Mentre è in crisi il processo di globalizzazione che tecnologia e neoliberismo ci hanno imposto più di mezzo secolo fa, mentre scricchiola l’egemonia mondiale americana che la presunta fine della storia ha sancito più di 30 anni orsono, mentre diecine di macellerie belliche celebrano in tre continenti su cinque il trionfo della disumanità organizzata, mentre gli Stati Uniti calendarizzano la guerra contro la Cina entro la fine di questo decennio, mentre crescono le disuguaglianze nel Primo mondo, montano le tendenze autoritarie nelle democrazie e falliscono le politiche di sviluppo nel Terzo mondo, il mondo prosegue, demente, imperterrito e baldanzoso, la sua corsa insensata verso l’autodistruzione ecologica.
“Dove stiamo andando?” si chiede Serge Latouche. E si risponde: “Dritti contro un muro. Siamo a bordo di un bolide senza pilota, senza marcia indietro e senza freni, che sta andando a fracassarsi contro i limiti del pianeta… Ormai il problema non è più quello di evitare la catastrofe, ma solo di limitarla, e soprattutto di domandarsi come gestirla”.
La massima questione di fronte alla quale è posta la generazione nostra e quella subito a seguire è la giustizia ambientale. Kennet Building denunzia senza mezzi termini che “chi crede possibile la crescita infinita in un mondo finito, o è un pazzo o è un economista”. Serge Latouche ironicamente chiosa: “Il dramma è che ormai siamo tutti più o meno economisti”. Intanto i dati fisici, geologici e biologici dimostrano in modo sempre più sfacciato che la finitezza del pianeta ci impedisce di proseguire sulla strada di una crescita fine a se stessa.
Ho la fortuna di dirigere una Scuola – quella del Fatto Quotidiano – che non pretende di professionalizzare gli allievi ma solo di attrezzare il loro senso di cittadinanza. In questo primo semestre abbiamo realizzato due corsi: uno per analizzare il passaggio epocale dalla società industriale a quella postindustriale nella quale ci stiamo addentrando con inquietudine crescente; l’altro per esplorare appunto le questioni cruciali connesse allo stato del Pianeta. Nel prossimo semestre affronteremo altre tre tematiche cruciali: l’orientamento scolastico e professionale dei giovani; la rivoluzione in atto nel mondo del lavoro e lo stato di salute della nostra Costituzione.
Dal 21 aprile al 17 giugno, per dieci settimane consecutive, i maggiori esperti di discipline ecologiche, tutti docenti universitari parimenti impegnati nella ricerca scientifica e nelle battaglie civili, hanno tenuto un corso telematico di 120 ore mirato sui dieci temi essenziali della giustizia ambientale. Gli allievi, dai 30 ai 90 anni, di varie regioni e professioni, hanno dato vita con i docenti a un network di grande e sinergica portata.
Ogni docente ha impegnato i partecipanti per 12 ore di lezioni ed esercitazioni. I docenti, tutti scelti per il loro indiscusso prestigio, sono professori al Politecnico di Milano (Paolo Pileri e Marco Ponti); all’Università di Pollenzo (Carlo Petrini e Silvio Greco); all’Università di Firenze (Stefano Mancuso); all’Università di Roma La Sapienza (Livio De Santoli); all’Università di Roma Tor Vergata (Leonardo Becchetti); all’Università di Napoli Federico II (Paolo Maddalena, vice Presidente emerito della Corte Costituzionale); all’Università di Napoli Parthenope (Paola Mercogliano). Grazia Pagnotta, che insegna all’Università Roma Tre, ha coordinato tutte le unità didattiche e ha tenuto una lezione sulla cultura ambientalista e la sua storia. Il direttore d’orchestra e compositore Aurelio Canonici ha illustrato, attraverso celebri brani sinfonici, l’influenza esercitata dall’ambiente sulla creatività musicale e Luca Sommi, docente alla scuola Holden di Torino, ha fatto altrettanto attraverso significativi esempi di creatività letteraria.
Abbiamo chiesto a ciascun docente di sintetizzare per i lettori del Fatto Quotidiano le lezioni tenute alla Scuola e, a partire da questa settimana, il giornale riporterà le preziose sintesi ogni venerdì. La Scuola e il giornale hanno sostenuto questo progetto pedagogico nella consapevolezza che non c’è più tempo da perdere. Ormai il grido dei poveri di tutto il mondo è indistinguibile dal grido degli animali, delle piante, di ogni essere vivente e del corpo stesso del pianeta. Sappiamo scientificamente e storicamente – e lo avvertiamo ogni giorno sulla nostra pelle – che non può esserci giustizia sociale senza giustizia ambientale. Sono un’unica cosa.
Il primo passo da compiere è dunque un cambio di paradigma intellettuale, la capacità di concepire un’economia e una società radicalmente diverse, con pensieri nuovi e metodi nuovi. Ciò che la Scuola di cittadinanza del Fatto Quotidiano si propone di alimentare.
Piano delle uscite settimanali
1. Ferdinando Boero: Ecosistemi, biodiversità, Homo sapiens
2. Paolo Maddalena: I beni comuni
3. Leonardo Becchetti: L’economia circolare
4. Carlo Petrini: Il sistema alimentare
5. Silvio Greco: Come salvare il mare
6. Livio De Santoli: Il sistema energetico
7. Paolo Pileri: Degrado e consumo del suolo
8. Marco Ponti: I trasporti e l’ambiente
9. Paola Mercogliano: Emergenza clima
10. Stefano Mancuso: Il pianeta delle piante
11. Grazia Pagnotta: La cultura ambientalista e la sua storia.