“Siamo in città, non possiamo sfruttare al massimo la potenza”. “Purtroppo sì, non possiamo andare velocissimi però già basta”. Lo scambio tra Matteo Di Pietro, lo youtuber del gruppo TheBorderline indagato per omicidio stradale, e suo padre Paolo Di Pietro avviene a bordo di una Ferrari. I due sfrecciano per le vie di Roma, Di Pietro senior è senza cintura. È il video, caricato sui social sette mesi fa ed è una delle tante “challenge” che il gruppo di youtuber realizzava a pro dei propri follower e dei propri guadagni. Una “sfida” simile a quella che è costata la vita a un bambino di cinque anni nell’incidente di Casal Palocco, dopo lo scontro tra una Lamborghini guidata da Matteo Di Pietro e una Smart con a bordo il piccolo, sua mamma e la sua sorellina.
Nel caso del filmato in cui papà e figlio sfrecciano a bordo del bolide per le vie della capitale, la challenge si chiamava “Realizzo 10 Sogni dei miei Amici“. I sogni “più assurdi”, per essere precisi e come viene spiegato nella didascalia del video. Prima la visita in una concessionaria per il noleggio (non la stessa nella quale è stata presa la Lamborghini Urus, ndr), poi la scelta di una delle due Ferrari a disposizione con Paolo di Matteo che esclama “oddio che spettacolo” e ne bacia il cofano. Infine, il giro per la città.
La famiglia di Pietro, ora al centro della cronaca, era finita sui giornali anche per una vicenda giudiziaria nel 2009. Matteo è cresciuto infatti cresciuto a stretto contatto con il Quirinale, in una casa denominata “Coventino” che si trova nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano. Paolo Di Pietro ebbe diritto a quell’alloggio quando divenne vice dell’allora cassiere Gianni Gaetano. Carlo Azeglio Ciampi era presidente della Repubblica e Gaetano Gifuni segretario generale del Quirinale. Proprio sotto la gestione di Gifuni, Di Pietro senior fu coinvolto nelle indagini sulla gestione della cassa di Castelporziano, nella quale spiccava un ammanco di 5 milioni di euro nel giro di pochi anni: dei 2,5 milioni destinati annualmente al mantenimento della tenuta, 500 mila all’anno sparivano. Fra gli indagati e condannati in primo grado ci fu proprio Gaetano Gifuni, poi assolto in appello. Accuse archiviate per Di Pietro, invece, già durante l’udienza preliminare.