Sette colpi di una Colt la sera dell’8 gennaio 1981 uccisero il professor Giorgio Montanari, direttore 51enne della clinica ostetrico-ginecologica del Policlinico di Modena. Un omicidio quello del primario rimasto irrisolto. Le indagini sull’assassino, con proiettili che aveva una data di fabbricazione del 1942, sono state riaperte come scrive Il Resto del Carlino di Modena. Il medico fu freddato all’interno del suo maggiolone verde nel parcheggio del Policlinico dopo aver concluso una giornata di lavoro in ospedale e un consiglio di facoltà. Aveva salutato due colleghi ed era andato all’auto che era stata lasciata diversi giorni nel parcheggio. Lì nel buio lo aveva atteso il suo killer.
Il ‘caso Montanari’ è stato oggetto di due archiviazioni (una nel 1991 e l’altra nel 2020 dopo la prima riapertura del 2017), la decisione della procura modenese di avviare un ulteriore filone, delegando la Squadra mobile della polizia, deriverebbe dalla presenza di nuovi e ad ora non noti elementi, oltre alle tecnologie investigative a disposizione, oggi, degli inquirenti. Le nuove indagini vedrebbero anche già iscritte alcune persone nel registro, figure che gravitano nel mondo sanitario a quanto trapela, mentre alcuni medici sarebbero già stati ascoltati in qualità di persone informate dei fatti.
Proprio all’interno dell’ambito sanitario la magistratura modenese andò subito a cercare, nel 1981, il killer di Montanari, finora mai individuato. All’epoca dell’omicidio era infatti da poco entrata in vigore la legge sull’aborto e il professore aveva lasciato libertà di coscienza ai suoi collaboratori. Una decisione che aveva provocato anche malcontento al Policlinico e attriti tra i sanitari. Montanari aveva ricevuto minacce, comprese buste con proiettili, e un suo collega, con il quale i rapporti non erano ottimali, finì indagato. Ma ad oggi l’omicida non è mai stato individuato. La moglie sei mesi dopo l’omicidio aveva scritto una lettera al procuratore in cui diceva non poter fornire prove ma soltanto “frammenti di episodi … situazioni riferitemi da mio marito e che riguardavano fatti interni alla clinica”.
Foto dalla trasmissione Telefono Giallo