Oggi desidero parlarvi di una cosa meravigliosa che mi capita ogni mattina: la colazione con rinculo. Non allarmatevi, nulla di osceno come potrebbe sembrare, si tratta semplicemente del mio modo di iniziare la giornata. Vi stupirò: mi sveglio la mattina presto! Intorno alle 6.30 apro gli occhi, inseguo qualche sogno fuggitivo sul cuscino,
lo schiaccio, poi vado in cucina e mi scaldo il latte, nella tazza metto il caffè solubile e un cucchiaino di zucchero, prendo i biscotti che non devono mai e poi mai mancare,
li zuppo con estrema soddisfazione, finita la colazione mi stiracchio e… torno a letto!
Quando mi sento più teatrale, faccio finta di vestirmi di fretta, mi fermo ed esclamo: “Ah, già, ma io non lavoro”, in effetti sono felicemente disoccupato, e torno a letto con una gioia ancora più intensa. Sognare non mi basta mai, il mio inconscio è una agenzia turistica, ultimamente nei sogni sono andato in Giappone, è bellissimo andare in Giappone senza fuso orario. Quando mi sveglio dal Giappone sono circa le 11 del mattino, torno in cucina e mi faccio un caffè con la caffettiera, quando il caffè viene a galla borbotta che sembra Mozart, che musica! Altro biscottino da intingere nella tazzina e poi si spalanca la domanda delle domande (che anche Lenin si poneva): Che fare?
Ho ancora tutta la giornata davanti a me, non ho appuntamenti di lavoro dato che non lavoro, tutto perfettamente logico, che fare quindi? Una bella doccia tonificante, e poi? Mi vesto. E poi? Accendo il computer. E poi? E poi agito il mio cervello e cerco di scrivere una poesia, due o tre aforismi e magari un articolo per il Fatto Quotidiano online. Se vengono fuori degli scritti decenti mi sento in pace con il mondo e la collettività, sento di avere dato il mio contributo al progresso spirituale dell’umanità, tutto costituzionale anche, ricordiamo una parte dell’articolo 4: Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Io concorro al progresso spirituale attraverso la poesia, poi se i cittadini italiani non leggono le mie poesie o non guardano i miei ritratti filmati dedicati ai poeti, beh, non è certo colpa mia, è colpa loro!
Quindi in pace con la mia coscienza progressista arrivo all’ora di pranzo. Quello che succede dopo l’ora di pranzo potete immaginarlo, c’è un uomo libero che agisce nella propria libertà per scandagliare il mistero della presenza umana nel mondo. Non è colpa mia se mio padre era un ingegnere che mi diceva “Ricky, fai tutto quello che vuoi, basta che stai lontano dal mio ufficio”. Non è colpa mia se il fratello di mio padre è Dario Farina, uno dei compositori di maggiore successo della storia della canzone italiana. Non sono ricco, ma non ho grossi affanni economici, se non vado al ristorante tre volte alla settimana e non faccio ogni mese un viaggio in Brasile (posso sempre sognarlo e non pagare nulla), posso ragionevolmente sperare di vivere la mia vita senza avere paura di finire con un tozzo di pane. Al limite vendo la casa di Milano e mi trasferisco al mare. Mi farò seppellire accanto ai miei nel piccolo cimitero di Montignoso.
Non ho fatto danni, nel senso che non mi sono sposato e non ho messo al mondo figli (che io sappia), libero, libero da ogni responsabilità, le uniche responsabilità che accetto sono quelle verso la mia felicità. Che dire? Prima di tirare il calzino nel pozzo infinito delle tenebre, voglio fare ancora qualche film, scrivere cose nuove, esplorare il mio volto e la mia anima e anche l’anima degli altri. Non è una vita particolarmente avventurosa, lo riconosco, ma non ho mai sognato di essere Sandokan o 007, mi accontento di essere Ricky Farina. Alcuni diranno: ti accontenti di poco. Sì, per questo mi sento anche saggio. Libero, saggio e felice.
E voi come state messi? Siete felici? Siete disperati? Vi conoscete? Avete uno zio che ha composto Felicità o Sarà perché ti amo? No? Non è certo colpa mia! Che volete da me? Lasciatemi in pace! Ora scusatemi, quando non si è costretti a lavorare si hanno erezioni improvvise, devo assolutamente darmi del piacere, in attesa che venga la mia adorata compagna a trovarmi. Ethel, lei mi accetta così come sono, uno dei primi giorni della nostra relazione mi disse: “Promettimi che non lavorerai mai” e mi sono innamorato perdutamente.