Musica

“Decidere che cos’è una famiglia dev’essere proibito”: Mengoni in concerto critica la Procura di Padova sulle famiglie omogenitoriali

di F. Q.

Lo ha detto forte e chiaro davanti a circa 30mila fan, in occasione della sua data a Padova del 20 giugno, entrando a gamba tesa nel dibattito politico di questi giorni: per Marco Mengoni “Una cosa dovrebbe essere proibita, poter decidere cos’è una famiglia e decidere sui bambini”.

La dichiarazione del cantante, reduce dalla vittoria di Sanremo e dalla partecipazione all’Eurovision, e adesso in tour negli stadi, ha preceduto la canzone Proibito, un pezzo molto intimo dell’ultimo album Materia (Prisma): a metà concerto Mengoni ha voluto dimostrare dal palco dello Stadio Euganeo il suo supporto a tutte le famiglie arcobaleno di Padova che negli ultimi giorni hanno visto contestata la loro genitorialità dalla Procura, che ha impugnato 33 atti di nascita dei figli delle coppie omogenitoriali, registrati dal sindaco Sergio Giordani dal 2017 ad oggi.

Alla fine della prima strofa della canzone, Mengoni ha aggiunto: “Spero che ognuno di voi trovi l’amore e la felicità che si merita, spero riusciate ad essere felici sempre per godere di ogni momento di questa vita”.

Già nel backstage l’artista aveva definito il provvedimento della Procura “una cosa disumana. Per me la famiglia è quella che ti insegna a vivere e in amore nulla dovrebbe essere proibito”. E aveva proseguito: “Stiamo parlando di bambini, di vite, di emotività soprattutto in un’età delicata. Per me la famiglia è quella che ti insegna a vivere, può essere chiunque famiglia. Io, per esempio, ho ereditato molto da mio nonno. È lui quello che mi ha insegnato a vivere. Famiglia è qualcuno che ti dà amore e ti insegna cosa dovrebbe essere giusto o sbagliato”.

In seguito alla decisione della Procura, ad una famiglia omogenitoriale di Padova è stato notificato un atto giudiziario, con cui viene richiesto al Tribunale la rettifica dell’atto di nascita della figlia della coppia di donne, disponendo la cancellazione dall’atto del nome della madre non biologica e la rettifica del cognome dato alla figlia (che adesso ha 6 anni): l’ultima parola sulla vicenda arriverà con l’udienza prevista per il 14 novembre.

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