Il governo strappa la fiducia alla Camera sul dl Lavoro. Con 207 voti a favore, 127 contrari e 5 astenuti, Montecitorio dà l’ok alla conversione in legge del testo. Mercoledì l’assemblea esaminerà gli ordini del giorno al testo, con il voto finale che si terrà giovedì pomeriggio.
L’approvazione è arrivata con un altro ricorso alla fiducia e nonostante l’ostruzionismo delle opposizioni a quello che il Movimento 5 Stelle ha ribattezzato “decreto Precarietà” che prevede, tra le altre cose, la fine del reddito di cittadinanza, sostituito dall’assegno di inclusione e dal supporto per la formazione e il lavoro, il taglio del cuneo fiscale che da luglio porterà solo un leggero aumento nelle buste paga dei dipendenti. Ma anche l’estensione dei voucher e la facilitazione nell’uso e nel rinnovo dei contratti a termine.
Lunedì in aula era scoppiato l’ennesimo litigio tra la maggioranza e le opposizioni. Walter Rizzetto, presidente della commissione lavoro in quota Fdi, ha attaccato dopo le polemiche sollevate dalla minoranza. “Leggo di maggioranza senza dibattito e compressione della democrazia parlamentare, giovedì 22 giugno alle 17.45 era convocata la Commissione Lavoro, in commissione c’era solo la maggioranza. Oggi la relatrice legge tutta la relazione, il viceministro Bellucci dà una sua interpretazione, anche in questo caso, ritengo che se si deve difendere qualcosa di sacro come la democrazia parlamentare le opposizioni non dovrebbero essere in nove in aula, dovrebbero essere presenti ni massa”.
Intanto nelle piazze sfilavano alcuni rappresentanti della minoranza, tra cui Verdi-Sinistra Italiana: “Su gli stipendi, giù le emissioni”, è lo slogan più utilizzato insieme a quelli contro “l’economia di guerra” e l’aumento della spesa militare.