Cronaca

Strage di Samarate, chiesto l’ergastolo per Alessandro Maja. Il figlio superstite: “A mio padre la pena che merita”

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Strage di Samarate, chiesto l’ergastolo per Alessandro Maja. Il figlio superstite: “A mio padre la pena che merita”

Strage di Samarate, chiesto l’ergastolo per Alessandro Maja. Il figlio superstite: “A mio padre la pena che merita”

“Spero che la giustizia faccia il suo corso e gli venga data la pena che merita”: è quello che ha dichiarato oggi ai cronisti Nicolò Maja, 24 anni, commentando la condanna all’ergastolo richiesta dalla Procura di Busto Arsizio per suo padre, Alessandro Maja. L’imprenditore di Samarate (Varese) nella notte tra il 4 e il 5 maggio 2022 uccise la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia di 16 anni, ferendo gravemente anche lo stesso Nicolò, oggi in carrozzina proprio a causa delle ferite inferte dal padre.

Riguardo l’incapacità di intendere e di volere avanzata invece dai difensori dell’uomo, il 24enne ha dichiarato: “Non ci credo, era lucido“. Poi lo sguardo incrociato una sola volta con il padre durante l’udienza: “Mi sono venute in mente la mamma e mia sorella“. Il ragazzo, dopo aver rischiato di morire, si è dovuto sottoporre a una serie di interventi chirurgici: “Sto meglio”, ha assicurato, mostrando l’espansore posizionato sotto il cuoio capelluto.

A pronunciarsi in aula , durante l’udienza che si è tenuta oggi, a più di un anno di distanza dal massacro, è stata la pm Martina Melita: il verdetto della Corte d’Assise è previsto invece per il prossimo 21 luglio.

Alessandro Maja, architetto e designer di interni, era stato accusato di duplice omicidio aggravato e tentato omicidio: l’uomo aveva infatti colpito a martellate – mentre dormivano – la moglie e la figlia, per poi accanirsi su Nicolò, il figlio maggiore, l’unico scampato alla strage familiare, che era riuscito a fuggire allertando i vicini. Il ragazzo stato successivamente ricoverato in fin di vita con un grave trauma cranico. Il 57enne, che dopo la carneficina aveva tentato di uccidersi a sua volta dandosi fuoco, era stato trovato la mattina dopo la mattanza nel giardino della sua villa di Samarate, sporco di sangue e in preda a farneticazioni.

Giudicato capace di intendere e di volere al momento dei fatti da una perizia psichiatrica, Maja aveva confessato di aver ucciso moglie e figlia e infine di aver colpito Nicolò credendo che fosse morto. Dalla parte civile è stato richiesto un risarcimento di tre milioni di euro per i familiari delle vittime, mentre la difesa punta sul riconoscimento all’imputato del vizio parziale di mente e l’esclusione dell’aggravante della crudeltà.

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