La speranza di ritrovare Anastazja ancora in vita si è infranta quando la polizia ha trovato un lenzuolo in una palude dell’isola di Kos in Grecia. Quel lenzuolo avvolge il corpo di una ragazza bionda e bellissima, che tutti ricordano per il suo sorriso dolce. Anastazja Rubińska aveva 27 anni. E’ stata violentata e uccisa. Rimangono di lei solo le foto su Instragram: elegante e raffinata, amava farsi riprendere in luoghi solitari e incontaminati. Così l’orrore si è insinuato in quest’isola da sogno, la perla del Dodecaneso, meta privilegiata di migliaia di turisti. Il giallo è durato pochi giorni. Da quel 12 giugno in cui la giovane è scomparsa nel nulla. Giorni di ricerche, di perlustrazioni, di appelli. L’epilogo tragico che tutti temevano senza però voler perdere la speranza.
Chi era Anastazja? Era una giovane polacca originaria di Breslavia. Qui a Kos si era stabilita da qualche tempo. Lavorava come cameriera in un hotel cinque stelle nella località di Marmari. Accanto a lei, impegnato nella stessa attività, il fidanzato Michał Śliwiński. Suo connazionale ha 28 anni. Così il nastro si riavvolge. Il film della tragedia riparte proprio da quel 12 giugno. Anastazja viene vista per l’ultima volta da alcuni testimoni in un bar della zona. Poi più nulla. Non dà segni di sé, il cellulare è muto, non fa rientro nell’albergo. Seguono sei giorni di ricerche, con decine di uomini impegnati a setacciare palmo a palmo tutta l’area circostante.
L’attenzione si concentra soprattutto sui luoghi più appartati, meno frequentati, più disagevoli da raggiungere. E’ un’intuizione corretta. In quella zona paludosa nei dintorni di Alykes il suo corpo viene ritrovato. Non indossa i vestiti ed è già in stato di decomposizione. La polizia scientifica greca non ha dubbi: è morta strangolata. I segni intorno al collo sono ancora evidenti. La madre vola in Grecia e riconosce la salma. Nel frattempo è stata spostata a Rodi per l’autopsia: l’esame potrebbe rivelare nuovi elementi utili per l’inchiesta. E’ caccia all’uomo. La polizia arresta il principale sospettato. Ha 32 anni, è originario del Bangladesh, stava preparando la fuga in Italia. Quali sono gli indizi che sembrano incastrarlo? Prima di tutto le telecamere. Lui abita a meno di un chilometro di distanza dal luogo in cui è stato ritrovato il corpo. Gli obiettivi hanno ripreso Anastazja mentre entra nella sua abitazione. La casa viene perquisita e qui i detective della scientifica trovano tracce di Dna della vittima, una ciocca di capelli e una camicetta sporca di sangue.
Poi ci sono altri indizi che giocano contro l’arrestato. I residenti della zona dicono di averlo visto nei giorni precedenti con i vestiti sporchi di terra e di fango. Come, appunto, se si fosse addentrato in una zona paludosa. Lo conferma anche il coinquilino, finito a sua volta sotto indagine, sospettato di aver aiutato il fermato a liberarsi del cadavere trascinandolo fino alla palude. Ma c’è ancora un dettaglio importante. L’uomo stava pianificando la fuga. In casa la polizia trova il biglietto per un traghetto. Destinazione finale del viaggio: l’Italia. L’aveva acquistato negli ultimi giorni in un’agenzia turistica. Ci sono tanti indizi e convergenti. Scattano le manette con le accuse di violenza sessuale, omicidio e occultamento di cadavere.
C’è anche una ricostruzione delle ultime ore della sfortunata ragazza polacca. In quel giorno si era fermata a bere qualche drink insieme a quell’uomo, che aveva appena conosciuto. Poi lui si è offerto di darle un passaggio a casa. Salgono in moto insieme, ma lui si dirige verso la sua abitazione. Convince ancora la giovane a entrare, poi tenta un approccio sessuale. Anastazja dice no. Ma lui non si dà per vinto: la aggredisce, la stordisce, la violenta. Lei tenta di difendersi e infatti ci sono segni di graffi sulle braccia dell’accusato. Poi, temendo le conseguenze del suo gesto, impaurito per la denuncia, la strangola. Aspetta poi che faccia buio e trascina il corpo (da solo? con un complice) fuori dalla casa. Passa da una porta sul retro. Sa che lì non c’è nessuna telecamera di sorveglianza che lo possa riprendere.
Il bengalese è già comparso davanti a un giudice per la convalida dell’arresto. Ha negato tutto: “Io non c’entro, sono innocente”. Ha spiegato di avere quei graffi sulle braccia e il fango sui vestiti perché era stato impegnato in alcuni lavori agricoli. Non ha negato che la polacca sia entrata nella sua casa: d’altronde lo provano le riprese del video. Ma ha sostenuto di aver avuto un rapporto consenziente con la vittima, che poi si è allontanata. La morte di Anastazja ha sconvolto la Polonia. Il primo ministro Mateusz Morawiecki ha subito commentato così su Twitter: “Sono scioccato dal brutale assassinio di questa giovane di 27 anni. L’assassino deve pagare. Per questo chiederemo alla Grecia di consegnare il sospettato, in modo che possa essere processato in un tribunale polacco”.