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Tocca con il dito sporco di saliva il sushi sul nastro trasportatore. Il ristorante fa causa e gli chiede 443 mila euro di danni

Nuova challenge social: in Giappone si diffonde il sushi terrorismo

Tornano sotto accusa le challenge fatte sui social che spingono i giovani a compiere sfide assurde pur di ottenere visibilità. Dal web adesso, in Giappone, arriva il “terrorismo del sushi”, la nuova ennesima folle moda che consiste nel “sabotare” i ristoranti di sushi del Paese del Sol Levante cospargendo di saliva tutto ciò che è di uso comune. “É un comportamento non igienico e molesto”, spiegano le autorità. C’è chi lecca le bacchette e poi le ripone nel contenitore da cui prenderle, chi si serve dai piatti comuni con le proprie posate e chi tocca i piatti che sfilano sul nastro trasportatore. E quello accaduto nel ristorante della catena Sushiro, nella prefettura di Gifu (tra le regioni di Kansai e Kantō), non è diverso. Nel video pubblicato su Istagram, diventato in poco tempo virale, si vede un giovane giapponese leccare una bottiglia di salsa di soia comune e una ciotola. Poi, non contento, con il dito sporco di saliva tocca il sushi che scorre sul nastro trasportatore.

Perché le vie legali?
Secondo il tipico Kaiten-zushi (sorta di fast food che serve sushi), i suoi affari sono drasticamente calati dopo la diffusione in Rete del filmato. La stessa società, l’Akindo Sushiro Co (la più grande del Giappone nell’ambito dei fast food), ha dichiarato di aver avuto un calo del fatturato di 16 miliardi di yen dalla fine di gennaio. Inoltre, per limitari i danni ha dovuto spendere 90 milioni di yen (circa 581 mila euro) per misure igieniche aggiuntive, come l’installazione di barriere di plastica in più di 600 ristoranti. Proprio per questo ha chiesto al responsabile un risarcimento di 67 milioni di yen (circa 443 mila euro).

Il giovane incriminato, 17enne, ha ammesso tutto ma stando ai suoi legali il video non è stato pubblicato con l’intenzione di causare danni al locale. In più, non si può imputare a lui il calo degli affari: non è dimostrabile la relazione causa-effetto. Per loro, la causa della perdita degli incassi è collegato alla forte concorrenza presente sul territorio giapponese.