“La società committente, azienda leader nell’ambito della grande distribuzione organizzata, abusa dei benefici offerti dal sistema illecito, neutralizzando il proprio cuneo fiscale mediante l’esternalizzazione della manodopera e di tutti gli oneri connessi. Ciò comporta l’utilizzo di fittizi contratti d’appalto per prestazioni di servizi che, invero, dissimulano l’unico, reale oggetto del negozio posto in essere tra le parti, ossia la mera somministrazione di personale effettuata in violazione delle norme che ne regolamentano la disciplina”. A definire così Esselunga, una catena delle catene di supermercati più conosciute in Italia, sono le parole del pm di Milano Paolo Storari nel decreto con cui ha ordinato il sequestro di quasi 48 milioni di euro. Storari è titolare anche delle indagini che hanno messo nel mirino DHL Supply Chain (Italy), gruppo GLS. Spumador spa, Salumificio Beretta, Spreafico spa, Movìmoda, Uber, TNT, LIDL, Fiera Milano, Schenker, Aldieri spa, gruppo Cegalin – Hotelvolver, BRT, Geodis e che in alcuni casi per esempio hanno portato all’assunzione in massa dei lavoratori come per Dhl o l’amministrazione giudiziaria per Brt e Geodis.
Il sequestro da quasi 48 milioni di euro – Ora nell’elenco delle società colpite c’è Esselunga. La cui “condotta fraudolenta dura da numerosi anni e ha comportato non solo il sistematico sfruttamento dei lavoratori ma anche ingentissimi danni all’erario“. E così giovedì mattina il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano ha eseguito il provvedimento d’urgenza. La procura ipotizza una “somministrazione illecita di manodopera” e “una complessa frode fiscale” portata a termine col meccanismo dei “serbatoi di manodopera” nei “servizi di logistica e movimentazione merci”: il presunto schema illecito sarebbe stato portato avanti da Esselunga “nel periodo 2016-2022“, scrive sempre il pm Storari. Sono indagati l’ex direttore finanziario del colosso dei supermercati, Stefano Ciolli, e Albino Rocca, attuale direttore finanziario. Così come la stessa Esselunga per la responsabilità amministrativa degli enti.
La procura, nel disporre il sequestro preventivo, spiega che “si versa in caso di urgenza atteso che il meccanismo fraudolento è tutt’ora in atto – si legge nel decreto di 93 pagine – con rilevantissime perdite per l’erario e situazioni di sfruttamento lavorativo che perdurano, a tutto vantaggio di Esselunga spa”. Sulla convalida del decreto dovrà esprimersi nei prossimi giorni il giudice per le indagini preliminari di Milano Domenico Santoro. L’Ansa spiega che l’indagine su Esselunga si incrocia anche con quella, sempre coordinata dal pm Storari e condotta dalle Fiamme gialle di Como che ha portato, sempre il gip Santoro, a disporre per l’accusa di caporalato il controllo giudiziario per la società cooperativa Servizi Fiduciari, che fa parte del gruppo Sicuritalia, leader nel mercato della sicurezza e della vigilanza privata. Tra i clienti ‘big’ della cooperativa per i servizi di vigilanza, infatti, risultava anche la stessa Esselunga (non indagata, però, in quest’altra inchiesta).
Fatture inesistenti e società “serbatoio” – Le indagini, eseguite dai finanzieri con la collaborazione del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate, hanno fatto emergere “una complessa frode fiscale caratterizzata dall’utilizzo, da parte della beneficiaria finale del meccanismo illecito, di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti e dalla stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera – si legge in una nota della procura di Milano – in violazione della normativa di settore, che ha portato all’emissione e al conseguente utilizzo di fatture inesistenti per un ammontare complessivo di oltre 221 milioni di euro, più Iva superiore a 47 milioni di euro“. In particolare, ricostruendo la “filiera della manodopera”, è stato rilevato che i rapporti di lavoro con la società committente sono stati in taluni casi “schermati” da società “filtro” che a loro volta si sono avvalse di diverse società cooperative (società “serbatoio”), “mentre in altri sono stati intrattenuti direttamente con quest’ultime che hanno sistematicamente omesso il versamento dell’Iva. e, nella maggior parte dei casi, degli oneri di natura previdenziale e assistenziale”.
Lo schema illecito contestato dalla procura – Il presunto schema illecito dei “serbatoi di manodopera”, nei “servizi di logistica e movimentazione merci”, sarebbe stato portato avanti da Esselunga “nel periodo 2016-2022“, spiega il pm Paolo Storari sempre nel decreto di sequestro. Un “sistema”, già emerso in altre indagini del pm Storari, attraverso il quale grandi aziende si garantiscono “tariffe altamente competitive appaltando manodopera” in modo irregolare per i loro servizi. Manodopera che gli viene fornita da una serie di cooperative e altre società, che nascono e muoiono in breve tempo. A livello giudiziario, si legge nel nuovo decreto, “la Procura di Milano si è già interessata di fenomeni analoghi al presente: Dhl Supply Chain (Italy), gruppo Gls, Spumador spa, Salumificio Beretta, Spreafico spa, Movimoda, Uber, Tnt, Lidl, Fiera Milano, Schenker, Aldieri spa, gruppo Cegalin – Hotelvolver, Brt, Geodis”. Negli atti sul caso Esselunga vengono riportati, passaggio per passaggio e indicando le presunte fatture false emesse, tutte le società e i consorzi che avrebbero avuto rapporti, sul fronte della “somministrazione illecita di manodopera”, con Esselunga. Tra i nomi indicati anche quello di Fabrizio Cairoli, amministratore di fatto del Consorzio Lavoro Più Società Cooperativa e di In.Job Società Consortile, società già emerse, ad esempio, nell’inchiesta sull’azienda Fratelli Beretta.
“I lavoratori migravano da una società all’altra” – I lavoratori, formalmente dipendenti di una rete di cooperative e altre società e che lavoravano di fatto, secondo gli inquirenti, per Esselunga, erano costretti a “migrare” da una società all’altra per mantenere il lavoro. Nel decreto si parla di una “riscontrata ‘migrazione’ dei lavoratori dipendenti di tali società verso ulteriori soggetti appositamente costituiti al fine di sostituire le prime una volta accumulata una insostenibile posizione debitoria nei confronti dell’Erario“. In questo modo il committente finale, ossia Esselunga, poteva, secondo l’accusa, “fruire delle prestazioni dei lavoratori inquadrati formalmente come dipendenti delle società cosiddette ‘serbatoi’ di manodopera, beneficiando al contempo del diritto alla detrazione dell’Iva esposta sulle fatture che caratterizzano i rapporti in discussione”. Negli atti si parla anche del “trasferimento delle provviste finanziarie oggetto di approfondimento dai conti correnti intestati al Consorzio Lavoro Più”, una delle società al centro dell’indagine, “verso conti esteri extra europei, dopo essere transitate su conti bancari intestati a soggetti giuridici terzi”. “Inoltre l’ammontare dei contributi versati, in diversi casi, risulta esigua rispetto al numero dei dipendenti in carico. Tale circostanza potrebbe essere dovuta sia all’accesso dei benefici contributi previsti dal Jobs act per le nuove assunzioni, sia all’erosione della base imponibile contributiva, mediante manipolazione delle buste paga attraverso l’inserimento di voci non imponibili quali diarie, trasferte, mensa e ristorni (quest’ultima voce con precipuo riferimento al mondo cooperativistico)”.
Esselunga: “Ampia collaborazione” – “L’azienda si è immediatamente attivata per offrire la più ampia collaborazione alle autorità giudiziarie e pieno supporto per lo svolgimento delle attività. Attendiamo – si legge in una nota della società – con fiducia le verifiche e gli approfondimenti, nella consapevolezza di aver operato sempre nel rispetto della legalità”.