Niente riferimento al giornalismo d’inchiesta ma spunta la promozione della natalità. Sono già oggetto di polemica alcuni punti della bozza del Contratto di Servizio 2023-2028, presentata lunedì nel Consiglio di Amministrazione della Rai subito dopo l’illustrazione dei palinsesti televisivi dell’autunno-inverno 2023. Per parte sua la Rai smentisce seccamente, ma la polemica politica è già innescata, con le opposizioni che criticano la nuova Rai targata Giorgia Meloni. Il contratto di Servizio, il cui schema andrà ad approvazione nel corso del prossimo Cda, è l’accordo stipulato tra il ministero delle Imprese e del Made in Italy e la Rai che disciplina la concessione del servizio pubblico. Il Contratto stabilisce un insieme di obiettivi, di indirizzi operativi, di parametri di qualità, di tipologie di programmi la cui realizzazione è affidata all’autonoma capacità editoriale della Società concessionaria nel rispetto dei principi e dalla normativa di riferimento. E le novità contenute nella bozza hanno sollevato le critiche di molti.
La denuncia – A provocare la bufera sul documento è stato un intervento del conduttore di Report Sigfrido Ranucci, a sua volta da giorni nel mirino della maggioranza per la puntata della trasmissione che ha raccontato le vicende delle società di Daniela Santanchè. “Il giornalismo d’inchiesta sta vivendo un momento molto particolare”, ha commentato Ranucci intervenendo su Radio 1: “Mi risulta che il contratto di servizio presentato alla Rai sia stato privato di una parte che c’era nel vecchio contratto che riguardava la valorizzazione del giornalismo d’inchiesta. Se questo fosse vero sarebbe gravissimo, perché a fare il contratto di servizio è stato il ministero del Made in Italy, guidato da Urso, che è stato oggetto di un’inchiesta di Report”, sottolinea Ranucci. “Se il ministro oggetto di un’inchiesta priva la Rai della valorizzazione del giornalismo di inchiesta secondo me è un bruttissimo segnale – prosegue – Sono convinto che è stato solo un errore di disattenzione e che quella parte verrà ripristinata il prima possibile”. La critica a sua volta è stata rilanciata ed estesa dal presidente della Federazione nazionale della stampa italiana: “È vero che nella bozza del Contratto di Servizio portata in Cda Rai è sparito ogni riferimento all’obbligo di ‘valorizzare e promuovere la propria tradizione giornalistica d’inchiesta’. Perché?”, si chiede Vittorio Di Trapani. “Il precedente Contratto di Servizio – si legge in un post su Twitter – era imperniato sul principio generale del ‘favorire la coesione sociale‘. È vero che nelle bozze del nuovo testo – continua – questo valore viene fortemente ridimensionato fino a ridurlo a un inciso in un articolo fuori contesto sul Made in Italy? L’articolo sull”informazione istituzionale’ – aggiunge Di Trapani – viene riproposta con un ‘copia-incolla’ tranne il riferimento all’’Unione Europea‘. Un errore di trascrizione?”. “Perché dai principi generali è stato eliminato il comma relativo al ‘diffondere i valori dell’accoglienza’?”, si chiede ancora Di Trapani, che conclude: “Nel nuovo testo, accanto all’obbligo già esistente di ‘diffondere i valori della famiglia e della genitorialità’ si introduce quello della ‘natalità’. Questo vuol dire che non avranno pari dignità posizioni diverse – pienamente legittime e legali – presenti nella società?”.
La replica di Viale Mazzini – Per parte sua la Rai ha affidato la replica a un comunicato in cui parla di “notizie prive di fondamento”, sostenendo, senza ulteriormente chiarire, che di giornalismo di inchiesta si parla all’interno del più vasto capitolo dedicato all’informazione e che in ogni caso l’impegno della Rai è confermato dai palinsesti stessi: “Si tratta – si legge nella nota – di uno schema che dovrà essere discusso, come sempre accaduto, dalla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Nell’offerta di Servizio Pubblico si fa esplicito riferimento al giornalismo d’inchiesta nel capitolo dedicato all’informazione come genere specifico, per dare particolare rilievo a tutte le modalità che riguardano la valorizzazione della qualità dell’informazione. Ed è proprio sulla base del Contratto di Servizio che la Rai nei palinsesti presentati in Cda ha incrementato i programmi di giornalismo d’inchiesta per numero e per quantità di ore. A partire proprio dalla trasmissione Report che spostata alla domenica ha una durata maggiore e una serialità più lunga rispetto alla scorsa edizione”.
La polemica politica – La nota di Viale Mazzini non è bastata a sedare la polemica: critiche alla bozza sono arrivate dal Partito democratico, direttamente dalla segretaria Elly Schlein: “Nel contratto di servizio Rai viene tolta la valorizzazione del giornalismo di inchiesta e invece inserita la promozione della natalità. Che significa e come incide sulla programmazione? Un governo di ipocriti che intanto aumenta la precarietà e sta per tagliare il Pnrr sui nidi”, ha scritto su Twitter. Questo “significa applicare in pieno il modello Orbán“, scrive su Twitter il deputato del Partito democratico Alessandro Zan: “In Rai la destra ostacola il giornalismo e impone il modello di società sovranista“.
Protesta anche il Movimento 5 Stelle. Eliminare il giornalismo di inchiesta dal contratto – avverte il leader Giuseppe Conte – “sarebbe gravissimo”. Concetto esteso e rincarato dal capogruppo M5S in commissione di vigilanza Rai, Dario Carotenuto. “Un’azienda come la Rai non può non citare un elemento così rilevante per l’informazione in un documento così importante”. Che aggiunge: “Il contratto è stato stilato come sempre dal Ministero delle imprese e del made in Italy in accordo con la Rai, non vorremmo che la scomparsa del riferimento al giornalismo d’inchiesta possa essere interpretato come un messaggio neanche tanto subliminale che giunge dal ministro Urso, recentemente protagonista di una inchiesta giornalistica da parte della trasmissione ‘Report’. Una cosa è certa”, conclude Dario Carotenuto: “Se davvero questo riferimento non ci fosse il Movimento 5 Stelle si batterà per dare al giornalismo d’inchiesta il posto che merita all’interno del contratto di servizio a tutela di una delle missioni più importanti del servizio pubblico”.