Roma si indigna e protesta ma a Francoforte neppure se ne accorgono. Trascorse meno di 24 ore e la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ribadisce: “Non stiamo considerando una pausa” nei rialzi dei tassi. “Non vediamo evidenze tangibili che l’inflazione sottostante stia scendendo e in particolare che che i prezzi si stiano stabilizzando e scendendo”, ha detto la presidente, sottolineando come “vogliamo restare in territorio restrittivo abbastanza a lungo” per riportare l’inflazione al 2%. Lagarde ripete quindi che “Abbiamo fatto molto ma molto resta ancora da fare e come ho detto siamo dipendenti dai dati, decidiamo di riunione in riunione, ma sappiamo che abbiamo ancora strada da fare. Dobbiamo essere persistenti, come l’inflazione è, risoluti e determinati per raggiungere il target che ci siamo dati, e non dobbiamo discutere del target”.
Del resto, al di là di considerazioni attinenti all’inflazione, Lagarde deve anche guardare a cosa accade al di là dell’oceano. Uno eccessivo squilibrio nel livello dei tassi tra Stati Uniti ed area euro non è scevro di conseguenza. Ed oggi il governatore della Federal Reserve (la banca centrale americana) Jerome Powell ha affermato che sui tassi “siamo in territorio restrittivo ma riteniamo che serva proseguire”.
“Il nostro scenario di base non include una recessione” come conseguenza dei rialzi dei tassi, “ma il rischio c’è sempre”, ha detto la presidente della Bce Lagarde nel panel conclusivo del forum di Sintra. Lagarde ha ricordato che il primo trimestre la crescita della la zona euro è stata “stagnante”, mentre per il secondo trimestre “non ci sono grandi speranze che ci sarà una ripresa significativa”, e poi nel terzo trimestre sarà “moderata”. Per l’anno 2023, ricorda Lagarde, la Bce prevede una crescita di 0,9%.