“I nostri figli non sono un abuso edilizio che va sanato, sono delle persone. Ci vuole una legge a per colmare questo vuoto legislativo che sta creando degli orfani di Stato”. Valentina, Daniela, Chiara, Barbara e Davide sono solo alcuni dei genitori che stanno combattendo la battaglia per il riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali. “Nostra figlia Caterina è stata registrata a Padova ed è una dei 33 bambini il cui atto di nascita è stato impugnato dalla Procura” raccontano Valentina e Daniela. “Siamo arrabbiate perché questo provvedimento andrebbe a togliere diritti a nostra figlia – spiegano le due madri – non essere riconosciuta come genitore dallo stato significa avere bisogno di deleghe per portarla a scuola o dal medico o non poter chiedere un permesso lavorativo”. Il caso di Padova fa tremare le famiglie di tutta Italia. “Nostro figlio Leonardo è nato quattro anni fa nel periodo felice in cui il sindaco Beppe Sala registrava i figli – ricordano Chiara e Barbara – adesso abbiamo paura che anche i nostri atti possano venire impugnati. Si vive in un limbo con il rischio che nostro figlio da un giorno all’altro diventi orfano di un genitore”. E in quel caso si tratterebbe di “un orfano di Stato perché è lo Stato che sta facendo questo”.

Secondo Alberto Pezzotti, di Famiglie Arcobaleno, “è in atto una persecuzione, sono entrati nelle nostre case e hanno detto ai nostri figli, questo non è tuo papà, questa non è tua mamma”. E nel frattempo c’è chi come Martino Libero è nato il 1 febbraio di quest’anno negli Stati Uniti e a causa dello stop ai riconoscimenti vive in Italia da “immigrato”. “Da quando siamo rientrati in Italia – spiegano i due genitori Davide e Davide – il comune di Milano ha interrotto le registrazioni e scaduti i 90 giorni nostro figlio è a tutti gli effetti un immigrato”. Un paradosso dovuto al vuoto legislativo e alla volontà del governo Meloni. “Ci dicono che dovremmo adottare i nostri figli. Ma chi di voi vorrebbe adottare il proprio figlio facendogli passare più tempo in tribunale con gli assistenti sociali e gli psicologi piuttosto che farlo giocare al parco?” attacca Angela Diomede di Famiglie Arcobaleno. L’adozione in questi casi è un “percorso lungo e farraginoso. Ci sono coppie che aspettano da tre anni e ancora non sono state chiamate”. E nel frattempo il bambino rimane scoperto dalle tutele. La soluzione dunque non può essere questa così come non può essere quella di una sanatoria. “I nostri figli non sono dei balconi o delle villette, non si tratta di un diverbio tra condomini su un abuso edilizio, ma si tratta di estendere tutele a delle persone” commentano Valentina e Daniela. L’unico modo per risolvere la questione è dunque “una legge che preveda il riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali, il matrimonio egualitario e la gestazione per altri solidale” conclude Valentina. Una battaglia che secondo Pezzotti “non è solo delle famiglie Arcobaleno, ma è una battaglia per tutti”.

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