Delusione Italia. Dopo il clamoroso boom dello scorso anno, l’edizione 2023 del The World’s 50 Best Restaurants ha un retrogusto piuttosto amaro per il nostro paese, che esce acciaccato dallo svelamento dell’annuale classifica che premia il meglio della ristorazione globale, chi si impegna nella ricerca, chi valorizza gli ingredienti del territorio attraverso piatti innovativi e chi eccelle nell’arte dell’accoglienza. Il risultato? Il consolidamento della potenza gastronomica del Sudamerica, con ben nove ristoranti nei primi cinquanta posti e il podio dominato dal ristorante Central di Lima, di Virgilio Martinez e Pía Léo, che portano la cucina sudamericana sulla vetta del mondo.
GLI ITALIANI IN AFFANNO AI WORLD’S 50 BEST RESTAURANTS
Piccola premessa: le oscillazioni sono una costante del The World’s 50 Best Restaurants. Un anno si domina, quello dopo si scivola in basso. La classifica è mobile, è un’istantanea dello stato della ristorazione mondiale e tutto dipende dai 1.080 esperti internazionali del premio promosso da S.Pellegrino & Acqua Panna. La prima nota è comunque positiva: il miglior piazzamento tra gli italiani è quello di Lido 84 a Gardone Riviera (Brescia) con lo chef Riccardo Camanini che scala una posizione, salendo dall’ottava alla settima. Poi però tocca arrivare al sedicesimo posto per trovare un altro ristorante italiano: si tratta del Reale di Niko Romito di Castel di Sangro, che scende di un gradino al sedicesimo posto. Mauro Uliassi a Senigallia ottiene la posizione 34 (l’anno scorso era al dodicesimo ed era stata la new entry più alta); Le Calandre dei fratelli Alajmo, a Rubano, è in quarantunesima posizione (era al decimo) mentre al quarantaduesimo c’è l’iconico Piazza Duomo di Alba, di chef Enrico Crippa (era 19esimo nel 2022). Esce di scena invece il St Hubertus di Norbert Nierderkofler, al ventinovesimo lo scorso anno, avendo chiuso per ristrutturazione. L’altra nota positiva è l’unico nuovo ingresso italiano di quest’anno, nelle posizioni dalla 51 alla 100, quello di Enrico Bartolini: lo chef 12 stelle Michelin si è piazzato ha debuttato in classifica all’ottantacinquesimo posto. E non può che migliorare.
LA CLASSIFICA COMPLETA DEI PRIMI 50 POSTI
Questa è la classifica completa die primi cinquanta ristoranti al mondo: 1. Central (Lima); 2. Disfrutar (Barcelona); 3. Diverxo (Madrid); 4. Asador (Etxebarri Atxondo); 5. Alchemist (Copenhagen); 6 .Maido (Lima); 7. Lido 84 (Gardone Riviera); 8. Atomix (New York); 9. Quintonil (Mexico City); 10. Table by Bruno Verjus (Paris); 11. Trèsind Studio (Dubai); 12. A Casa do Porco (São Paulo); 13. Pujol (Mexico City); 14. Odette (Singapore); 15. Le Du (Bangkok); 16. Reale (Castel di Sangro); 17. Gaggan Anand (Bangkok); 18. Steirereck (Vienna); 19. Don Julio (Buenos Aires); 20. Quique Dacosta (Kenia); 21 Den (Tokyo); 22. Elkano (Getaria); 23. Kol (London); 24. Septime (Paris); 25. Belcanto (Lisbon); 26. Schloss Schauenste in Fürstenau; 27. Florilège (Tokyo); 28. Kjolle (Lima); 29. Boragò (Santiago); 30. Frantzén (Stockholm); 31. Mugaritz (San Sebastian); 32. Hiša Franko (Kobarid); 33. El Chato (Bogotá); 34. Uliassi (Senigallia); 35. Ikoyi (Londra); 36. Plénitude (Parigi); 37. Sézanne (Tokyo); 38. The Clove Club (Londra); 39, The Jane (Anversa); 40. Restaurant Tim Raue (Berlino); 41. Le Calandre (Rubano); 42. Piazza Duomo (Alba); 43. Leo (Bogotá); 44. Le Bernardin (New York); 45. Nobelhart & Schmutzig (Berlino); 46. Orfani Bros Bistro Dubai; 47. Mayta (Lima); 48. La Grenouillère La Madeleine-sous-Montreuil; 49. Rosetta Mexico City; 50. The Chairman (Hong Kong).
CHI SALE E CHI SCENDE E COSA SUCCEDE ALLA RISTORAZIONE ITALIANA
Ma che cosa emerge dalla classifica di questa ventunesima edizione? Oltre al dominio della cucina sudamericana, si rafforza anche quella asiatica, con ben sette ristoranti tra i primi cinquanta. In generale, l’Europa un po’ sonnecchia – basti sottolineare come abbia appena quattro chef nella seconda parte della classifica –, se la cava sempre bene la Spagna e per fortuna le eccellenze italiane non mancano. A cominciare da Massimo Bottura: la sua Osteria Francescana di Bottura fa parte dei “The Best of the Best” e non gareggia perché il regolamento di The World’s 50 Best Restaurants esclude dalla premiazione i vincitori delle precedenti edizioni. Ma che succede, invece, alla ristorazione italiana? La sintesi perfetta la fa Dissapore, spiegando da una parte come queste classifiche non siano solo una questione legata alle élite che possono permettersi l’alta ristorazione (sottolineando l’importanza della cucina e della cultura del cibo nel mondo) e soprattutto come l’Italia debba darsi una scossa. “Siamo il Paese del buon cibo, è vero, ma lo siamo solo a parole. E lo difendiamo probabilmente nella maniera più sbagliata possibile, continuando a tutelare l’italianità delle proposte prima ancora che la qualità. In Italia, semplicemente, si crede e si investe troppo poco nell’alta ristorazione. Ed è un paradosso, nel Paese che ha fatto delle sue eccellenze gastronomiche un motivo di vanto internazionale”. Analisi più che condivisibile.