La storia elettorale di Forza Italia è costellata di buoni risultati, talvolta meno notevoli di quello che la narrazione dei media ci ha consegnato.

Nei 12 anni d’oro, dall’esordio nelle elezioni politiche del 1994 (21%) fino a quelle del 2006 (24%), il partito di Silvio Berlusconi ha raccolto consensi tra il 20 e il 30%, con un picco massimo alle elezioni europee 1994 del 30,6% (cioè meno del 40,8% del Pd alle europee del 2014, del 34,3% della Lega alle europee del 2019 e del 33% del M5S alle politiche del 2018). Dal 2013, anno in cui è stata rifondata, al 2022 Forza Italia è prima scesa sotto il 20% per crollare poi sotto il 10, con un consenso cristallizzato intorno all’8% negli appuntamenti elettorali dal 2019 a oggi e con molti sondaggi che segnalavano cifre ancora più basse (5-7%).

Nulla ha potuto frenare questa emorragia di consensi. Nulla han potuto il carisma, la storia, la simpatia di Berlusconi e neppure l’ammirazione e l’affetto che gran parte dell’elettorato di cdx continuava a provare per lui, contro i due alleati/rivali dotati di maggior freschezza, Salvini e Meloni. E dunque appare improbabile che un effetto post mortem possa generare un boost nelle intenzioni di voto fino a 5 punti percentuali a favore di Fi, come indicano i sondaggi divulgati in questi giorni. Chi voterebbe per Berlusconi senza più Berlusconi, sapendo che poi a beneficiare di quel voto sarebbe una classe dirigente che non ha le qualità del Capo? Non bisogna confondere il dispiacere, il rimpianto, i giudizi sotto effetto dell’onda emotiva con un reale orientamento di voto.

Detto questo vale la pena ricordare che:

1. un eventuale exploit di Forza Italia si sarebbe dovuto osservare nei sondaggi forse (e sottolineo forse) a partire dalla settimana successiva al decesso, non 24 ore dopo. Sono i tempi minimi, come sa bene chi si occupa di consenso elettorale e studia i “segnali”. Per questo, in generale, un sondaggio settimanale con una variazione che va oltre un punto/un punto e mezzo percentuale a favore di un partito non è mai considerato credibile;

2. ci sono tempi tecnici per realizzare le interviste, raccogliere i dati, analizzarli, correggere gli errori, etc. che impediscono la realizzazione del “prodotto sondaggio” su un determinato evento/argomento a 24-48 ore dal verificarsi di quell’evento. E nel caso di Forza Italia i sondaggi strabilianti sono usciti già il giorno seguente la scomparsa del Silvio nazionale;

3. difficile che tra i partiti dell’alleanza di destra a farne le spese possa essere la Lega più di Fratelli d’Italia, come suggeriscono tali sondaggi: gli elettori della Lega salviniana infatti non hanno mai digerito la presenza ingombrante di Berlusconi nella coalizione e sono stati sempre abbastanza critici nei suoi confronti, il che non giustificherebbe questo improvviso passaggio tra le file forziste;

4. altrettanto improbabile che cali il M5S al crescere di Forza Italia. Capisco che bisogna far quadrare il totale e l’intera proporzione, ma forse sarebbe stato più funzionale modificare le percentuali dei terzopolisti o quelle degli indecisi/astenuti (che invece rimangono più o meno le stesse).

Sembra quasi che l’intenzione degli istituti demoscopici sia stata quella di partecipare al “lutto nazionale” a modo loro, più un omaggio alla grandezza del personaggio (l’ultimo “miracolo”) che un reale contributo.

Infine va ribadito, per quanto il concetto sia scontato, che il futuro di Forza Italia resta una vera incognita. Le ipotesi più gettonate, ovvero una sparizione definitiva del partito dal panorama politico, un dimezzamento dei voti, una rinascita grazie al coinvolgimento di un erede Berlusconi (Marina o Luigi?) restano tali fino a quando non saranno chiare e chiarite le posizioni di tutti gli attori in commedia. E ancora di più quelle dei registi fuori campo.

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