Musica

Michele Bravi a FqMagazine: “Maria De Filippi è calma, empatica, analitica e simpatica. Ora torno al live con ‘Mondo Sottile'”

Il cantautore, dopo l'esperienza come giudice al Serale di “Amici di Maria De Filippi”, torna sul palco con “Mondo Sottile Live” tra teatro e musica. Attivo da sempre per la comunità LGBTQ+ confessa: “Prima manifestavo per la mia libertà, oggi per quello che vorrei costruire”

di Andrea Conti

Dopo la parentesi televisiva come giudice del Serale di “Amici di Maria De Filippi”, Michele Bravi torna alla dimensione musicale e teatrale. “Mondo Sottile Live” mercoledì 21 giugno aprirà la nuova stagione di “Estate al Castello”, la rassegna di spettacolo live promossa e coordinata dal Comune di Milano nell’ambito del palinsesto “Milano è Viva”.

“Mondo Sottile Live” non sarà il solito concerto?
Non proprio. Negli ultimi anni nei miei spettacoli dal vivo ho sempre sperimentato il linguaggio teatrale, quello letterario e della prosa. Nel momento in cui mi è stata proposta la possibilità di inaugurare la stagione musicale al Castello Sforzesco, non avendo musica nuova da proporre perché ancora sto scrivendo e voglio avere una visione chiara del prossimo progetto, mi sono voluto concedere uno spazio diverso e trattare lo spettacolo stabilendo io stesso le regole.

Cosa puoi anticiparci dell’evento?
Il linguaggio teatrale stavolta diventerà ingombrante perché nasce da una sceneggiatura che viene accompagnata da una descrizione musicale. Non è uno spettacolo ma nemmeno un concerto vero e proprio. È un momento di interazione dal vivo creativo che poi prende più forme.

Quali saranno i temi toccati?
Mondo Sottile è abbastanza monotematico. Il tema principale lo suggerisco io dal titolo dello spettacolo. Mi sono reso conto negli ultimi mesi della mia vita personale e artistica che uno dei temi cardine più ricorrenti è il gioco. Qualche mese fa mi hanno chiesto: quando hai giocato l’ultima volta? Non me lo ricordavo eppure ero un bambino estremamente giocoso. Ho cercato di recuperare quella dimensione infantile della visione della vita e dell’amore associata al gioco, quando tutto era più semplice.

Qual è il tuo bilancio dopo il Serale di “Amici”?
Porto con me la fortuna di aver potuto lavorare con la più grande professionista che abbia mai conosciuto, Maria De Filippi. È calma, empatica, analitica, lucida e simpatica. In quel frangente ho riscoperto l’emozione di ripropormi al pubblico, come fosse la prima volta quando ho iniziato questa carriera. La stessa fame artistica che ho ritrovato in tutti i talenti che hanno partecipato.

Hai lavorato al programma con Arisa, che ne pensi delle sue parole a “La Confessione” sulla comunità LGBTQ+?
Questo è il mese del Pride e la vicenda di una mia collega è stata usata come gossip più o meno fondato. Non ho visto l’intervista completa, forse anche per disinteresse, quello che ho letto è solo il titolo sensazionalistico. In questo mese celebriamo la lotta per i diritti e mi dispiace per che un gossip del genere – per quanto uno possa essersi esposto nel bene o nel male – non si stia parlando di quanto a livello istituzionale si possa fare.

Ma in che senso si parla di gossip su Arisa?
Quel titolo ha fagocitato il tema del Pride. Credo che chiunque abbia una propria autonomia di giudizio, ma bisogna spostare il focus sulle battaglie e sul fatto che bisogna che la comunità sia tutelata dal punto di vista istituzionale.

Però ha dato una sua visione chiara, affidando alla Meloni un ruolo preciso…
Arisa la conosco come collega e come professionista. Empatizzo con lei perché io stesso nelle interviste tante volte sono stato ingenuo, non volendo. Intendiamoci c’è sempre una responsabilità, a prescindere da tutto, per quello che diciamo. È una persona che ha i mezzi per difendersi e non mi sento di autorizzare o non autorizzare quello he ha detto. Se l’attaccassi sarei scortese perché se ne sta già parlando, se la difendessi rischierei di insultare la sua intelligenza. Ha commesso un errore, può fare un passo indietro e non spostare nulla sul tema centrale del Pride.

A che punto sei con la battaglia del Pride?
Sto crescendo e sto cambiando anche le mie prospettive. A vent’anni manifestavo per la libertà di essere libero e ora che ne ho 30 penso a costruire. Mi faccio delle domande sul matrimonio, sui figli, sulla famiglia non solo che un giorno vorrò, ma anche per chi vorrà averne. Ecco perché penso sia fondamentale avere la libertà di poter costruire.

Quindi hai messo la testa a posto?
No quello purtroppo ancora no (ride, ndr) ma sono nella fase della vita in cui chi mi è vicino ha il pancione, è cresciuto, cambia priorità e ci si ritrova a cena e si fanno certi discorsi importanti.

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