“Ho visto i profili Tiktok dei due ragazzi che con le loro percosse hanno ucciso il clochard Frederick Akwasi Adofo. I due sedicenni facevano parte di una banda più ampia e su Tiktok facevano esaltazione continua e costante di comportamenti violenti e di stampo camorristico. Il problema è che, a differenza degli altri social, Tiktok non rimuove i contenuti. È una situazione insostenibile, non c’è nessun’altra piattaforma dove camorristi e galeotti dialoghino indisturbatamente col mondo esterno, inclusi i bambini”. È la denuncia del deputato dei Verdi, Francesco Borrelli, che, ai microfoni di Radio Radicale, spiega la vicenda della tragica morte di Frederick Akwasi Adofo, il senza fissa dimora quarantenne ghanese, barbaramente ucciso dopo un pestaggio a Pomigliano d’Arco nella notte tra domenica e lunedì. Per la sua morte sono stati fermati due sedicenni, accusati del reato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà.
Come è emerso dal Corriere della Sera, i due ragazzi erano particolarmente attivi su Tiktok, dove tuttora sono visibili i loro contenuti: messaggi violenti, foto immortalanti sangue e bastoni retrattili, addirittura un tutorial per fare una rapina. Borrelli, che due anni fa ha fondato un osservatorio sulla piattaforma controllata dalla cinese ByteDance, punta l’allarme sullo spazio virtuale più amato dai giovanissimi: “Ho avuto diverse interlocuzioni con Titktok e loro sostengono di non essere un social, quindi non applicano restrizioni ai video. Dicono che sono nati come una piattaforma per il divertimento. Il problema è che per questi due ragazzini è stato un divertimento ammazzare un clochard”.
Il parlamentare poi critica duramente l’uscita tardiva della notizia: “Non si capisce perché hanno provato a non farla uscire. Sui giornali è stata pubblicata sull’Ansa 18 ore dopo che è successo l’episodio, nonostante in loco fosse arrivata una pattuglia dei carabinieri. A riguardo, c’è stata giustamente una polemica da parte dei giornalisti, perché non si doveva tenere nascosta una notizia così devastante”.
Altra frecciata al sindaco di Pomigliano D’Arco, Lello Russo: “Negli ultimi mesi in questa città è successo di tutto, come una sparatoria e una bomba fatta esplodere qualche settimana fa. È un situazione molto grave, per la quale ho chiesto al ministro Piantedosi di istituire un comitato di sicurezza a Pomigliano D’Arco, dove peraltro c’è un sindaco che, non so secondo quale criterio, sostiene che nella città la camorra non esiste. E invece la camorra c’è, eccome“.
Finale riflessione di Borrelli sul sistema giudiziario italiano: “Sta diventando troppo facile uccidere una persona e non avere quel periodo di detenzione in carcere che poi ti porta al pentimento e a un cambiamento di vita. Voglio ricordare il caso del vigilante Francesco Della Corte, ucciso “per divertimento” a Napoli il 3 marzo 2018 a colpi di spranga. Furono fermati tre minorenni, che furono prima condannati a 18 anni di reclusione, poi la Cassazione decise che il processo era da rifare e furono condannati a 12 anni. Dopo un mese di detenzione – continua – in occasione del suo diciottesimo compleanno, uno dei tre ebbe un permesso straordinario per buona condotta. A parte che non si capisce quale buona o cattiva condotta si possa avere dopo un mese di reclusione, il ragazzo festeggiò a casa il compleanno e pubblicò le foto sui social. La famiglia di Della Corte, per cui il fine pena mai è certo, come per tutte le famiglie delle vittime, vide quelle foto gioiose di uno degli assassini del congiunto”.
Il deputato conclude: “È evidente che c’è una stortura notevole. Se nella testa dei giovani passa l’idea che la vita di un uomo o di una donna, in particolare se è indifeso, vale pochissimo, questo crea un sistema. Non vorrei che l’idea che sta passando nella testa di molte persone fosse che la vita valga così poco anche per il nostro sistema giudiziario“.