Spiagge paradisiache, acque turchesi, 47mila abitanti e una squadra di dilettanti: la storia della nazionale di Saints Kitts e Nevis
Da qualche giorno, le spiagge paradisiache e le acque turchesi della White House Bay, non sono più gli unici motivi per cui Saints Kitts e Nevis riesce a far parlare di sé nel mondo. C’entra, ovviamente, il calcio: la nazionale del piccolo arcipelago, poco più grande dell’isola dell’Elba e con una popolazione di 47mila abitanti, ha strappato la prima, storica qualificazione alla Gold Cup, la competizione corrispondente dell’Europeo in salsa centro-nordamericana.
I Sugar Boyz, come sono pittorescamente soprannominati i calciatori della nazionale per via della vocazione dell’isola alla coltivazione della canna da zucchero, hanno conquistato lo storico pas superando prima Curaçao e poi la Guiana Francese, battute entrambe in modo melodrammatico ai calci di rigori, in quel di Fort Lauderdale, Florida, dove si sono tenuti i barrage eliminatori. “Sono davvero contento. Non ci sono parole per esprimere la dimensione della mia felicità in questo momento”, ha spiegato un emozionato Augustin Huggins, il commissario tecnico della nazionale rossoverde, in carica da gennaio 2022, nella conferenza stampa post-partita. “È un momento leggendario per la nostra piccola federazione. Non abbiamo mai giocato contro squadre forti come gli Stati Uniti. Non vediamo l’ora di farlo. Ci misureremo con un livello di calcio molto alto, ma sono certo che saremo all’altezza”. I Sugar Boyz sono stati inseriti nel gruppo insieme ad USA, Giamaica e Trinidad e Tobago, con cui hanno debuttato domenica sera perdendo 3 a 0.
Sul trionfo ci sono le mani di Julani Archibald, capitano e portiere degli Sugar Boyz, che milita nelle minors spagnole, diventato all’improvviso l’eroe di un popolo grazie ai tanti prodigiosi interventi sia in partita che durante la lotteria dei calci di rigore. “Abbiamo realizzato qualcosa di storico per il nostro Paese. Devo ancora realizzare bene quello che abbiamo appena fatto”, ha raccontato a caldo.
In effetti, per una nazionale ancorata alla centotrentanovesima posizione del ranking FIFA, certe scariche di adrenalina sono un evento piuttosto raro: fino ad oggi, infatti, la sbornia più grande in una partita che gli Sugar Boyz avevano sperimentato era stato il 3-2 alla Repubblica Dominicana, maturato in una gara della Coppa dei Caraibi del 1993, il primo grande torneo regionale a cui hanno partecipato, chiuso con un onorevolissimo terzo posto. Anche se nel cuore dei tifosi conserva un posto speciale la vittoria in un’amichevole del 2015 contro Andorra, firmata Devaughn Omari Elliot, il primo giocatore kittiano a realizzare una rete una rete contro una squadra europea.
Sono stati quegli gli anni d’oro di Saint Kitts e Nevis, capace di arrampicarsi sino al settantatreesimo posto del ranking FIFA, prima di precipitare rovinosamente in basso come un Icaro che si avvicina troppo al sole. Una caduta libera interrotta da una generazione di calciatore cresciuta per la stragrande maggioranza in Inghilterra, nelle serie minori, come la stella Jacob Hazel, attaccante del Darlington, club di National League North, sesto livello della piramide calcistica inglese. Un grande classico del reclutamento nelle nazionali caraibiche, quasi più scontato delle acque limpide e immacolate dei loro mari.