Il Centro italiano aiuti all’infanzia (Ciai) si è schierato a favore dell’adozione di minori da parte di single e coppie dello stesso sesso. Una posizione espressa per la prima volta pubblicamente e arrivata dopo oltre un decennio di studi internazionali e lavoro sul campo. “Dagli studi non emergono differenze tra le coppie omogenitoriali e quelle eterogenitoriali nella crescita di un bambino”, dice a ilfattoquotidiano.it Graziella Teti, esperta di adozioni internazionali e membro del consiglio direttivo del Ciai. “Era una convinzione che avevamo da tempo, maturata dall’osservazione delle adozioni in tutto il mondo. Il Consiglio Direttivo ha condiviso con la base associativa la scelta di rendere pubblica la nostra posizione sperando che avrebbe stimolato un dibattito sulle norme”. L’auspicio è che questa mossa, come anche l’apertura formale alle coppie omosessuali, accenda una prima luce. “Pensiamo che da una parte si debba osservare la realtà che è quella di tantissime famiglie omogenitoriali che si sono formate in questi anni e dall’altra forse vanno superate delle resistenze più di tipo culturale. Non dobbiamo avere fretta, però bisogna incominciare a parlarne”, spiega Graziella Teti. Questo dialogo sembra sempre più urgente dopo che la procura di Padova ha impugnato l’atto di nascita di 33 bambini figli di coppie gay, provvedimento che si aggiunge al blocco delle trascrizioni. “Un passo indietro”, secondo Lasio. “Negli ultimi anni le trascrizioni hanno rappresentato una soluzione per molte famiglie. Avere entrambe le mamme o entrambi i papà nel certificato anagrafico fa sì che entrambi i genitori abbiano non solo pari diritti ma pari doveri nei confronti del bambino”.
In Italia la legge di riferimento è la 184 del 1983. Riconosce la possibilità di adottare un bambino solo a coppie unite in matrimonio da almeno tre anni senza separazioni. A single o coppie omosessuali in Italia l’adozione non è consentita se non in casi speciali. Di norma, gli aspiranti genitori devono sottoporsi a un iter di verifica dell’idoneità che dura in media 35,9 mesi (dati Commissione per le adozioni internazionali 1° semestre 2022) e avere molte altre caratteristiche. Tra quelle di base, per esempio, essere considerati “idonei e capaci di educare, istruire e mantenere i minori che intendano adottare”. Il vincolo più stringente rimane il matrimonio, riconosciuto in Italia solo alle coppie di sesso diverso. “E’ importante che la legge sulle adozioni venga aggiornata – spiega Teti – Nelle strutture ci sono molti minori con situazioni complesse che potrebbero trovare una casa con famiglie mono o omogenitoriali”.
Sul piano scientifico, escludere coppie dello stesso sesso e single dalle adozioni non sembra avere alcun fondamento. Come dichiara a ilfattoquotidiano.it Diego Lasio, docente di Genere, sessualità, intersezionalità presso il dipartimento di Pedagogia, Psicologia e Filosofia dell’Università di Cagliari e consulente del Ciai. “A incidere sono altri fattori. La ricerca scientifica – dice Lasio – non solo non rileva differenze tra coppie etero o omogenitoriali, ma ha fatto un passo in più: ha abbandonato l’idea che la struttura familiare in sé faccia la differenza. La composizione familiare non incide rispetto al benessere delle bambine dei bambini e quindi rispetto alle capacità di prendersene cura”. Questo cambiamento è legato anche all’evoluzione sociale che ha investito la famiglia negli ultimi decenni. “Un tempo – afferma il docente – l’aspetto più emotivo di cura e di trasmissione dell’affetto era delegato soprattutto alla madre, mentre il padre, negli studi classici della Psicologia, trasmetteva le norme per la vita sociale. Oggi queste funzioni sono slegate dal genere, perché abbiamo capito che ciascun singolo può metterle in atto in modo adeguato anche esercitando il suo ruolo genitoriale”. I comportamenti studiati dalla psicologia riguardano la capacità di cura, l’accudimento emotivo e materiale, ma anche la capacità di organizzare gli spazi di vita delle bambine dei bambini. “Queste sono capacità che si apprendono e che consentono di portare a compimento le funzioni genitoriali”, spiega Lasio.
Da inizio giugno, il Ciai ha aperto uno sportello per rispondere ai dubbi degli aspiranti genitori. A presentarsi non sono solo coppie omogenitoriali o single, ma chiunque abbia bisogno di informazioni per adottare o accoglierne uno in affido, che è consentito per single, coppie etero e omogenitoriali. “In molti chiamano per avere delle informazioni di base, perché non sempre sanno quali siano le condizioni di accesso alle adozioni. Aumentano però le richieste di chi cerca corsi di formazione: gli aspiranti genitori vogliono sempre di più prendere consapevolezza di cosa vuol dire adottare e crescere un figlio adottivo, prima di farlo.