Il Brasile, ancora, e i soprannomi esagerati prima, la fama di spauracchio poi: da “Flonaldo” al terrore di un pezzo di estate italiana è un attimo. Sì, la nazionale verdeoro è stato un portafortuna per Tore Andrè Flo, quando la sua carriera è decollata a cavallo tra l’estate del 1997 e quella del 1998.
Carriera che era partita pochi anni prima: Flo nasce a Stryn nel 1973, e se nasci a Stryn e fai cognome Flo non ci sono grosse alternative al giocare a pallone. In famiglia infatti sono tutti calciatori, ma Tore Andrè è quello che lo fa meglio e perciò si guadagna la chiamata della vicina Sogndal, che ha una squadra che gioca in Serie B norvegese. Tore gioca in attacco, usa il suo metro e novantatré come centravanti pesante naturalmente, ma è anche molto bravo coi piedi e per nulla lento. Segna sedici gol in ventidue partite che portano il Sogndal in massima serie, ma l’anno successivo non riesce ad evitare la retrocessione. Passa al Tromso, dove segna 18 gol e poi al Brann dove continua a segnare e si fa notare anche in Europa, segnando due gol in Coppa delle Coppe.
E’ già nel giro della nazionale norvegese quando arriva la partita amichevole contro il Brasile: è il 30 maggio del 1997 e di fronte ci sono tra gli altri Ronaldo, Romario, Djalminha, ma Flo si prende la platea, segnando due gol e confezionando l’assist per il definitivo 4 a 2 di Ostenstad. Per i giornali è un gioco da ragazzi: Flonaldo è il titolo che va per la maggiore il giorno dopo. E allora su Tore André Flo si concentrano le attenzioni delle squadre europee: non dei top club, e dunque della Serie A, che non ha la Norvegia nei radar, ma dell’Inghilterra. Flo costa poco: è in scadenza, e il Chelsea di Ruud Gullit se lo accaparra per 300mila sterline, in pratica solo un indennizzo al Brann. Guardato con qualche perplessità e avendo davanti gente come Gianfranco Zola, Mark Huges e Gianluca Vialli, il norvegese riesce a ritagliarsi una stagione da 11 gol in campionato, due in Coppa delle Coppe, e due in Coppa di Lega, partecipando alla vittoria degli ultimi due trofei oltre che della Supercoppa Europea.
E alla fine della stagione c’è il Mondiale in Francia e di nuovo il Brasile: la Norvegia è nel girone con Marocco, Scozia e appunto i verdeoro. La nazionale guidata da “Drillo” Olsen pareggia all’esordio col sorprendente Marocco e pareggia anche la seconda contro la Scozia, 1 a 1, gol proprio di Flo. Sembrerebbe un’avventura finita dovendo battere, esattamente 25 anni fa, il Brasile di Ronaldo per passare agli ottavi, impresa ancor più difficile quando i verdeoro a dieci minuti dalla fine passano in vantaggio con Bebeto. Ma cinque minuti più tardi Flo riesce a superare con un tocco furbo Junior Baiano (non una grossa impresa questa) e poi a trafiggere Taffarel per il pareggio. Altri cinque minuti e Junior Baiano stende Flo: l’arbitro concede rigore, Rekdal trasforma portando la Norvegia agli ottavi. L’avversario che incontreranno? L’Italia di Cesare Maldini: le prestazioni di Flo porteranno a paginate e paginate di giornali dai contenuti simili: come la difesa azzurra, piuttosto bassa in statura, avrebbe arginato un gigante come Flo, tanto che Gianni Mura scriverà su Repubblica: “Forse qui con Tore André Flo si sta un po’ esagerando: prendere le giuste misure sì, dipingerlo come il Ronaldo dei fiordi no”.
E dunque, piccoletti sì…ma a guardare dopo 25 anni una difesa con Paolo Maldini, Fabio Cannavaro, Beppe Bergomi e Alessandro Costacurta (e Alessandro Nesta che si era fatto male nella gara precedente contro l’Austria) vengono le lacrime…e quasi vennero pure a Flo in quella partita, che per lui si sostanziò in un unico colpo di testa dove non arrivarono i difensori di sopra ma ci arrivò agevolmente Gianluca Pagliuca.
Di rientro al Chelsea il buon Tore Andrè si giocherà il posto con Gigi Casiraghi, senza mai fare polemica però e risultando uno dei calciatori più amati nella Londra blues: si narra di un tassista che usasse il nome di Tore André come rompighiaccio non appena passeggeri scandinavi sedessero nella sua auto. Stagione da incorniciare quella 1999–2000, con la vittoria della Coppa di Lega (il punteggio della gara contro il Gillingham è roba da pinacoteca, con un 5 a 0 e gol di Zola, Flo, Weah, un giovanissimo John Terry e Jody Morris) e con 8 gol segnati in Champions, tra cui tre al Barcellona nei quarti di finale.
Da Londra poi volerà a Glasgow: il suo passaggio ai Rangers per 12 milioni di sterline fece di lui il calciatore norvegese più pagato di sempre (all’epoca, prima di Haaland). Vincerà Coppa di Scozia e Coppa di Lega scozzese, oltre a segnare in un Old Firm contro il Celtic. Poi rientrerà in Inghilterra, ma al Sunderland non andrà bene: da lì a sorpresa arriverà in Italia, a Siena. Qui confermerà la sua capacità di segnare nei derby: resta storico il suo gol che deciderà la partita contro la Fiorentina, col Siena in dieci. Dopo qualche incomprensione con Gigi Simoni tornerà prima in patria e poi in Inghilterra al Leeds e al Milton Keynes Dons dall’ex compagno Di Matteo, per giocare l’ultima partita nel suo Sogndal subentrando a suo nipote…Flo, naturalmente. Poi si cimenterà anche nel “Ballando con le stelle norvegese” oltre a diventare ambasciatore del Chelsea. 25 anni fa tuttavia diventava spauracchio dell’Italia: quattro anni dopo avrebbe passato il testimone a De La Cruz dell’Ecuador…meglio Flo, e meglio ancora i tempi in cui avevamo gli spauracchi ai Mondiali.