Un gol fantasma nei minuti di recupero, la rete decisiva contestata per un contrasto dubbio in mezzo al campo, uno o forse addirittura due rigori clamorosi non fischiati dall’arbitro: lo spettacolo indecoroso di Francia-Italia. Cioè dell’Europeo Under 21. In poche parole, del calcio senza Var.

Si può mai disputare nel 2023 una competizione così importante, che mette in palio un titolo continentale seppur giovanile e la qualificazione alle Olimpiadi, senza l’ausilio della tecnologia? È la domanda, l’accusa, che in queste ore tutti rivolgono alla Uefa di Ceferin. Evidentemente sì, se il torneo si disputata in Romania e Georgia, otto stadi, non tutti per forza di cose forniti di Var. In realtà per l’episodio più controverso (colpo di testa di Bellanova allo scadere che aveva ampiamente varcato la linea), non parliamo nemmeno di Var ma di Goal Line Technology, uno strumento approvato una decina d’anni fa e introdotto a pieno regime dal 2014. Quasi un salto indietro al medioevo calcistico, insomma.

Tutti indignati, soprattutto in Italia, specialmente perché di mezzo ci sono andati gli azzurrini. Al netto della deriva che vede complotti ovunque e il nostro calcio danneggiato in Europa per chissà quali motivi, resta una partita condizionata da errori marchiani a cui per fortuna non siamo più abituati. E di conseguenza, una figuraccia per la Uefa. Sul fatto che al giorno d’oggi sia inaccettabile assistere a uno spettacolo del genere a livello internazionale siamo tutti d’accordo. Con un distinguo, però: se nel 2023 nessuno vuole più giocare a pallone senza Var, ciò non vuol dire che non si possa giocare a pallone senza Var. Per fare un esempio a noi vicino, non c’era nemmeno nei playoff di Serie C, dove pure ne sono successe di tutti i colori. E calcisticamente Romania e soprattutto Georgia non sono ad un livello troppo superiore. Non si può pretendere che a Batumi o Kutaisi gli stadi siano dotati di tecnologie avanzate che hanno un costo di manutenzione alto, ancora non supportato dai rispettivi campionati.

Certo, si può pensare che la Uefa dovrebbe imporre degli standard minimi (già lo fa: semplicemente per le categoria giovanili il Var non rientra fra questi), e che i paletti dovrebbero essere più stringenti per i tornei internazionali. Ma farlo equivarrebbe a dire che certe competizioni si possono disputare solo in Inghilterra, Francia, Germania, i Paesi ricchi insomma. Invece è giusto portare il calcio ovunque. Una missione che, con tutti i loro limiti, Uefa e Fifa si sono sempre prefissate. E se ci si prova con le competizioni giovanili, allora quando. Ecco, magari l’Europeo Under 21 è troppo importante e meritava un’attenzione diversa, però è tutta una questione di quanto in alto si fissa l’asticella. Qui le opinioni si dividono, ognuno può pensarla a suo modo.

Quel che è certo è che la partita di ieri e questo Europeo Under 21 impartiscono una lezione ai reazionari del pallone, agli oscurantisti del Var. A tutti quelli che negli ultimi anni, non sempre disinteressati, al primo errore a sfavore si sono stracciati le viste al grido di “se viene utilizzato così, allora meglio senza”. Ecco come è senza. Ricordiamocelo al prossimo episodio.

Twitter: @lVendemiale

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