“Lavoratori che percepivano una paga oraria di 5,37 euro lordi, pari a una retribuzione mensile di circa 930 euro lordi e 650 netti”. Accuse di sfruttamento del lavoro e caporalato hanno portato il gip di Milano Domenico Santoro, dopo l’inchiesta della Guardia di finanza di Como coordinata dal pm milanese Paolo Storari, a disporre il “controllo giudiziario” per la società Servizi Fiduciari, la cooperativa che fa parte del grande Gruppo comasco Sicuritalia, leader nel mercato italiano della sicurezza e della vigilanza privata e secondo gruppo del settore in Europa. Il commissariamento è volto a bonificare l’impresa dalle condizioni imposte ai lavoratori e da uno sfruttamento che avrebbe svolto “una funzione di volano per gli introiti” che dal 2016 ad oggi sono raddoppiati. Le indagini hanno poi rivelato “atti di violenza (specialmente verbale), minacce e intimidazioni” ai danni dei lavoratori. Ma anche “carenze igienico-sanitarie” e “insalubrità o pericolosità intrinseche”. Infine, le decine di testimonianze raccolte e inserite ora nel decreto del gip, comprese quelle di chi racconta che in caso di malattia si scende a 450 euro al mese e che in media si fanno “80 ore di straordinario al mese lavorando anche 20 ore al giorno“. O quella di chi è stato accoltellato e si è visto offrire 24 euro.
La Gdf è entrata anche nelle sedi del gruppo Sicuritalia che si trovano a Milano, dove la procura ha appena sequestrato 48 milioni al gigante della distribuzione Esselunga, indagato per frode fiscale sull’Iva che sarebbe stata attuata proprio grazie a cooperative come la Servizi Fiduciari, cui Esselunga ha versato 8,6 milioni di euro tra il 2017 e il 2020 per la vigilanza in appalto, così come altre decine di grossi clienti, comprese istituzioni come la Regione Sardegna.. Al centro dell’indagine della Gdf di Como i 9.000 addetti alla vigilanza non armata del gruppo Sicuritalia, “gli omini disarmati che presidiano le reception e i cantieri”, come li ha definiti qualche anno fa il proprietario e amministratore delegato del Gruppo Sicuritalia, Lorenzo Manca, dal 1994 alla guida dell’azienda di famiglia. Oggi l’inchiesta condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf di Como rivela che gli omini sono sottopagati e vittime di violenze e minacce. Si tratta dei dipendenti della cooperativa Servizi Fiduciari, oggetto dell’indagine “per accertare che la società cooperativa, al fine di proporsi sul mercato con prezzi oltremodo competitivi, abbia effettuato azioni di sfruttamento del lavoro approfittando dello stato di necessità dei suoi attuali oltre 9.000 lavoratori”.
Il gip ha firmato un decreto in cui l’ipotesi di reato è “sfruttamento del lavoro“. Per l’accusa di caporalato e data “la gravità ed il perdurare delle situazioni accertate, nonché le imponenti dimensioni aziendali in termini di fatturato e lavoratori impiegati, ha ritenuto necessaria la nomina di un Amministratore giudiziario che affiancherà l’imprenditore indagato per il delitto di caporalato” nella gestione “dell’azienda e controllerà il rispetto delle norme e delle condizioni lavorative la cui violazione costituisce indice di sfruttamento lavorativo e procederà alla regolarizzazione dei lavoratori”. Nell’inchiesta sono indagati Nicola Diamante, legale rappresentante della Servizi Fiduciari, per caporalato e la stessa società, con sede a Como, per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Il gruppo Sicuritalia ha registrato fatturati e personale in crescita anche durante la pandemia. Oggi ha più di 100mila clienti e ricavi per oltre 700 milioni e più di 17 mila dipendenti. Ma ha sempre avuto da lamentarsi dei conti della sua cooperativa, la Servizi Fiduciari per la quale lavorano gli addetti alla vigilanza, anche loro sempre aumentati negli anni. Come già denunciato da ilfattoquotidiano.it, per quasi un decennio le lamentele hanno giustificato deroghe al già misero contratto collettivo nazionale, il famigerato ccnl Servizi fiduciari, più volte dichiarato incostituzionale per i bassi livelli salariali, incompatibili con l’articolo 36 della Carta. Proprio alcune sentenze di lavoro della Corte d’Appello di Milano e della Cassazione sono ora alla base dell’ipotesi di reato per sfruttamento del lavoro, visto che, dicono gli atti, la società registrava “i propri lavoratori” al “livello D” del contratto collettivo, “che prevede una paga oraria” di meno di 5,4 euro all’ora. Una cifra che, scrivono pm e gip, non è “sicuramente proporzionata né alla qualità né alla quantità del lavoro prestato” per garantire una “esistenza libera e dignitosa”. Tolte tutte le ritenute fiscali e previdenziali, lo stipendio mensile scendeva poi a circa “650 euro” al mese.
In passato alcuni sindacalisti hanno denunciato prassi assembleari a scapito dei soci lavoratori e non solo. Denunce che oggi trovano conferma nelle indagini della Gdf dalle quali è emersa “la sostanziale inesistenza della partecipazione dei soci lavoratori alla direzione della cooperativa e la sua eterodirezione da parte dei vertici della principale società committente”.”Con l’obiettivo di far emergere il settore, nel 2013 il ccnl Servizi fiduciari nasce già con un elemento di dumping e un conseguente, significativo risparmio per le aziende”, spiega Stefano Franzoni, segretario nazionale Uiltucs. “Ma Sicuritalia ha fatto di più: usando la cooperativa e la più favorevole normativa connessa ha sistematicamente derogato a quel contratto già povero, drogando il mercato dei suoi stessi concorrenti, diventando un gigante che ha comprato altre aziende del settore in Italia e all’estero”. A peggiorare il loro contratto ci pensavano gli stessi soci lavoratori della cooperativa, che anno dopo anno hanno approvato deroghe giustificate da continue crisi, rinviando l’adeguamento al ccnl perché, diceva l’azienda, “avrebbe portato al dissesto economico-finanziario della cooperativa e a ripercussioni sui livelli occupazionali”.
In sostanza, migliaia di lavoratori hanno approvato o meglio, hanno accettato di approvare deroghe al ccnl e quindi condizioni ancora peggiori. Tanto da essere costretti ad accettare, dicono gli inquirenti, “prestazioni straordinarie di lavoro per raggiungere uno stipendio che potesse garantire loro un livello minimo di sopravvivenza“. Proprio le condizioni di sfruttamento dei lavoratori si ritiene abbiano svolto “una funzione di volano per gli introiti di quest’ultima, il cui fatturato è raddoppiato dal 2016 ad oggi e l’ha collocata tra le aziende leader in Italia nel settore”. “Il raddoppio del fatturato Sicuritalia l’ha fatto col giochino del gruppo in salute e la cooperativa in crisi, derogando a un contratto già penalizzante”, commenta Franzoni di Uiltucs. Scaduto da oltre otto anni, proprio di recente il ccnl Servizi fiduciari sembra essere finalmente arrivato all’accordo per il rinnovo. Ma si tratterebbe di appena 140 euro spalmati in 4 anni, addirittura sotto la soglia dell’adeguamento Istat. Un rinnovo tardivo e misero per un contratto già povero. Oggi, forse, se ne comprendono alcune ragioni.
“Sono stato accoltellato da un ladro che avevo fermato all’interno del supermercato. In quella circostanza la Servizi Fiduciari mi ha corrisposto un’indennità di 24 euro in quanto la ferita che avevo riportato, a loro avviso, non era grave”. E’ una delle decine di testimonianze contenute nel decreto del gip. Una donna ha raccontato agli inquirenti che quando stava male percepiva “una somma netta mensile di circa 450 euro”, perché non poteva fare gli straordinari (pagati, tra l’altro, “0,80 euro” in più all’ora). Un altro lavorava in “un gabbiotto in lamiera privo di riscaldamento” e di “servizi igienici” e altri ancora non ricevevano dall’azienda le mascherine “in periodo di pandemia Covid”. In tanti hanno messo a verbale di aver accettato queste condizioni di lavoro perché si trovavano “in forti difficoltà economiche”. E alcuni hanno parlato delle “minacce” ricevute: “Mi dissero che se non mi andava bene potevo anche rimanere a casa”. Un’altra guardia privata ha spiegato di essere “riuscito ad ottenere tre giorni di ferie solo al momento in cui mio padre stava per morire“. E poi c’era chi arrivava a guadagnare “900 euro” netti al mese facendo “circa 170 ore di lavoro mensili”, magari lavorando “su doppi turni di servizio, rinunciando anche ai riposi settimanali”.