Lo ha detto forte e chiaro, il 21 giugno scorso, davanti a circa 30mila fan, in occasione della sua data a Padova del 20 giugno, entrando a gamba tesa nel dibattito politico di questi giorni: per Marco Mengoni “una cosa dovrebbe essere proibita, poter decidere cos’è una famiglia e decidere sui bambini”. Parole che hanno fatto subito il giro del web, scatenando i commenti. Tra cui quello di Rita Pavone, che nelle scorse ore ha pubblicato il seguente tweet: “Una semplice domanda. Perché oggi in Italia, ogni volta che un cantante raggiunge finalmente il successo tanto rincorso e desiderato, senta subito il ” bisogno” di fare affermazioni su cose che nulla, proprio nulla hanno a che fare con il proprio lavoro? Megalomania?”. L’artista non faceva alcun riferimento esplicito al cantante ma, visto il tempismo, in molti hanno letto le sue parole come un attacco diretto a Mengoni.
Ecco perché, mentre la polemica infiammava su Twitter, subito ha voluto chiarire: “Come prevedevo. No. Non parlavo di Mengoni, che tra l’altro amo molto”. Aggiunge: “Ma di un modo, quello dei social, di ‘giustiziare’ qualsiasi opinione che non viene detta come loro vorrebbero. In sintesi, non è quello che uno dice la ragione della nota di biasimo, ma di chi lo ha detto”. Conclude: “…E questo lo trovo profondamente antidemocratico”.
Una semplice domanda.
Perché oggi in Italia,ogni volta che un cantante raggiunge finalmente il successo tanto rincorso e desiderato, senta subito il
” bisogno” di fare affermazioni su cose che nulla, proprio nulla hanno a che fare con il proprio lavoro? Megalomania?— Rita Pavone Official (@Rita_Pavone_) June 22, 2023
Ma cosa aveva detto Mengoni? “Ci sono due parole che non vanno d’accordo: amore e proibizione non possono convivere“, queste le battute finali pronunciate allo Stadio Euganeo di Padova a fine concerto. “E oggi, dato che siamo a Padova, vorrei aggiungere un’altra cosa. Una cosa che dovrebbe essere proibita è poter decidere cos’è una famiglia e decidere sui bambini”, ha dichiarato contestando la decisione della procura della città che ha impugnato 33 atti di nascita registrati dal sindaco Sergio Giordani dal 2017 a oggi riguardanti bambini nati in famiglie omogenitoriali. “Per me la famiglia è quella che ti insegna a vivere, può essere chiunque famiglia. Io, per esempio, ho ereditato molto da mio nonno. È lui quello che mi ha insegnato a vivere. Famiglia è qualcuno che ti dà amore e ti insegna cosa dovrebbe essere giusto o sbagliato”, aveva concluso.