Moda e Stile

La verità su Pharrell Williams, la sua borsa gialla di Louis Vuitton e tutti gli insulti che gli sono piovuti addosso

Pharrell ha debuttato nel suo ruolo di direttore artistico di Louis Vuitton uomo qualche giorno fa a Parigi, sul Pont Neuf, con una festa che qualche penna temeraria ha definito "faranonica": viene da augurarsi che Ramsete II (anche lui amico di Pharrell Williams) avesse più gusto ma ci arriveremo

di Claudia Rossi

Ah, le grandi case di moda e le loro evoluzioni. Incredibile come questa considerazione sia destinata ad attirare un coro deciso di “chissenefrega”. Tanto la moda ambisce al pop, quando parlarne è per pochi e dunque “si campa di espedienti”, narrativi o scenici. Accade che Louis Vuitton chiama a fare il direttore creativo Uomo il 50enne Pharell Williams (ce lo vedete mentre assiste alla progettazione di una borsa capire esattamente cosa sta facendo il vero designer al CAD/CAM?). Lui, sì: il musicista, producer, artista, amico di tutti quelli che contano nel mondo dello showbiz (anche di Pino Insegno). Pharrell ha debuttato nel suo ruolo qualche giorno fa a Parigi, sul Pont Neuf, con una festa che qualche penna temeraria ha definito “faraonica”: viene da augurarsi che Ramsete II (anche lui amico di Pharrell Williams) avesse più gusto ma ci arriveremo. Parterre infinito di super star, concerto con (l’amico) Jay-Z e il solco quello intrapreso dallo scomparso Virgil Abloh ma, se vogliamo, virato ancora di più verso l’eccesso.

Ora c’è una cosa che dovete sapere cari lettori: vi lascerà totalmente indifferenti e probabilmente lo sospettate, ma siamo qui anche per svelare verità superflue. Quello che si vede alla sfilate di moda non è quello che poi viene venduto nei negozi. Uno dice, “menomale”. Lo stile che vediamo fa sì che accanto alle collezioni cosiddette “continuative” (sempre uguali stagione dopo stagione) ci siano delle introduzioni che, nel caso di Vuitton, sono vicine allo streetwear, al gusto trapper/rapper, a un mercato giovanile fatto di quei pochi che riescono a comprarsi una cintura di Vuitton e di quei tanti che riescono a comprarsela falsa (di come il falso alimenti la notorietà di marca ve lo spieghiamo in un altro pezzo come questo, un giorno, semmai).

A tenere vivo il brand non sono quindi le “pazze pazze” e artistiche creazioni di Pharell Williams ma il monogram “old style”, cioè le borse logate in vari modelli e dimensioni. Il vero goal del marchio è stato rendere il PVC – tela di cotone che viene poi rivestito con polivinilcloruro – così cult da essere comprato in tutto il mondo, da anni, a prezzi altissimi. Anche sul meccanismo dei prezzi nella moda ci torniamo un giorno, sicuramente non oggi. Insomma, Pharell attualizza la collezione e ne allarga la platea, poi si vende quello che si vende. C’è la faccenda del buon gusto.

Facciamo un esempio che si fa prima: il musicista ha rieditato una storica borsa Vuitton, la Speedy, evocando, dice il comunicato stampa “attraverso l’inimitabile savoir-faire della Maison, un linguaggio visivo che si rifà ai codici e all’approccio stilistico di Canal Street. Un’icona quotidiana concepita per ogni stile di vita”. Ora, tolta di mezzo la voce che la super bag costerebbe un milione di euro – pare troppo pure se si tratta di marketing – chi mai andrebbe in giro con quel “bozzo” giallo? A parte gli amici di Pharell Williams, s’intende, che di Speedy in guardaroba ne hanno dieci e una gialla (o rossa, o color pistacchio di Bronte che sta bene su tutto) non fa che “varietà”. Tra l’altro si è sparsa la voce social che il modello sfoggiato dal creativo sia in coccodrillo e ovviamente Pharell è stato coperto di insulti (a giudicare dalle foto sembra sempre il solito PVC). Il buongusto: è forse questo un modello (unisex) che fa venire da pensare “come si è mantenuto bene nel tempo Louis Vuitton, elegante e ‘stiloso’“? No. Ma poco male, la Speedy di Pharrell è buona per le campagne pubblicitarie (con Rihanna, una campagna molto bella) e i product placement sui social. I grandi numeri del brand li fa altro, (Because I’m happy), Clap along if you feel like a room without a roof.

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