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Maxi investimento di Intel per la produzione di chip in Germania: in cambio 10 miliardi di sussidi. Polemiche per l’aiuto pubblico

Dopo mesi di trattative lunedì il Cancelliere tedesco Olaf Scholz (nella foto) e l’amministratore delegato di Intel Pat Gelsinger hanno siglato l’accordo per la costruzione di una nuova fabbrica di chip del colosso americano a Magdeburgo. Intel investirà circa 30 miliardi, la cifra comprende però anche sussidi messi a disposizione dello Stato tedesco per 9,9 miliardi di euro. Inizialmente era previsto che Berlino investisse solo 6,8 miliardi: l’incremento è stato giustificato con l’aumento dei costi di fabbricazione inizialmente stimati in 17 miliardi e saliti a 20. Il Ministro delle Finanze Christian Lindner (FDP) aveva escluso la possibilità di raccogliere ulteriori mezzi a bilancio. I soldi in più arrivano dal fondo speciale federale per la tutela del clima e trasformazione economica.

L’aiuto pubblico deve essere ancora approvato dalla Ue, ma alla luce della strategia annunciata dalla Commissione di uscire dal monopolio cinese e raddoppiare la fabbricazione di microchip nel continente europeo, portandola ad almeno il 20% entro il 2030, il via libera si dà per scontato. La somma sovvenzionata dal governo federale tedesco, se paragonata ai piani dell’Ue o degli Usa, è tuttavia elevata. Con lo European Chips Act la Commissione Ue ha stanziato un pacchetto di 43 miliardi finanziato con il bilancio europeo ed investimenti privati. gli USA invece 53 miliardi di dollari nell’alveo del Chips Act.

Il Cancelliere Scholz ha evidenziato che quello di Intel “è il più grande investimento diretto straniero in Germania” e “con esso ci portiamo tecnologicamente tra i primi al mondo ed ampliamo le nostre capacità per uno sviluppo dell’ecosistema e la produzione di microchip”. Stessi toni dal Vicecancelliere Robert Habeck (Verdi) che ha lodato l’accordo come “un forte investimento per il futuro” e un segnale dell’attrattività della Germania “nella concorrenza globale per assicurare posti di lavoro sostenibili e qualificati e creazione di valore”. Il Governatore della Sassonia-Anhalt Reiner Haseloff (CDU) esulta che la “mega fabbrica non solo porterà a migliaia di impieghi qualificati, ma sarà un grosso volano per la Regione”. Anche la sindaca di Magdeburgo Simone Borris (indipendente) parla di decisione “epocale”. Ancora più entusiasta l’incaricato del Governo per l’est Carsten Schneider (SPD) che rimarca che “viene ridisegnata la cartina politico-economica della Germania”.

Proprio questo è invece contestato dal presidente del Leibniz-Instituts per gli studi economici di Monaco (Ifo) Clemens Fuest che osserva che le sovvenzioni sono piuttosto un’enorme assicurazione al produttore americano. Per l’economista ci sarebbero alternative alla produzione in sede nazionale dei chip, nella diversificazione dei fornitori, l’immagazzinamento dei semiconduttori ed il loro sistematico riciclaggio. “Non è chiaro quali chip saranno prodotti a Magdeburgo, se sono quelli che servono alla Germania ed all’Europa, e a chi verrebbero forniti in caso di crisi” si tratta poi “di una produzione a forti consumi energetici e il prezzo della corrente dovrà essere ancora sovvenzionato”. Konstantin Oldenburger, analista dei mercati presso CMC, citato dalla ARD, parla di trasferimento di risorse dei contribuenti agli azionisti. Critiche provengono anche dal presidente del Leibniz-Instituts per gli studi economici di Halle (IWH) Reint Gropp: “Produciamo da soli i chip, ma abbiamo sempre bisogno come elemento di base di terre rare e metalli dalla Cina”. Non si può perciò pensare a una produzione concorrenziale di massa di chip in Europa ed i fondi statali avrebbero piuttosto essere investiti nella ricerca e sviluppo.

Proprio il trasferimento di know-how in favore della ricerca, e lo sviluppo nell’area di Magdeburgo, giustificano invece per i fautori l’investimento del governo. Accanto alla fabbrica è previsto anche un parco altamente tecnologico per i rifornitori e la creazione fino a dieci mila posti di lavoro. Intel stessa parla di circa 3000 altamente qualificati e conta di avviare la produzione nel 2027/2028 con due catene di fabbricazione di semiconduttori. I lavori di edificazione sul terreno di circa 380 ettari pianeggianti vicino all’autostrada 14 per Magdeburgo che la casa americana si era già assicurata in autunno incominceranno nel 2024. Quest’estate gli archeologi debbono condurre ancora gli ultimi scavi ed assicurare i reperti rinvenuti nell’area. Il costruttore statunitense intanto ha già aperto a Magdeburgo un ufficio con 30 dipendenti. L’AD di Intel Gelsinger ha ringraziato il governo federale tedesco e l’amministrazione della Sassonia-Anhalt “per la loro cooperazione ed impegno comune per la realizzazione di una visione di un’industria di semiconduttori in Germania ed Ue vitale, durevole e di primo piano”. L’Università Otto-von-Guericke di Magdeburgo ha lanciato per il semestre invernale un nuovo ramo di studi sulla tecnica dei semiconduttori con 40 posti. Dovranno essere istituite anche altre cattedre e si darà luogo ad ulteriori investimenti, ha anticipato il rettore Jens Strackeljan all’emittente ZdF, anche se l’ateneo non diventerà un’Università per la Intel “ci saranno studi di tecnologia dei procedimenti industriali e dei moduli di tecnologia elettronica, che aprono nella direzione della tecnologia dei semiconduttori e potranno alimentare interesse”.

Intel ha registrato l’anno scorso 8 miliardi di utili ed è in espansione mondiale. Ha annunciato nei giorni scorsi la realizzazione di uno stabilimento per 25 miliardi in Israele a Kirjat Gat che dovrebbe iniziare la produzione nel 2027, dando lavoro a migliaia di persone. L’azienda, che annunciando l’accordo ha sottolineato che è presente nel Paese da quasi cinquant’anni, godrebbe inizialmente di imposte al 7,5%. Intel intende realizzare anche in Polonia per altri 4,6 miliardi di dollari uno stabilimento per test e montaggio di semiconduttori ed ha annunciato di voler fruire di investimenti sovvenzionati per fabbriche anche negli USA, in Spagna e Francia.

Per l’UE ed i governi nazionali la fabbricazione di chip è di grande valore strategico: sono un elemento centrale delle catene industriali, tanto più che innumerevoli processi impiegano tecnologie legate ad applicazioni di intelligenza artificiale. Un’indagine della Camera dell’Industria e Artigianato tedesca di febbraio ha registrato che tra oltre mille imprese il 14% usa già l’IA ed il 23% intende introdurla entro un triennio. Anche alla luce delle tensioni tra Cina e gli USA è vitale dunque ottenere l’indipendenza nelle catene di rifornimento. Attualmente dai produttori asiatici proviene fino all’80% della produzione mondiale. Berlino intende escludere la cinese Huawei dallo sviluppo della sua rete 5G, anche se l’ingresso della cinese Cosco nel terminal del porto di Amburgo invece si è perfezionato.