rovesciato e distrutto. Tutto da ricostruire”. L’azienda ha avuto danni anche in altri due dei quattro stabilimenti, tra cui quello di Voltana di Lugo, dove da settimane gli operatori trascorrono le giornate a liberare i capannoni con badili e pale gommate. Inizialmente le previsioni erano di riprendere l’attività entro fine giugno, ma il timore è che i lavori di pulizia dureranno fino ad agosto. “Cinquecentomila euro di danni solo per la mancata produzione di uova – conclude la futura proprietaria – a cui si aggiungeranno le spese per rimettere a posto gli impianti elettrici, i macchinari e i box per gli animali”.

“Nessuna allerta aviaria” – In provincia di Ravenna ci sono ancora molti ettari di campagna sott’acqua. In prossimità degli acquitrini, gli avicoltori hanno cominciato a notare esemplari di uccelli che raramente si osservano in quelle zone. Come ibis e cavalieri d’Italia: specie palustri che, in condizioni normali, migrerebbero altrove, oppure animali che provengono dalle colline franate a causa degli smottamenti. Gli avvistamenti preoccupano gli allevatori, dato che l’Emilia-Romagna è attualmente una regione ad alto rischio di influenza aviaria, e gli uccelli palustri ne sono i maggiori portatori.

Sempre a Conselice, un anno fa, è scoppiato un focolaio all’interno di un’azienda agricola. “Ma a oggi non c’è nessuna nuova allerta e non credo ci sarà un’emergenza aviaria come effetto dell’alluvione”, rassicurato a ilfattoquotidiano.it Enea Savorelli, direttore della Sanità Animale e Igiene delle Produzioni Zootecniche dell’Azienda USL della Romagna. Questo perché, prosegue l’esperto, la terra continua ad asciugarsi e per un nuovo focolaio occorrerebbero condizioni più permanenti. L’Emilia-Romagna rimane comunque zona ad alto rischio per le paludi già presenti sul suo territorio, ma “non rimarranno nuove zone acquitrinose, stiamo tornando progressivamente alla normalità”, conclude Savorelli.