Continuate a mandarci le vostre esperienze a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it
Dopo l’ottavo rialzo dei tassi, deciso dalla Bce la scorsa settimana, aumentano le difficoltà di chi negli anni scorsi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile e ora si ritrova a pagare rate aumentate anche del 50%. Ilfattoquotidiano.it domenica ha chiesto ai lettori di inviare le loro storie e sta ricevendo decine di mail da persone che, tra gli interessi e i rincari di ogni bene di consumo, sono con l’acqua alla gola e costretti a molte rinunce per non diventare morosi. La maggior parte ha scelto il variabile su consiglio della banca o allettata da rate un po’ più basse. Quando l’impatto della stretta monetaria ha inizio a farsi sentire ha chiesto una rinegoziazione o la surroga, ma si è vista dire di no o proporre un tasso fisso molto alto. C’è anche chi nel 2020, nella propria filiale, si è sentito sconsigliare l’estinzione parziale del mutuo e il passaggio al fisso perché i tassi sarebbero “rimasti bassi ancora per parecchio”. Oggi paga 230 euro in più ogni mese. Continuate a raccontarci le vostre esperienze a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it.
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Ho 45 anni, faccio il ricercatore e dopo anni di lungo precariato finalmente nel 2019 vengo stabilizzato, mentre mia moglie coetanea è un’educatrice partime, anche lei stabilizzata solo nel 2019. Siamo entrambi originari della provincia di Catania, “emigrati” al Nord in cerca di vita migliore. Abbiamo due bambini di 6 e 3 anni. (…) Non avendo capitali noi chiedevamo un mutuo al 100% e non essendo più “giovani” avremmo già dovuto accollarci tassi esagerati. Nel 2021 in provincia di Padova (come nel resto d’Italia) il mercato immobiliare esplode. Poi, un giorno per caso tramite un sito di annunci privati troviamo un immobile adeguato (…) Abbiamo scelto il variabile, perché a novembre 2022 l’indice IRS era in crescita mentre Euribor è sempre vincolato a scelte di politica monetaria e si pensava che prima o poi si sarebbero fermati. Avevamo pensato anche alla formula variabile con CAP, ma si partiva già dal 6,5%. Quindi azzardo la scelta del variabile puro. A gennaio rateo di 700 euro e da lì inizia la scalata sino agli attuali 980 euro. Io porto a casa 2000 euro netti e mia moglie 800. Ho chiesto di rinegoziare ma mi prospettano un fisso del 6% (circa 1000 euro di rata). La nostra vita è cambiata radicalmente, già nella spesa quotidiana le rinunce sono palesi, e non parlo del sovrappiù, ma del cibo. Prima si faceva attenzione a roba bio e sostenibile. Un esempio banale sono le uova, 2 euro una confezione da 4 bio, oggi si prende quella da 6 a 1,10 euro allevate da galline in batteria. Mi dispiace, ma non riesco a fare quadrare i conti perché poi ho le spese per le bollette, gestione scuola e fortunatamente la piccola non va più al nido, che dalle nostre parti non esiste pubblico quindi altri 600 euro mensili. L’assegno unico lo attendo come un “salvavita”, visto che lo stipendio serve per le spese fisse (mutuo, bollette, e rata macchina utilitaria). Non so quanto resisterò, nel frattempo stiamo valutando di fare lavori extra. Ma mi chiedo se ne vale la pena sacrificare l’anima per arricchire le banche.
Davide L.
Siamo una coppia che ha preso un mutuo cointestato a fine settembre del 2022. Sono del 1993 e la mia ragazza Manuela del 1994, purtroppo non avevamo molti fondi quindi abbiamo preso un mutuo con Intesa Sanpaolo al 98% con garanzia Consap: 163.000 in 30 anni con spread a 1,25 +Euribor 1 mese. La banca ci disse che l’unica opzione per noi era il variabile (giustificandolo con il fatto che era quasi un 100%). Il nostro reddito mensile netto insieme è di circa 2.350 euro, stiamo pagando una rata di 980 (dai 550 euro che ci avevano detto in fase di stipulazione). Abbiamo provato a chiedere una rinegoziazione o una surroga ma ci negano tutto dicendo che è troppo presto ed essendo un 100% per gli altri istituti è un rischio.
Luca G.
Ho due mutui. Il primo preso nel 2014 con durata 30ennale, per l’acquisto di casa. La banca disse di fare un tasso variabile perché conveniva. Pagavo 244 euro al mese. Oggi (aspettando la rata di luglio) siamo a 351 euro. Il secondo preso nel 2017 per ristrutturare casa. La banca insistette sul variabile: pagavo 142 euro, oggi siamo a 185 (attendendo l’aumento di luglio) e ovviamente nessuno ha comunicato che visto come si stava orientando il mercato sarebbe stato saggio variare il tasso. Aggiungi il mantenimento per i figli aumentato per decisione del giudice, il caro bollette, il caro benzina…fortuna che i miei genitori che da pensionati mi aiutano. Ma è una forte vergogna a 39 anni dover chiedere a loro una mano e lavoro dal 2008 a tempo pieno e indeterminato.
Matteo B.
Io e mio marito abbiamo un mutuo trentennale per la prima casa, con tasso variabile acceso nel 2005. Nel 2020 mio marito ha raggiunto l’età pensionabile e con una parte della liquidazione volevamo “accorciare” il debito e trasformarlo in tasso fisso. La direttrice della banca ci ha sconsigliato di procedere perché a detta sua i tassi sarebbero rimasti bassi ancora per parecchio e con il passaggio dal variabile al fisso saremmo andati a pagare 100 euro di più al mese. E se anche fossero aumentati avendo ancora da pagare 15 anni ormai il “grosso” degli interessi lo avevamo già restituito quindi l’aumento sarebbe stato irrisorio. Ci siamo fidati e ora ci ritroviamo a pagare circa 230 euro in più ogni mese, il pagamento viene rivalutato ogni 6 mesi e sappiamo già che ovviamente a novembre aumenterà ancora.
Stefania S.
Io un anno fa pagavo per la mia casa 745 euro di mutuo a 25 anni, ora 980 euro (max del cap), in più assicurazione sempre da 25 anni sulle casa prima 45 euro e ora 70 euro. Incredibile che la signora Lagarde non si renda conto che ora un cittadino medio come me, oltre a pagare tanto di più per spesa, vestiti, scuola per i bambini, con questa sua misura vede peggiorare ulteriormente e gravemente la situazione. Una presa in giro, come al solito, la possibilità di rinegoziare per redditi sotto 35mila euro di Isee. Ovviamente si esclude tutta la classe media che sostiene il Paese
Aniello Q.
Io e mia moglie, lei brasiliana, ingegnere ambientale in cerca di impiego, iscritta al Politecnico di Milano per validare la sua laurea. Ci troviamo davanti un bivio: tasso fisso o variabile? Chiediamo alla banca, ci rispondono con un preventivo, il variabile era 720 e il fisso 780. Poi la banca dice a inizio 2022: “Tranquilli fate il variabile”. Ora pago una rata da 1100 euro al mese, la prima fu 722 euro.
Omar B.
Ho un mutuo a tasso variabile con cap 5% di 350.000 euro in 30 anni, di cui 90.000 pagati una tantum alcuni anni fa e conseguente riduzione della rata a circa 1000 euro al mese. Attualmente ancora circa 180.000 euro da restituire. La mia rata è passata dai 1.000 euro mensili a 1.500 da settembre 2022 a gennaio 2023, quindi un aumento del 50%.
Francesco O.
Ho sottoscritto un mutuo variabile nel 2010 di 100.000 per 30 anni per non avere una rata elevata e riuscire ad arrivare a fine mese e soddisfare qualche piacere per i miei figli. Fino ad aprile 2022 rate non superavano 370 euro. A oggi con aumenti ogni mese la rata è arrivata a 600 euro, non si riesce a vivere.
Emiliana R.
Vi ho fatto gli screenshot del mio conto con la riga dell’addebito del mio mutuo a maggio 2022 (636,85) e a maggio 2023 (797). Capitale residuo 94.000 euro circa, mutuo di 30 anni di cui ancora 15 da pagare. Siamo io e mio fratello più o meno nella stessa situazione e non possiamo rinegoziare in quanto non abbiamo più le garanzie che avevamo quando abbiamo sottoscritto. La rata stimata di luglio è di 830 (o più). Ai saccenti che dicono “è ma perché avete fatto il variabile?” rispondo che 15 anni fa quando non avevo abbastanza capitale era l’unica soluzione.
Luca
Mutuo variabile con cap acceso nel 2010. Rata salita del 80% da 640 euro a 1000. La BNL, la mia stessa banca, mi da detto che può rinegoziare il mio mutuo al 5,50% mentre il tasso fisso al momento è al 3,9/4%. Un capestro. A ridosso del periodo natalizio avevo chiesto la surroga/rinegoziazione ma il mio referente non mi ha mai risposto ufficialmente per iscritto sulla possibilità o meno di rivedere il mutuo.
Andrea R.
Mutuo a tasso variabile con UniCredit: a giugno 2021 pagavo 561,84 euro mensili, adesso sono 712,75. Capitale residuo 77.000, mi restano 141 rate da pagare. Come se non bastasse, sono residente all’estero, dove lavoro con un ottimo stipendio, e ciononostante nessuna altra banca è disposta a surrogare il mutuo, visto che non vivo in Italia.
Andrea A.
Io e mia moglie prima della pandemia lavoravamo come accompagnatori turistici e interpreti. A marzo 2020 tutto fermo. Un bimbo piccolo, un mantenimento di 800 euro al mese per le mie figlie di una relazione precedente, le spese classiche e il mutuo di 1.400 euro al mese. Nessun aiuto dallo Stato per una serie incredibile di combinazioni. Io chiedo di lavorare come lavapiatti, giardiniere, qualunque cosa, ma nulla, mia moglie viene presa come cameriera in un ristorante. Poi fortunatamente comincia a lavorare come insegnante di sostegno e questo ci ha tenuti a galla. Il lavoro nel turismo è ricominciato regolarmente solo due anni dopo (settembre 2022), nel frattempo gli aumenti di gas ecc. e il mutuo è arrivato a 1.900 euro. Di cui quasi 1000 euro di quota interessi. La banca rifiuta di venirci incontro. La Banca centrale europea aumenta i tassi come se gli aumenti andassero a colpire qualche forma di vita aliena chissà su quale pianeta.
Giorgio T. e Cecilia G.
Sono un dipendente pubblico e ho acceso un mutuo con l’Inpdap (oggi confluita nell’Inps) a tasso misto nel 2014: primo anno a tasso fisso e poi variabile, non era previsto un tasso variabile puro. A dettare le condizioni di accesso ci sono i regolamenti, l’ultimo è entrato in vigore il primo gennaio scorso. I vari regolamenti hanno previsto la possibilità di passare almeno per una volta dal variabile al fisso. Il mio contratto è stato stipulato in vigenza del regolamento del 2011 ma a ridosso di quello del 2015, in un periodo in cui era troppo presto per cambiare tasso e per godere dell’opzione del nuovo regolamento e avere la possibilità di cambiare tasso quando voglio e una volta sola nella durata del mutuo. Le sedi provinciali Inps ci dicono che non possiamo cambiare tasso anche se non lo abbiamo mai fatto, mentre la norma riattivata dal governo non è utilizzabile perché l’Inps non è una banca. Tra pochi giorni pagherò la mia rata semestrale di 4000 euro che scadrà il 30 giugno, la prossima rata, però, con scadenza 31 dicembre, so già che sarà sui 6000 euro e non riuscirò a pagarla per intero, con tutto ciò che ne conseguirà. Ho 3 figli, questo governo fa spot sulla famiglia e la natalità, ma le iniziative dove sono?
Paolo B.
Siamo una famiglia di 4 persone con due bambini 10 e 12 anni. Abbiamo solo una casa di proprietà, acquistata nel 2010 con mutuo variabile senza cap con un tasso molto vantaggioso. Siamo entrati con una cifra di 600 euro, poi nel corso dei primi 10 anni la quota è scesa fino a 500. Nel giro di un anno siamo passati a 707 e continua a salire. Confido in una surroga dell’Inps-ex Inpdap, ultima spiaggia. Siamo entrambi dipendenti a tempo indeterminato, io statale mia moglie nel privato. Abbiamo un reddito imponibile di circa 55.000 euro e netto di 26.000, nessun aumento degno di nota in questi ultimi anni. Difficile trovare qualcosa che non sia aumentata, dalla spesa al tempo libero. Stiamo tagliando parecchio, non compriamo vestiti nuovi e tantomeno facciamo visite mediche, nonostante i dolori e i problemi dei 50 anni. (…) I miei figli si meritano anche una pizza fuori casa con gli amici, si meritano di fare attività sportive, io mi merito di curare la mia salute e di avere una casa. Sta montando una rabbia che spesso esce in famiglia e prima o poi uscirà fuori, all’esterno…altro che passamontagna per fare i lavoretti di notte.
Claudio P.