Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni di Napoli ha convalidato il fermo emesso mercoledì dalla Procura nei confronti dei due 16enni accusati di aver picchiato a morte Frederick Akwasi Adofo, il 43enne senza fissa dimora originario del Ghana massacrato di botte a Pomigliano d’Arco nella serata di domenica 18 giugno. Il gip ha accolto la richiesta del pubblico ministero di sottoporre i due fermati a custodia cautelare in carcere, disponendo il trasferimento nel carcere minorile partenopeo di Nisida. A quanto è possibile apprendere, i giovani, assistiti dagli avvocati Edoardo Izzo e Umberto De Filippo, hanno ammesso l’aggressione, sostenendo però di non essersi resi conto che le botte potessero provocare la morte. Il reato contestato è l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà.

Akwasi Adofo era stato trovato agonizzante in un cortile condominiale lunedì mattina: è morto poche ore dopo all’ospedale di Nola, a causa di un’emorragia cerebrale. I presunti colpevoli sono stati individuati grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza installate vicino al luogo dell’aggressione, incrociati con le loro foto pubblicate sui social. Giovedì sera a Pomigliano alcune centinaia di persone hanno preso parte a una fiaccolata silenziosa per ricordare Frederick, organizzata dal parroco della chiesa San Francesco, don Pasquale Giannino: presenti, tra gli altri, il vicesindaco Domenico Leone e il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Francesco Emilio Borrelli, mentre era assente per un infortunio il sindaco Lello Russo. Il corteo è partito dalla panchina di fronte al supermercato dove il 43enne era solito chiedere l’elemosina e aiutare i clienti con la spesa, per poi arrivare sul luogo del pestaggio, dove sono stati lasciati fiori e qualche cero. Infine, i partecipanti hanno proseguito verso la chiesa, dove si è tenuto un momento di preghiera.

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