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Confermata in appello la condanna di Chiara Appendino per incidenti di piazza San Carlo

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È stata confermata dalla Corte di assise di appello la condanna di Chiara Appendino, ex sindaca di Torino e ora parlamentare M5S, a 1 anno e 6 mesi di carcere per i fatti di piazza San Carlo. Il processo si riferiva a quanto accadde la sera del 3 giugno 2017, quando tra la folla che seguiva su un maxischermo Real Madrid-Juventus, finale di Champions League, si scatenò il panico. Vi furono circa 1.600 feriti, tra cui due donne che in seguito morirono per le lesioni.

Il processo si riferiva a presunte carenze nell’organizzazione e nella gestione dell’evento. A scatenare il panico tra la folla fu, come ha ricordato l’accusa durante la requisitoria, “l’azione scellerata di una banda di criminali”, cioè un gruppo di giovani spuzzarono spray al peperoncino per rapinare gli spettatori. “La loro condotta – disse il procuratore generale ad aprile – disvelò le manchevolezze” nell’organizzazione e nella gestione della piazza del centro dove era possibile seguire la sfida dei bianconeri.

“Mi sono sempre difesa nei processi, a testa alta, e così continuerò a fare”, ha detto l’ex sindaca dopo la sentenza annunciando che ricorrerà in Cassazione. “Rispetto questa sentenza ma, una volta rese note le motivazioni, presenterò ricorso in Cassazione, sicura di poter far valere le mie tesi difensive nel prossimo grado di giudizio”. “Il mio pensiero in qualità di donna e rappresentante delle istituzioni, al di là di ogni questione giudiziaria – ha aggiunto – è sempre stato rivolto alle vittime e ai loro affetti”.

Piazza San Carlo, Appendino: "Presenterò ricorso in Cassazione"
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Confermate anche le condanne per l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana e l’ex presidente di Turismo Torino, Maurizio Montagnese. Assolto l’allora ex questore Angelo Sanna per non aver commesso il fatto, così come l’ex capo di gabinetto della questura Michele Mollo, al quale in primo grado erano stati inflitti due anni. Condannati, infine, il dirigente della questura Alberto Bonzano (un anno e 4 mesi) e Marco Sgarbi, vicecomandante della polizia municipale (un anno e due mesi).

Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, emessa dalla gup Mariafrancesca Abenavoli vista la scelta del rito abbreviato, si leggeva che si trattò di un “evento prevedibile” e pertanto “avrebbe potuto e dovuto essere preso in attenta considerazione con l’adozione di tutte le misure idonee a evitarlo o, comunque, a contrastarne le conseguenze dannose nel miglior modo possibile”, scrisse Abenavoli.

Ad avviso della giudice, l’allora sindaca ebbe un “approccio frettoloso, imprudente e negligente”. Appendino, si leggeva nella sentenza, aveva “commissionato” l’evento in piazza e poi si disinteressata di “tutti gli aspetti operativi”. Le scelte dell’amministrazione hanno però consegnato agli organizzatori una “traccia troppo rigida” entro cui lavorare. Ma la responsabilità della sindaca, si deduce ancora dalla sentenza, deriva anche da un decreto legislativo del 2000 che attribuisce ai primi cittadini funzione di tutela della incolumità pubblica.

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