Gli enti non profit sono quasi raddoppiati in cinque anni passando dai 19mila circa del 2016 ai 34mila del 2021 e impegnano complessivamente un milione e 200 mila addetti, di cui la metà volontari, e offrendo servizi che raggiungono in totale 3,5 milioni di persone. Sono i dati che emergono dal report L’offerta dei servizi sociali del terzo settore, rilevazione statistica periodica realizzata a livello nazionale dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp). Le donne impiegate nel comparto sono 800mila, il doppio degli uomini. Numerose soprattutto nelle cooperative sociali e nelle fondazioni piuttosto che altrove. In generale sono però scarsamente rappresentate nei livelli apicali in quanto ricoprono per la maggior parte dei ruoli operativi con una prevalenza di lavoro retribuito.

Osservando la tipologia di enti, il rapporto ha concluso che sono le organizzazioni di volontariato il principale fornitore non profit di servizi sociali con 39,1% sul totale del campione in questione e in crescita rispetto al 2016 del 6,2%. La maggior parte di loro opera al Nord-Est, mentre nel Mezzogiorno è stata rilevata una presenza minore. Al secondo posto si trovano le Imprese o Cooperative sociali (con il 35,9%), molto rappresentate e in forte sviluppo con un incremento del 7,7%. Seguono, con quote molto minori, le associazioni di promozione sociale (9,1%) e gli enti filantropici (o fondazioni) in calo rispetto al periodo precedente (-3,2%).

Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp, ha commentato il report rimarcando l’importanza del settore non profit e ricordando come “rappresenti un fondamentale pilastro in costante crescita del nostro sistema di welfare” che “deve ancora essere conosciuto a fondo e adeguatamente valorizzato”. Per Fadda bisogna continuare a sostenere il settore in termini di “rafforzamento e di riconoscimento delle competenze e dei profili professionali, condizione necessaria per qualificare le politiche di inclusione”.

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