“Se posso dare un ultimo consiglio non richiesto, e sempre con spirito amichevole, Daniela si dimetta mettendo così nelle sue mani la propria dignità e quella del suo partito”. L’ex ministro della Democrazia Cristiana, Paolo Cirino Pomicino, l’uomo che ‘scoprì’ Daniela Santanchè, con cui ha poi rotto i rapporti nel corso degli anni, prende posizione nei confronti della ministra del Turismo, nella bufera per il caso delle sue società, a iniziare dalla KiGroup, nella quale proprio Pomicino fu vicepresidente prima del crac. Venerdì contro la ministra si sono mossi anche Lega e Forza Italia, due gambe della maggioranza, nonostante la strenua difesa di Fratelli d’Italia.
“Anche se non siamo più amici da molti anni, mi dispiace sinceramente per la situazione in cui si trova. Io stento a credere a quello che ho visto e sentito, anche se testimoniato e documentato”, è la premessa dell’esponente storico della Dc in un’intervista a La Repubblica. Poi però le sue parole sono tutt’altro che tenere nei confronti di Santanchè, che fu proprio lui a presentare a Silvio Berlusconi dando il là alla carriera politica: “L’episodio che meglio la racconta non c’entra con la politica. Negli anni Novanta organizzò un concorso di cucina e mi invitò a far parte della giuria, di cui lei era presidente. Mi trovai ad assaggiare un piatto e dissi: che schifezza. Santanchè mi diede un cazzotto dietro la schiena: stai zitto che è il mio piatto”.
Chi vinse la gara? “Lei. Fece consegnare il premio al compagno Mazzaro, il quale dopo la cerimonia mi disse: la tua amica non conosce la vergogna. Mi pare la frase che meglio la descrive”, afferma l’ex ministro. “Se Santanchè si dimetterà? Non lo so. Il mio consiglio l’ho dato, ma Daniela è capace con grande convinzione di dire cose in cui non crede o di difendere l’indifendibile”, risponde Pomicino. L’amicizia che mercato le apriva? “La frequentazione del potere – aggiunge – Le feci conoscere anche Andreotti, a Capri”. L’ex ministro ritorna poi sui primi passi in politica e su come fu proprio lui a sussurrarle nell’orecchio: “Io la consigliavo, la aiutavo con i discorsi. Gliene scrissi uno anche per un congresso di Alleanza nazionale, contro le quote rosa”.