Che fine fanno i massoni affiliati al Grande Oriente d’Italia coinvolti in inchieste di mafia? Il tema è tornato di attualità con l’arresto di Matteo Messina Denaro e quello, conseguente, di Alfonso Tumbarello,il medico accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per aver curato consapevolmente il latitante trincerato dietro un falso nome. Tumbarello era iscritto alla loggia Valle di Cusa-Giovanni di Gangi di Campobello di Mazara, affiliata al Grande Oriente, e risulta attualmente sospeso. Questa vicenda, però ha fatto riemergere un altro caso, quello di Vito Lauria, figlio del boss locale Giovanni Lauria, diventato nel 2004 membro della loggia Arnaldo da Brescia di Licata (Agrigento) – nota per aver affiliato il poeta premio Nobel Salvatore Quasimodo – ed eletto tre volte Gran Maestro. Solo che anche Vito è stato arrestato il 31 luglio 2019, e condannato in appello il 20 luglio 2022 a otto anni per associazione mafiosa. Si attende il verdetto di Cassazione.

Ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere la relazione sul caso inviata al Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, dal presidente della Circoscrizione Sicilia del Grande Oriente, Antonino Recca, inviata poco dopo l’arresto, il 19 agosto 2019. Dalla relazione emerge che i fratelli della loggia Arnaldo da Brescia erano consapevoli della caratura criminale del padre, ma fino ad allora “non avevano mai avuto dubbi sull’onestà personale del figlio”.

Scrive però Recca che “non è comprensibile e giustificabile la sua elezione a Maestro Venerabile alla fine del 2016 (l’inchiesta giudiziaria ha inizio proprio in quel periodo)”. Fatta salva la presunzione d’innocenza per Vito Lauria, e concessa la buona fede ai fratelli della loggia, il presidente Recca sottolinea la “colpevole accondiscendenza” e la “saccente sufficienza” in base alla quale hanno ampiamente sottovalutato l’opportunità di accogliere l’iscrizione di Lauria e di favorirne la carriera interna, senza calcolare il potenziale impatto negativo “che la presenza del figlio di un noto delinquente in una loggia del Grande Oriente d’Italia, avrebbe avuto sull’opinione pubblica”. Così il presidente del Grande Oriente in Sicilia chiede al Gran Maestro Bisi di “prendere in considerazione la sospensione temporanea della loggia Arnaldo da Brescia”.

Non stupisce dunque che la condanna in appello per Lauria (che in primo grado era stato assolto) abbia risollevato qualche malumore interno. Il Gran maestro Stefano Bisi ha preso provvedimenti? E quali?

Vito Lauria è stato depennato“, afferma Bisi, contattato da ilfattoquotidiano.it. La stessa sorte è toccata a Lucio Lutri, funzionario della Regione Sicilia, anche lui condannato in appello nella stessa inchiesta. Lutri, infatti, era Maestro Venerabile di un’altra loggia affiliata al Grande Oriente d’Italia, la “Pensiero e azione” di Palermo. Bisi spiega che il provvedimento è stato adottato dalla Giunta del Grande Oriente a metà aprile, ma non fornisce ulteriori dettagli, né documenti. E puntualizza: “Le infiltrazioni mafiose possono esserci in qualunque organizzazione pubblica e privata, da Aosta a Palermo. Le persone in questione erano già sospese a tempo indeterminato, provvedimento in capo al Gran maestro. Dopo le condanne in appello abbiamo provveduto al depennamento”. Nessun provvedimento contro la Loggia Arnaldo da Brescia, di cui il presidente circoscrizionale Recca aveva suggerito la sospensione: “Non si azzera un’intera organizzazione per le condotte di un singolo”, replica Bisi. “La giunta del Goi ha valutato di non sciogliere la loggia, conoscendo il suo modo di lavorare”.

Tutto a posto allora? Non per Giuliano Di Bernardo, già Gran Maestro del Grande Oriente, che da tempo si fa interprete di malumori interni al mondo massonico (che Bisi nega: “Sono appena stato in Sicilia, non c’è alcun malumore”), anche relative al rapporto fra logge e criminalità organizzata in Sicilia. “Il depennamento di applica in caso di assenza dai lavori rituali e morosità”, afferma Di Bernardo citando i documenti che regolano la vita del Grande Oriente, dagli “Antichi doveri” alla “Costituzione e Regolamento dell’Ordine”, dove all’articolo 12 si cita il depennamento. “Cosa c’entrino queste fattispecie con le condotte penalmente rilevanti, e moralmente sensibili?”.

Un provvedimento del genere, preso in un atto tenuto riservato, “non dice assolutamente nulla circa il disvalore massonico delle condotte poste in essere da Vito Lauria e Lucio Lutri sul piano profano”, continua Di Bernardo. Secondo l’ex Gran maestro, il Grande Oriente avrebbe dovuto aprire una Tavola d’Accusa, cioè un procedimento interno che può portare all’espulsione dall’Ordine massonico. Non solo per Lauria e Lutri, ma anche per Tumbarello. Bisi spiega dal canto suo che la Tavola non è stata aperta perché era già in corso il procedimento della magistratura.

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