La Camera ha approvato all’unanimità parte della mozione Pd sul Pnrr e in particolare il passaggio dove si chiede di non usare i fondi europei per la produzione di armi. Lo stesso testo, sostenuto in questo caso anche da M5s e Alleanza Verdi-Sinistra, è passato all’unanimità anche al Senato. Esulta la segretaria dem Elly Schlein: “La questione della mozione discussa oggi merita attenzione perché finalmente abbiamo avuto dal governo la chiarezza che gli avevamo chiesto nell’escludere dal Pnrr la produzione di armamenti e munizioni”, ha detto parlando con i giornalisti in Transatlantico. “La mozione del Partito democratico, in questa parte che esclude l’utilizzo di fondi del Pnrr per produrre armi e munizioni è stata votata all’unanimità, cosa che ci tenevamo” a sottolineare, ha aggiunto. A nome del governo, il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto ha dato parere favorevole all’approvazione: “Ho già detto che il governo Meloni non ha alcuna intenzione di usare gli interventi per finanziare le armi”, ha ribadito.

Camera, sì a parti della mozione Pd – Montecitorio ha dato il via libera alla mozione della maggioranza sulle iniziative in materia di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’Assemblea ha anche approvato alcune parti della mozione del Pd su cui il governo aveva reso parere favorevole. In base ai testi approvati, il governo è impegnato, tra l’altro: “A proseguire nell’attività di attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Pnrr, come aggiornato anche con l’inserimento del capitolo REPowerEU, assumendo tutte le iniziative ritenute necessarie al fine di assicurare il tempestivo raggiungimento entro il 2026 delle milestone e dei target; a informare il Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr, sugli investimenti e sulle riforme inserite nella proposta di aggiornamento del Pnrr, comprensiva del capitolo RePowerEu, consentendo un adeguato ed approfondito esame. Il governo dovrà quindi “garantire il coinvolgimento delle principali società a partecipazione pubblica statale, delle parti sociali, delle organizzazioni della società civile, degli enti locali e regionali, ai fini dell’elaborazione della proposta di aggiornamento del Pnrr e del capitolo RePowerEu italiano; assicurare la piena coerenza della proposta di aggiornamento del Pnrr, comprensivo del capitolo RePowerEu, con le finalità del piano, garantendo l’attuazione delle riforme previste dal Pnrr, nonché il conseguimento degli obiettivi trasversali relativi alla parità di genere, al miglioramento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, al riequilibrio territoriale e sviluppo del Mezzogiorno”. Nel capitolo RePowerEu del Pnrr italiano andranno “inserite proposte di investimento e di riforme che riguardino, in particolare: le reti di trasmissione e di distribuzione dell’energia; la produzione di energie rinnovabili, la riduzione della domanda di energia e la sua riqualificazione verso fonti rinnovabili; la transizione verde e l’efficientamento energetico del settore produttivo; gli investimenti in favore di famiglie e imprese; il sostegno alle filiere produttive green”.

Anche al Senato sì a mozione unitaria su Pnrr e armi – Le opposizioni hanno firmato una mozione unitaria sull’attuazione degli impegni previsti dal Pnrr. Il documento, che porta la prima firma dei capigruppo Pd, M5s, Alleanza Verdi-Sinistra e Autonomie, è stato votato in Aula al Senato nel pomeriggio per parti separate: approvato all’unanimità (146 sì e un astenuto), anche qui, soltanto il punto numero 11, che chiede escludere l’uso delle risorse del Pnrr “per la produzione di armi e munizioni in conseguenza degli aiuti forniti all’Ucraina”. Respinto invece il resto del documento, in cui si chiedeva, tra l’altro di adempiere con urgenza agli impegni con le istituzioni europee, collaborando per “dare soluzione al ritardo nel pagamento della terza rata” e raggiungere gli obiettivi per la quarta, mantenendo trasparenza e “chiarezza di proposte e prospettive di cambiamento del Pnrr”. Inoltre si chiedeva l’inserimento nelle revisioni del Piano di interventi sul dissesto idrogeologico (urgenti anche in seguito agli eventi in Emilia-Romagna e Marche) e l’attenzione alla riserva del 40% di risorse per il Mezzogiorno. Il documento impegnava infine il governo a “garantire la governance sui progetti alle Regioni e Province autonome” efficienti nella progettazione e spesa dei fondi.

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