Cronaca

326 amministratori locali italiani hanno subito minacce nel 2022: i dati del report di Avviso Pubblico. Focus anche su Ucraina e giornalisti

Sono 326 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza che nel 2022 hanno interessato in Italia sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali e dipendenti della Pubblica Amministrazione. E’ quanto viene fuori dall’ultimo rapporto “Amministratori sotto tiro” realizzato da Avviso Pubblico, la rete di enti locali impegnata a promuovere la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. Un fenomeno che ha registrato una diminuzione in termini numerici (-25% rispetto al 2021, quando minacce, aggressioni e intimidazioni furono 438) ma che rimane ancora molto preoccupante. Come spiega Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico, nell’introduzione al rapporto ” ricoprire il ruolo di sindaco o di consigliere comunale era, e resta, un impegno particolarmente difficile e complesso, persino pericoloso in determinati contesti territoriali”.

Rispetto agli scorsi anni emerge anche un calo anche del numero dei Comuni interessati (-14%, da 265 a 227) e delle Province coinvolte (77 nel 2022, il 12% in meno). Analogamente al 2021, sono stati censiti atti intimidatori in tutte le regioni d’Italia, ad eccezione della Valle d’Aosta. Altro dato in controtendenza rispetto al recente passato è la ripartizione dei casi per macroaree geografiche: dopo anni di progressivo avvicinamento tra il Sud e il resto del Paese, nel 2022 la forbice è tornata ad allargarsi: 2 casi su 3 (il 66%) sono stati censiti nell’area Sud-Isole. Il calo è un dato solo apparentemente confortante. Due elementi, come viene spiegato nel report, fanno mantenere alto l’allarme: il primo è la cosiddetta “cifra oscura”, ovvero quegli attacchi non resi pubblici o di cui si viene a conoscenza solo a distanza di tempo come risultato di indagini. Il secondo è la corrispondenza fra atti intimidatori perpetrati e realmente denunciati.

In merito alle regioni, il posto della Campania – che ha mantenuto il triste primato ininterrottamente dal 2017 al 2021 – viene preso dalla Sicilia, territorio più colpito del 2022 con 50 casi censiti. A seguire Campania (49), Puglia (48) e Calabria (42). Le 4 regioni “a tradizionale presenza mafiosa”, che hanno fatto registrare assieme il 58% dei casi censiti su scala nazionale, seguono tendenze diverse fra loro: in netto calo gli atti censiti in Campania (-32% rispetto al 2021), stabili Sicilia e Calabria, in aumento la Puglia (+17%). La Lombardia (23 casi) mantiene il titolo di regione più colpita dell’area Centro-Nord, davanti al Veneto (19). Seppur in netto calo rispetto al 2021 (- 42%) Napoli conferma lo status di territorio provinciale maggiormente colpito in Italia, con 26 casi.

Il 21% dei 326 casi censiti da Avviso Pubblico nel 2022 sono avvenuti in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. Questi atti intimidatori hanno coinvolto ben 44 Comuni. Il 45% dei casi censiti nel 2022 si è verificato in Comuni al di sotto dei 20mila abitanti. Il 34% in Comuni con oltre 50mila abitanti. Il restante 21% in Comuni tra i 20mila e i 50mila abitanti. Per la prima volta dal 2019, l’incendio di auto, di case, di strutture comunali e altro torna ad essere la tipologia di minaccia più utilizzata a livello nazionale (18,5% dei casi), seguita da scritte offensive e minacciose (16%, in aumento), invio di lettere, biglietti e messaggi minatori (14%) e l’utilizzo dei social network (12%), quest’ultima la modalità più frequente nei due anni precedenti. I casi di minacce dirette e indirette che hanno visto coinvolte amministratrici locali sono stati il 18% del totale. Come nel 2021 social network e lettere-messaggi-telefonate minatorie rappresentano quasi la metà dei casi che hanno visto coinvolte amministratrici e dipendenti.

Oltre a raccontare i fatti avvenuti nel corso del 2022 in Italia, il rapporto presenta una sezione speciale sui casi di violenza politica internazionale, realizzato da Acled (The Armed Conflict Location & Event Data Project), che raccoglie informazioni su tutti gli eventi di violenza politica nel mondo. L’obiettivo è quello mappare il fenomeno delle intimidazioni agli amministratori locali anche in Europa, con due approfondimenti: un focus sull’Ucraina, dilaniata da un conflitto che si protrae da oltre un anno, e uno sui giornalisti vittime di aggressioni e minacce. Le violenze contro gli amministratori locali non sono un fenomeno nuovo in Ucraina. Nei quattro anni precedenti all’invasione gli amministratori locali sono stati oggetto di numerosi atti di violenza in tutto il Paese e, in particolar modo, nelle aree più densamente popolate attorno alla Capitale, così come nell’est e nel sud del paese. Nella maggior parte dei casi, queste azioni consistono in incendi appiccati alle auto dei funzionari e, meno frequentemente, alle loro residenze e luoghi di lavoro, suggerendo il tentativo di intimidire le vittime, invece che di ucciderle o ferirle. Tra il 2018 e il tardo febbraio 2022 Acled registra un totale di 125 atti di violenze contro gli amministratori Locali in Ucraina. Circa tre quarti di questi eventi hanno avuto luogo nel 2018 e nel 2019. L’invasione russa ha contribuito ad un sensibile aumento degli atti di violenza: 164 di questi eventi sono stati registrati nel solo 2022, mentre il totale dei quattro anni precedenti era fermo a 125. Il bilancio delle vittime confermate è di almeno 26 amministratori locali ucraini uccisi. Questo dato include almeno 20 persone rimaste vittime di attacchi missilistici russi.

Acled, infine, registra un totale di 518 eventi che hanno visto i giornalisti come vittime di violenza, in aumento rispetto ai 462 del 2021. Tra i paesi che registrano il numero più alto di atti di violenza vi sono il Messico (46 eventi), il Bangladesh (46) e l’Afghanistan (38). Secondo il Committee for the Protection of Journalists, sono 67 i giornalisti morti a seguito di violenze nel 2022, 15 di loro sono morti in Ucraina, il paese che registra il più alto numero di vittime, seguito dal Messico con 13 vittime e Haiti con 7.