Lino Banfi ricorda Silvio Berlusconi su Il Messaggero: “Una grande amicizia: sentirò la mancanza della telefonata che mi faceva da quarant’anni, tutti gli anni, ogni 11 luglio: ‘Ciao vecchio, come stai?’. Quando mi scritturò all’inizio degli Anni 80 per fare Risatissima, lui ci teneva che io lo sfottessi perché funzionava: la gente rideva. Io dicevo ‘quest’uomo quando sono andato a trovarlo a Mileno, credevo che era tre metri e mezzo, invece era un uomo normale anzi più basso di me con delle recchie tipo elefanteì. Più dicevo queste cose, più lui veniva in camerino: ‘Lino picchia, va bene: la gente ride!‘”. Poi il ricordo di quando l’attore andò a trovare l’ex premier scomparso dopo l’attacco con la statuetta del Duomo: “Il fratello Paolo mi fece entrare ma combinai un guaio: io volevo farlo ridere, ma lui non poteva: ‘Porca puttena Silvio, che ti hanno fatto? Altro che corpo contro un dente ma questo è contro quattro denti’. Lui non poteva ridere aveva paura che si aprissero i punti”. E c’è spazio per parlare di carriera, di vita ma anche per rispondere a una domanda apparentemente lontana dalla vita del comico, cos’è il dolore: “È una cosa talmente forte che comincia quasi con un odio verso tutti e poi invece stranamente in certi momenti il dolore diventa quasi una carezza. Delle sere, solo davanti alla tv, automaticamente dico una frase girando la testa verso destra, verso la poltrona che adesso è vuota, pensando che mia moglie sia ancora lì. Poi in un attimo capisco. Allora lascio la parola a metà. Però quella è quasi una gioia che provo in quel momento. Quindi il dolore provoca anche rilassamento, sorriso, insomma è una strana sensazione che non si può spiegare“.
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