Se la politica si schiera contro la decisione degli organi collegiali dell’istituto tecnico di Rovigo di non far ripetere l’anno ai due giovani che a gennaio in classe avevano sparato dei pallini in faccia alla professoressa, il mondo dei pedagogisti sceglie di stare dalla parte della scelta dei docenti. Daniele Novara, Raffaele Mantegazza e lo psicologo Gustavo Pietropolli Charmet richiamano tutti a pensare al “dovere che ha la scuola di sviluppare la competenza educativa senza escludere nessuno”. L’unica voce fuori dal coro è quella di Paolo Crepet: il noto psicologo definisce quel nove in condotta e la promozione una “iniziativa amorale” e chiede l’intervento del ministro.

Giuseppe Valditara, d’altro canto, in queste ore usando Twitter ha detto: “Rispetto l’autonomia di ogni scuola, tuttavia la scelta di dare nove in condotta a chi ha aggredito una professoressa mi lascia sorpreso, anche per il messaggio diseducativo che ne può derivare”. Con lui anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha cinguettato: “I ragazzi che hanno sparato con proiettili finti alla professoressa sono stati promossi. Con nove in condotta. Se la scuola ha lo scopo di educare, penso si sia persa un’occasione. Chiedo scusa, da semplice cittadino, a titolo personale, all’insegnante”.

A riassumere il punto di vista dei pedagogisti ci pensa Daniele Novara, che sui conflitti lavora da una vita: “La scuola non è un istituto penale. Sono contrario alle bocciature in generale ma ancor più, in questo caso, non si può pensare alla non ammissione come pena. Se la professoressa ha posto denuncia, se la vedranno in tribunale, ma quello è un altro percorso rispetto a quello tra i banchi”. Novara non difende a spada tratta i ragazzi anzi: “E’ chiaro che questi due giovani – come tanti altri che incontro – hanno una carenza di rispetto per l’autorevolezza, ma la scuola è il luogo dove recuperare questo deficit”. Il pedagogista piacentino va anche alla radice della questione: “Il problema sono i genitori che fanno i loro compagni di gioco, che li tengono nel lettone fino a dodici anni anziché fare i padri e le madri”.

A seguire il pensiero di Novara è Pietropolli Charmet: “C’è una difficoltà da parte degli adulti a capire la distinzione tra la dimensione del reato e quella educativa. Una cosa è rispondere solo con la forza del potere del Codice penale, un’altra con la strada acrobatica della relazione educativa preoccupandosi del futuro dei ragazzi anziché del passato, evitando di costruire killer ma cittadini consapevoli e solidali”. Lo psicologo torinese non ha dubbi a schierarsi dalla parte della scuola di Rovigo: “Quando di fronte a questi fatti si risponde in modo duro si da solo soddisfazione alla pancia dell’opinione pubblica. La scelta degli organi collegiali di promuoverli con il nove in condotta è una scommessa che disinnesca la logica dell’aggressività”.

A guardare ad un altro aspetto ancora della vicenda è il pedagogista dell’Università Bicocca, Raffaele Mantegazza: “Lungi da me l’idea di dare un giudizio sulla professoressa, ma rivedendo il video girato dai ragazzi si ha la percezione di una mancata tenuta della situazione da parte dell’insegnante. Spesso c’è da parte dei docenti una fragilità emotiva che prende due direzioni: il pianto o l’autoritarismo. Non c’è purtroppo un’attenzione per questo aspetto delle emozioni dei professori né in sede di formazione, né in quella concorsuale e nemmeno nell’accompagnamento professionale. E’ chiaro che non tutti possono insegnare”. Mantegazza non dimentica l’aspetto dei social: “Anche in questo caso sono stati una cassa di risonanza pericolosa”, visto che gli studenti hanno filmato il tutto e poi l’hanno diffuso.

Chi, invece, si scaglia contro il consiglio di classe di Rovigo è Crepet che con ironia dice a ilfattoquotidiano.it: “Quel nove in condotta è un capolavoro straordinario della scuola che ha dimostrato così la resa totale. Complimenti! Promuovendo quei ragazzi con quel voto nel comportamento si sono presi in giro non solo gli autori del reato ma anche tutti gli alunni dell’istituto di Rovigo che hanno ricevuto una pessima lezione. Domani qualcuno potrebbe rifare quel gesto”.

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