Continuano a emergere particolari sulle azioni precedenti al brutale pestaggio che ha portato alla morte il senzatetto 43enne di origini ghanesi Akwasi Adofo Friederick a Pomigliano d’Arco (Napoli). Per l’omicidio sono stati fermati due 16enni, ora accusati di “omicidio aggravato da crudeltà e futili motivi”, individuati grazie alle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso la scena.
Secondo quanto riporta Il Messaggero, alcuni testimoni residenti nella zona in cui si è consumato l’omicidio hanno dichiarato alla stampa che la vittima era “presa di mira da tempo” ed è stata aggredita diverse volte negli ultimi mesi, fino “farlo sanguinare con un colpo di mazza in testa”. Alcuni dei residenti offrivano ospitalità all’uomo per salvarlo da situazioni di difficoltà: “Gli lanciavano le pietre mentre dormiva. A volte lo facevamo entrare nei nostri appartamenti per proteggerlo, per pulirlo. Gli portavamo da mangiare”.
Friederick era in Italia da oltre dieci anni e nel 2012 era stato ospitato presso un albergo della città insieme ad altri migranti in attesa dell’asilo politico richiesto. Aveva anche conseguito a Pomigliano il diploma di scuola media. Per arrivare in Italia dal Ghana aveva dovuto attraversare il deserto del Sahara finendo poi imprigionato in un lager libico prima di imbarcarsi su un barcone e attraversare il Mediterraneo.
Sono molti i pomiglianesi che erano affezionati all’uomo, e che in questi giorni stanno lasciando dei messaggi, biglietti e fiori sulla panchina dove era solito sostare. Il parroco della chiesa San Francesco, don Pasquale Giannino, giovedì ha organizzato una marcia silenziosa dalla panchina di via Gramsci fino alla parrocchia, dove spesso dormiva in un sacco a pelo in via Principe di Piemonte e dove è avvenuta l’aggressione. L’uomo era spesso era supportato dall’aiuto della Caritas parrocchiale.