Un contributo per far saltare le liste d’attesa e accelerare la procedura per essere sottoposti all’intervento alla cataratta. Oscillava tra 500 e 700 euro ovviamente in contanti il prezzo che i pazienti che dovevano essere operati sborsavano. Ma non solo in cambio di denaro venivano firmati certificati falsi per il rinnovo della patente di guida. Tra le accuse che hanno portato agli arresti domiciliari Giovanni Mazzoli, oculista e primario all’ospedale di Esine (Brescia) anche l’esercizio di attività privata nei giorni in cui risultava in servizio in ospedale Vallecamonica. L’ordinanza di custodia cautelare, disposta dal giudice per le indagini preliminari, è stata eseguita dai carabinieri della compagnia di Breno.

Al medico vengono contestati reati di truffa aggravata, peculato, falso in atto pubblico e indebita induzione a dare o promettere utilità. Le indagini, coordinate dalla procura di Brescia, sono state avviate lo scorso novembre e concluse nel mese di aprile. Il primario – si legge in una nota dei carabinieri di Brescia – avrebbe “abusato della sua posizione di vertice all’interno della struttura ospedaliera”, inducendo “gran parte dei suoi pazienti, che dovevano essere sottoposti ad interventi chirurgici alla cataratta, a consegnare somme di denaro non dovute in cambio del loro inserimento nelle liste delle operazioni da eseguirsi in ospedale a Esine, eludendo di fatto i lunghi tempi di attesa gestiti dal centro unico di prenotazione. Dopo aver fatto eseguire agli interessati gli esami strumentali preliminari il dirigente, a fronte della consegna di somme di denaro dai 500 ai 700 euro, avrebbe fatto inserire i loro nominativi nelle liste degli interventi ed avrebbe eseguito operazioni oculistiche in 30-40 giorni“.

L’oculista – secondo gli inquirenti – avrebbe anche “erogato prestazioni sanitarie, appropriandosi illecitamente della quota che doveva essere devoluta alle casse dell’Asst Valcamonica” e “redatto certificati medici, che si ipotizzano falsi, finalizzati al rinnovo di patenti di guida, a favore di soggetti ai quali venivano riconosciuti dei requisiti fisici non posseduti“. Infine il primario è accusato anche di aver “svolto attività di libera professione in forma di intramoenia allargata, prestando servizio presso uno studio medico privato, per il quale ricopre la carica di direttore sanitario, in giornate nelle quali invece sarebbe risultato in servizio presso l’ospedale di Esine”. Oltre all’ordinanza cautelare di arresti domiciliari, i carabinieri hanno eseguito nei confronti del dirigente medico anche un decreto di sequestro preventivo per circa 200.000 euro, dal momento che – spiega la nota dell’Arma – “l’analisi investigativa svolta dalla Guardia di finanza – sezione di polizia giudiziaria presso la procura di Brescia – ha evidenziato una rilevante sproporzione tra il patrimonio riconducibile al medico arrestato e i redditi dichiarati”.

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