Assolto anche se ha commesso il reato di turbativa d’asta. Ma per la corte d’Appello di Milano Simone Uggetti non è punibile per la particolare tenuità del fatto. Si chiude in questo modo la vicenda processuale che ha visto protagonista l’ex sindaco di Lodi, all’epoca esponente del Pd. Il sostituto procuratore generale, Massimo Gaballo, ha spiegato che non impugnerà la sentenza dell’Appello bis in Cassazione visto “non è una questione di legittimità. Inoltre, il fatto è stato accertato ma è stato ritenuto tenue“. Il rappresentante della pubblica accusa aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado a dieci mesi di carcere e trecentomila euro di multa per Uggetti, la cui vicenda aveva innescato un acceso dibattito politico. Anche per le scuse pubbliche arrivate dall’allora ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, con una lettera pubblicata sul quotidinao Il Foglio dopo la sentenza del primo processo d’Appello. Dopo la condanna, infatti, Uggetti era stato assolto in secondo grado, ma quella sentenza era poi stata fatta a pezzi dalla Suprema corte, che aveva ordinato un nuovo Appello. Finito adesso con l’assoluzione per la particolare tenuità del fatto, che dunque è stato accertato. Il reato contestato era la turbativa della gara d’appalto relativa alla gestione di due piscine comunali. Insieme all’ex sindaco sono stati assolti anche l’avvocato Cristiano Marini, consigliere della società che si era aggiudicata la gestione delle piscine, e il dirigente comunale Giuseppe Demuro.

Imputato in lacrime – Uggetti era presente in aula durante la lettura della sentenza, è scoppiato in lacrime e ha detto ai giornalisti che l’assoluzione è arrivata “dopo sette anni di sofferenza incredibile mia e delle altre persone che sono state coinvolte ingiustamente in questo processo”. Secondo l’ex sindaco “la verità processuale è emersa dopo quella fattuale, già evidenziata nei procedenti gradi di giudizio”, ovvero che “tutte le persone coinvolte in questo procedimento hanno solo ed esclusivamente agito per interesse pubblico”. Questo perché “sin dall’inizio”, nel maggio 2016, “c’è stato uno sbilanciamento” con l’arresto e la custodia in carcere, una misura cautelare “al di fuori di ogni criterio giuridico” che poi “ha profondamente compromesso l’inizio di questa lunga e tormentata maratona giudiziaria”. Esulta anche l’ex ministro Lorenzo Guerini, suo predecessore alla guida della cittadina lombarda: “Sono davvero molto contento, per Simone e le altre persone coinvolte in questa vicenda lunga sette anni, dolorosa per loro e le loro famiglie. La sentenza di oggi, pur non ripagando le sofferenze di questi anni, fissa definitivamente la verità”.

La storia giudiziaria di Uggetti – Era il marzo 2016 quando una dipendente comunale di Lodi aveva presentato un esposto alla Guardia di Finanza: sosteneva di aver subito pressioni indebite per confezionare un bando su misura. La beneficiaria, raccontava, era la partecipata Sporting Lodi, a cui il sindaco voleva affidare la gestione di due piscine scoperte, dagli incassi stimati tra i 300 e i 400mila euro l’anno. Le indagini avevano portato a intercettare alcuni degli indagati: dalle conversazioni emergeva il tentativo di far sparire le tracce informatiche dell’iter dell’appalto, aggiudicato il 2 aprile proprio alla Sporting Lodi al canone di 7.500 euro l’anno (il contributo minimo richiesto per partecipare alla gara era di 5 mila euro). Per quell’inchiesta l’ex sindaco era finito in carcere: ci passerà 10 giorni. Poi gli erano stati concessi i domiciliari, visto che nel frattempo aveva deciso di rispondere alle domande dei pm. Le agenzie dell’epoca parlano di una procura “soddisfatta” dalle risposte dell’ex primo cittadino. Il gip gli aveva concesso gli arresti casalinghi alla luce della collaborazione. “Sono molto rammaricato e ho sofferto molto in questi giorni e gli sbagli che ho fatto sono stati fatti per il bene della mia città”, diceva il 9 maggio del 2016 nel suo interrogatorio reso al pm dal carcere di San Vittore. Aveva ammesso di aver tentato di cancellare le prove: “Il contenuto dei file che volevo cancellare riguardano una delle bozze del bando della gara”. In quel verbale dice a chiare lettere: “Ho fatto degli errori e l’ho ammesso”. Il 29 dicembre del 2018 era arrivata la condanna di primo grado: Uggetti era stato condannato a dieci mesi di carcere e a risarcire i danni patrimoniali e non patrimoniali al Comune di Lodi, nonostante l’ente non si fosse costituito in giudizio. Il 25 maggio del 2021, però, la corte d’Appello di Milano aveva ribaltato quella sentenza, assolvento l’ex sindaco con la formula più ampia: il fatto non sussiste. A quel punto era scoppiato il caso, con Di Maio che aveva scritto una lettera per chiedere scusa a Uggetti, riconoscendo che lui, il Movimento 5 stelle (ma anche la Lega) alimentarono “la gogna mediatica” per motivi elettorali, con modalità che furono “grottesche e disdicevoli” nei giorni successivi all’arresto.

La Cassazione fa a pezzi l’assoluzione – Meno di un anno dopo – il 31 marzo del 2022 – ecco che la Cassazione aveva fatto a pezzi quella sentenza, ordinando un nuovo processo d’Appello. Secondo la Suprema corte Uggetti e gli altri imputati “con collusioni e altri mezzi fraudolenti, avrebbero influito indebitamente sul procedimento amministrativo per la determinazione del contenuto del bando di gara per l’aggiudicazione con le forme dell’evidenza pubblica del servizio di gestione degli impianti sportivi comunali piscine scoperte”. Tutto ciò “sarebbe stato fatto per garantire l’aggiudicazione, poi effettivamente verificatasi, alla società Sporting Lodi” di Marini. Una gara costruita su misura, con un “bando cucito addosso”. Per la Cassazione il Tribunale di Lodi aveva lavorato bene, perché “aveva spiegato, valorizzando circostanze, fatti, evenienze istruttorie, molteplici elementi di prova, come, nel caso di specie, vi fosse stato (…) un turbamento della gara”. La “condotta perturbatrice” era “disvelata dalla esistenza di un abnorme rapporto, da un continuo irrituale confronto tra il sindaco e il soggetto maggiormente interessato all’aggiudicazione”, con “una obiettiva ingerenza di Marini e, quindi, della impresa dei cui interessi questi era portatore”. Poi però la Corte d’appello di Milano aveva smontato “tale solida trama argomentativa” e aveva ritenuto “di demolire il ragionamento probatorio, non confrontandosi con gli snodi costitutivi del ragionamento del Tribunale, assumendo, invece, che nella specie vi sarebbero state solo irregolarità formali”. Non invece “una lesione anche potenziale dell’interesse tutelato”, e cioè la libertà di iniziativa economica, “ma solo una sorta di consulenza da parte di Marini e un legittimo ascolto da parte di Uggetti”. Ma secondo la Suprema corte non era andata così, perché nella vicenda non c’erano state solo mere irregolarità formali: “Quel continuo contatto tra l’organo politico e Marini” non è stata solo una informale consulenza, considerato che Marini interloquì con il sindaco non in quanto esperto della materia, ma come portatore dell’interesse di Sporting Lodi, cioè di un soggetto che era interessato alla gara”. Fu insomma “consentito a un soggetto terzo, il principale soggetto interessato a quel procedimento, di incidere, di condizionare, di determinare il contenuto del bando, di mutare in più occasioni le bozze”, “di quantificare i punteggi dei singoli criteri presi in considerazione”. Non solo: furono anche “reiteratamente portate a conoscenza di un aspirante concorrente le bozze del bando, cioè atti che dovevano rimanere all’interno della pubblica amministrazione”. Ricostruzione che la corte d’Appello sembra aver condiviso, valutando però la particolare tenuità del fatto e assolvendo Uggetti e gli altri.

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