La maggioranza pasticcia sul decreto Lavoro, uno dei provvedimenti più importanti approvati dal governo Meloni nel corso della primavera. Al Senato le forze che sostengono l’esecutivo sono andate ko in commissione Bilancio: in mattinata il voto sul parere del ministero dell’Economia al nuovo pacchetto di emendamenti (circa una decina, della relatrice Paola Mancini di FdI) è finito in pareggio con 10 sì e altrettanti no dell’opposizione, a causa dell’assenza dei due esponenti di Forza Italia, Dario Damiani e Claudio Lotito. Così la maggioranza è andata sotto, nello stesso giorno in cui in commissione Esteri della Camera si è consumato un altro dramma interno: il Mef ha dato il benestare alla ratifica del Mes e la maggioranza in imbarazzo ha dovuto rinviare il voto. “Sono nel caos”, attacca la segreteria del Pd, Elly Schlein. E il presidente del M5s Giuseppe Conte parla di “un governo Meloni allo sbando“. Mentre da destra, è corsa a minimizzare quanto accaduto: “Una tempesta in un bicchier d’acqua”, dice Antonio Tajani. I bicchieri c’entrano anche secondo Ignazio La Russa, ma erano quelli da cocktail. Secondo il presidente del Senato, infatti, il ritardo in commissione di Damiani e Lotito “è nato perché c’era un cocktail di compleanno“. La Russa ha anche precisato: “Ciò non mi impedisce di dire che al di là della occasionalità dell’incidente io ho raccomandato sia ai gruppi che ai rappresentanti del Governo di trovare dei modi per cui non si debba sempre arrivare con l’acqua alla gola. Spero che il mio richiamo generale a tutti abbia qualche esito positivo”.

Per l’opposizione però l’atteggiamento delle forze di governo è da “dilettanti allo sbaraglio“, parola del dem Antonio Misiani. “Dopo quanto avvenuto alla Camera sul Mes”, dichiara Schlein, il centrodestra al Senato “non riesce a far approvare emendamenti preparati all’ultimo minuto, che cercavano di mettere toppe ai tanti obbrobri contenuti nel Dl Lavoro”. “Il Dl Lavoro era una delle bandiere programmatiche del governo Meloni”, sottolinea la segretaria dem, che conclude: “La verità è che questo esecutivo non sta in piedi, incapace di passare dalla propaganda ai fatti”. Allo stesso modo, l’ex premier Conte in un post su Facebook sintetizza gli ultimi intoppi della maggioranza: dai fondi dimezzati per i risarcimenti dei gravi infortuni sul lavoro, con successiva retromarcia, fino agli imbarazzi sul Mes “dopo le bugie raccontate in pandemia” e al pasticcio sul decreto Lavoro, “in realtà decreto Precariato”. “In mezzo a questo caos – ricorda Conte – il carovita sottrae 61 miliardi dal conto corrente degli italiani e Meloni, che prometteva 1000 euro con un click a tutti durante il Covid, resta a guardare”. “È un Governo incapace, inutile e dannoso“, conclude il presidente del M5s.

Il caos sul Dl Lavoro
Tornando al Senato e al decreto Lavoro, lo scontro tra maggioranza e opposizione ha riguardato anche un aspetto tecnico: come proseguire. Dopo il no in Commissione, infatti, il provvedimento non poteva andare in Aula perché mancava il parere necessario per esaminare le nuove proposte di modifica presentate stamattina. In seguito alle richieste di tutti i partiti d’opposizione, con diversi momenti di tensione a Palazzo Madama, è stata convocata una conferenza dei capigruppo. La decisione è stata un ritorno in commissione Bilancio per votare un nuovo parere ai 12 emendamenti. Dopo la lunga pausa, durata oltre quattro ore, è arrivato questa volta l’ok della commissione e poco prima delle ore 19 è ripreso in Aula al Senato l’esame del dl. Fatto sta che l’inciampo della maggioranza rischia di accorciare ancora il tempo a disposizione per dare il via libera al testo. Dopo il sì del Senato, infatti, il provvedimento deve passare alla Camera, dove la discussione generale è stata calendarizzata per lunedì 26 giugno. Ovvero a una settimana esatta dalla scadenza del decreto Lavoro, fissata per il 3 luglio.

La maggioranza minimizza
La relatrice Mancini dichiara che si è trattato di “un incidente che non doveva accadere, ma rimediamo pure a questo”. La questione viene liquidata allo stesso modo come “un incidente di percorso, una tempesta in un bicchiere d’acqua” da Antonio Tajani, leader in pectore di Forza Italia. “È stato un incidente di quelli che non dovrebbero capitare ma che capitano: nessun messaggio, nessuna divisione”, ha minimizzato il vicepremier e ministro degli Esteri. Mentre anche Dario Damiani, assieme a Claudio Lotito uno dei due membri azzurri della Commissione Bilancio, ha provato a spegnere il caso: “Si è trattato solo di un contrattempo, eravamo impegnati con altro”, ha spiegato. “Quello che è accaduto in commissione Bilancio – ha aggiunto – non ha alcuna rilevanza politica. Il senatore Lotito ed io, componenti della Commissione, siamo sempre presenti e lo eravamo anche oggi, ma siamo arrivati con 15 minuti di ritardo“.

Stessa versione fornita da Lotito, senatore di Forza Italia e presidente della Ss Lazio, parlando all’Adnkronos: “Io sono quello con più presenze in assoluto. Non ho mai saltato una commissione da quando sono stato eletto”. “Io mi attengo a quello che mi dice il capogruppo – ha spiegato – noi dovevamo scendere a una certa ora e siamo scesi, se hanno votato prima non lo so”. Lotito quindi respinge le “dietrologie“, ma il pensiero non può non andare alle tensioni interne al partito dopo la morte di Berlusconi.

Le opposizioni protestano
“Sul loro provvedimento simbolo, il Decreto Precariato (che chiamano Decreto Lavoro), la maggioranza va sotto in Commissione Bilancio. Lo stato comatoso continua”, scrive in un tweet il capogruppo del M5S al Senato Stefano Patuanelli. “Maggioranza divisa e schiantata contro un muro anche in commissione bilancio”, rilancia il responsabile economia del Pd Antonio Misiani, che aggiunge: “Aula bloccata. Dilettanti allo sbaraglio“. “Quello che è successo in Commissione Bilancio è molto grave – ha detto in Aula Francesco Boccia, presidente del gruppo del Pd al Senato – un emendamento è respinto se non c’è voto in più e quindi oggi la Commissione ha bocciato gli emendanti. La maggioranza è nel caos“. Secondo li capogruppo dem, “non è più possibile tollerare il regolamento a la carte, per cui la maggioranza umiliando il Parlamento presenta rammendi all’ultimo minuito e poi pretendere di andare avanti come se nulla fosse successo“.

E Daniele Manca e Beatrice Lorenzin, esponenti dem in commissione Bilancio al Senato, sottolineano: “Questo era un provvedimento simbolo, ma si è trasformato nel primo grande fallimento di questa maggioranza”. Attacca anche il senatore M5s Orfeo Mazzella, che in una nota scrive: “Quanto accaduto poco fa in commissione Bilancio sul decreto Lavoro è l’emblema dell’inettitudine di questa maggioranza. La relatrice Mancini parla di ‘incidente‘: ma quale incidente? Hanno passato mesi interi a dirci che erano ‘pronti‘, e poi nemmeno si presentano in commissione quando è ora di votare”. E Mazzella conclude: “In che mani siamo”.

Il richiamo (vano) arrivato da Meloni
Tra l’altro, il pasticcio della maggioranza arriva proprio a pochi giorni di distanza dal richiamo firmato direttamente dagli uffici del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, su mandato della premier Giorgia Meloni. La circolare, recapitata a tutti i componenti del governo e ai sottosegretari, ricordava la necessità di presenze e tempi breve per approvare senza intoppi i tanti provvedimenti in scadenza nel corso dell’estate: “Per evitare situazioni spiacevoli e che possano metterci in difficoltà, abbiamo predisposto delle regole più stringenti rispetto al metodo già esistente”. Il diktat interno però serviva a scongiurare imprevisti in Aula, ma la stretta riguardava anche le Commissioni: alla prima occasione, però, è arrivato l’inciampo.

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