Mentre i soccorritori cercano il Titan – inseguendo i rumori che arrivano dall’Oceano – si cerca di capire se i passeggeri del sommergibile diretto al relitto del Titanic possano avere ancora speranza di salvezza. Le speranze in realtà non sono appese al classico filo, ma ai conti. Se i soccorritori della Guardia costiera di Usa e Canada – che ormai da due giorni cercano di individuare il punto in cui si trova il mezzo con cinque passeggeri a bordo – hanno calcolato bene una serie di fattori, dal punto in cui si è inabissato il Titan alle correnti, allora resta una remota chance di ritrovare il mezzo scomparso e forse anche i membri dell’equipaggio in vita. Per il salvataggio del sottomarino del Titanic tutto sta “in come si sono mossi i sonar, quanta area di mare hanno scandagliato e – spiega il pilota di sottomarini ed esperto di relitti Fernando Cugliari a La Repubblica – per quanto tempo ci hanno lavorato. Solo se forniranno la prova di aver trovato qualcosa là sotto, allora l’uso dei Rov (il robot sottomarino operato a distanza, ndr) avrà senso”.
Se trovano qualcosa “ti fornisce le coordinate con un punto esatto su dove potrebbe essere il sottomarino. Solo allora vale la pena di usare il Rov”. E’ ciò che sta avvenendo ora: “Mandare un Rov senza un ritorno specifico dai sonar sarebbe come calare l’ago in un pagliaio. Normalmente lo si usa solo se si ha certezza di dove è l’oggetto”. Alla domanda se c’è ancora speranza di salvare l’equipaggio l’esperto risponde: “Se le operazioni sono partite fin da subito, se sono stati veloci e bravi con i calcoli, allora c’è speranza. Il fatto che abbiano ancora poche ore di ossigeno sembra drammatico, ma apre alla possibilità che siano ancora vivi. I 4000 metri, nel grande buio, sono davvero una profondità importante, ma dobbiamo avere fiducia che un salvataggio sia ancora possibile”.