Cadevano i ponti e crollavano le gallerie. Mentre le autostrade cascavano a pezzi gli alti manager Atlantia ridevano al telefono: “Meglio prendere l’aereo”. Questa conversazione, che Il Fatto Quotidiano è in grado di farvi sentire per la prima volta, è stata intercettata dalla Guardia di Finanza il 30 dicembre del 2019 ed è agli atti del processo di Genova sul crollo del Ponte Morandi. Al telefono ci sono alti dirigenti del gruppo Autostrade: Carlo Bertazzo e Fabio Cerchiai, rispettivamente amministratore delegato e presidente di Atlantia, la holding che controlla Autostrade per l’Italia; Carlo Mion amministratore delegato di Edizione, la cassaforte di famiglia attraverso cui i Benetton controllano Atlantia.
È uno dei peggiori momenti di sempre per Aspi: a un anno e mezzo dal collasso del Ponte Morandi, sulla A26 è venuta giù una parte della volta della galleria Bertè, nei pressi di Masone, in direzione Genova. Dal soffitto si sono staccate due tonnellate e mezzo di cemento e solo per un caso non è morto nessuno. Tutto questo accade nel pieno di un’inchiesta che porta alla luce quella che per i pm è una falsificazione sistematica dei rapporti sulla sicurezza di viadotti e gallerie.
È in questo contesto i tre alti manager organizzano una call a tre: due sono in vacanza e uno di loro, Bertazzo, quasi non preferisce parola. “Bertazzo a sciare come un paraculo…tu a fare un windsurf…”, ride Mion.
“Sai però stavo pensando una cosa – risponde Cerchiai – …per andare giù devo fare tutte le gallerie (ridono)”. Mion: “Devi andare in aereo… devi andare in aereo”. Cerchiai: “Ma vado in aereo, difatti, sì…”. Mion: “Eh allora…eh si ma però…eh se vai in galleria le puoi…puoi fare tu il monitoraggio così….”. E giù ancora risate. La Procura, preoccupata dalle risultanze delle indagini, esorterà il ministero delle Infrastrutture, un controllore fino a quel momento molto distratto, a verificare nuovamente tutte le opere autostradali. Per correre ai ripari il Mit nomina una sorta di commissario straordinario: Placido Migliorino, che rivedrà completamente la valutazione del rischio.
Sotto pressione, Autostrade fa quello che fino a quel momento non aveva ancora fatto, e di cui parlano i dirigenti anche nelle telefonate intercettate: toglie a Spea, la società di monitoraggio controllata dalla stessa Aspi, il controllo su viadotti e gallerie, affidandolo a società esterne, tra cui Proger. Il risultato finale è raccontato da un’informativa della Guardia di Finanza: il degrado di decine tra viadotti e gallerie subisce un’impennata del 328%. Nelle gallerie liguri i consulenti della Procura trovano difetti gravi non rilevati in 6.613 punti. Quelle gallerie che i dirigenti di Atlantia, ridendo, pensavano di evitare prendendo l’aereo.