L'autore ha commentato la traccia che lo vede protagonista: ecco le sue parole a LaPresse
Oggi 21 giugno iniziano gli esami di maturità 2023. A scriverne, a leggerne, tornano alla memoria quei momenti che tutti noi abbiamo vissuto: ansie, paure, emozioni che non tornano più. Ma torniamo sul punto. Tra le tracce della prima prova, scelte dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, c’è anche Marco Belpoliti. Nella fattispecie si tratta della prima traccia, tipologia C, Tematica di Attualità, proposta 2: “Marco Belpoliti ‘Elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp‘”. Il testo proposto è estratto dal quotidiano La Repubblica, in particolare da un articolo del 2018 in cui si riflette sull’importanza dell’attesa e il ruolo che essa ricopre nella società odierna, in cui desideriamo che tutto venga fatto velocemente. Prima di rivelare il testo completo della traccia, ci si sofferma sulla figura dell’autore in questione. Chi è esattamente? Marco Belpoliti, classe 1954, è un critico, scrittore e giornalista iscritto all’Ordine dal 1982. Come riportato dell’Enciclopedia Treccani, Belpoliti si è laureato in Lettere e Filosofia presso l’Università di Bologna, discutendo una tesi in Semiotica con Umberto Eco ed insegna Critica Letteraria, Culture Moderne Comparate e Letterature e Culture Visive presso l’Università degli studi di Bergamo. Inoltre è un collaboratore di testate giornalistiche quali L’Espresso e La Repubblica. Tra i suoi lavori si sottolineano diverse edizioni delle opere di Primo Levi e di Italo Calvino.
“Elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp” è un articolo scritto da Belpoliti per il quotidiano La Repubblica il 30 gennaio 2018. Il testo riportato nella traccia sottoposta ai maturandi recita quanto segue: “Non sappiamo più attendere. Tutto è diventato istantaneo, in ‘tempo reale’, come si è cominciato a dire da qualche anno. La parola chiave è: ‘Simultaneo’. Scrivo una email e attendo la risposta immediata. Se non arriva m’infastidisco: perché non risponde? Lo scambio epistolare in passato era il luogo del tempo differito. Le buste andavano e arrivavano a ritmi lenti. Per non dire poi dei sistemi di messaggi istantanei cui ricorriamo WhatsApp. Botta e risposta. Eppure tutto intorno a noi sembra segnato dall’attesa: la gestazione. l’adolescenza, l’età adulta. C’è un tempo per ogni cosa, e non è mai un tempo immediato. [..] Chi ha oggi tempo di attendere e di sopportare la noia? Tutto e subito. È evidente che la tecnologia ha avuto un ruolo fondamentale nel ridurre i tempi d’attesa, o almeno a farci credere che sia sempre possibile farlo. Certo a partire dall’inizio del XIX secolo tutto è andato sempre più in fretta. L’efficienza compulsiva è diventato uno dei tratti della psicologia degli individui. Chi vuole aspettare o, peggio ancora, perdere tempo? [..] Eppure ci sono ancora tanti tempi morti: “Si prega di attendere” è la risposta che danno i numeri telefonici che componiamo quasi ogni giorno. Aspettiamo nelle stazioni, negli aeroporti, agli sportelli, sia quelli reali che virtuali. Attendiamo sempre, eppure non lo sappiamo più fare. Come minimo ci innervosiamo. L’attesa provoca persino rancore. Pensiamo: non si può fare più velocemente?”.
Quindi il compito per gli studenti: “Nell’articolo di Marco Belpoliti viene messo in evidenza un atteggiamento oggi molto comune: il non sapere attendere, il volere tutto e subito. A partire dal testo proposto e traendo spunto dalle tue esperienze, dalle tue conoscenze e dalle tue letture rifletti su quale valore possa avere l’attesa nella società del “tempo reale” Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto”.
IL COMMENTO DELLA TRACCIA, BELPOLITI: “NESSUNO ASPETTA PIÙ, MA LA NOIA AIUTA IL PENSIERO” – Intervistato da LaPresse, lo stesso autore ha commentato la traccia: “WhatsApp e tutto il resto sono attivatori della nostra impazienza”. “In realtà noi aspettiamo sempre, in aeroporto, un treno in ritardo, la fila dal gelataio, dal medico. Aspettiamo perché siamo tanti e facciamo quasi contemporaneamente le stesse cose e quindi siamo costretti ad aspettare. L’impazienza è diventata irrimediabile – ha spiegato -. Entriamo nella vita degli altri in maniera immediata. La relazione è non solo immediata, ma ci diamo del tu cioè gli altri per noi sono a distanza di gomito. Questa prossimità ci autorizza a chiedere agli altri: ‘Mi ami?’, ‘Mi rispondi?’, ‘Non hai rispetto’. Nessuno aspetta più e deve riempire la ‘noia del grande avversario’ ma la noia, come diceva Walter Benjamin, aiuta il pensiero“. E ancora ha detto: “Tutti con il cellulare in mano, in metro, allo studio medico, mentre aspetto di fare le analisi del sangue. Pochi tengono lo sguardo fisso nel vuoto. Questi spazi interstiziali sono diventati la maggior parte delle nostre vite, tutto è un interstizio. Tutti gli scrittori interrogati a un certo punto della loro vita dicono: ‘Da bambino mi annoiavo’, ma la noia è fondamentale per immaginare, sognare e creare il futuro”. Infine Belpoliti ha concluso: “Non ho tv né social, perché non sono entrato nell’epoca di Facebook, da allora tutto è andato accelerando e io non ho molto tempo. Ho ‘smesso’ la tv all’epoca di ‘Mani pulite’. Questo è il mio quarto d’ora di celebrità, ho speso così, con questa intervista, il mio ticket di celebrità”.